La Concorrenza tra le varie forme di populismo in cerca di
voti crea un vortice di parole incendiarie. Anche gli Stati Uniti ne sono preda.
La solidarietà intorno ai propri simboli – in cui quella nazione eccelle – è
stata travolta dopo il massacro degli innocenti di Orlando. Intolleranza omofoba,
fanatismo religioso, violenza islamica, tensioni razziali: l’odio come segno
distintivo del dibattito pubblico nella più grande democrazia del mondo.
Impressionante. La violenza viene dal nulla, vuole il nulla, va verso il nulla,
annota il filosofo Sergio Givone riflettendo sulla strage gay. Qualunque sia il
risultato finale di Donald Trump nella corsa alla Casa Bianca, la campagna
elettorale americana 2016 lascerà un segno. Il seme populista, se può
attecchire in America, può fruttificare ovunque. Contagiare il nostro futuro.
(..).L’Europa alla fine paga le sue colpe. L’indifferenza vero la tecnocrazie
che l’ha guidata in questi anni è la conseguenza della miopia politica mostrata
dalle culture storiche del Novecento. Non hanno infatti saputo dare risposte
adeguate ai ceti più deboli dei propri Paesi. Né sul fronte della crisi
economica, né su quello dell’immaginazione e della sicurezza. Toccava Ai Governi trovare soluzioni, sia che fossero di idee socialdemocratiche sia che
fossero di ispirazione conservatrice. O meglio, le ricette adottate in questi
anni – il rigore ferreo imposto dalla Germania – hanno prodotto scompensi
sociali drammatici. Ma poiché in politica il vuoto di idee non è consentito,
ecco il proliferare di quelle forze che per comodità di linguaggio
classifichiamo populiste. Ciascuna, secondo le caratteristiche del proprio
Paese, in grado di sbandierare soluzioni semplici (meglio, semplicistiche) di fronte
alla complessità della realtà.(..). Il Demone Populista non sia dunque interpretato come un
retaggio del passato. E’ una proiezione verso il futuro, di quella che viene
definita “democrazia senza popolo”, incentrata sulla figura del leader
indiscusso e dalle mani libere che si presenta come un protettore della sua
gente contro i privilegi dell’establishment. E’ ovviamente una finzione totale, un efficace
eccesso retorico. Tanto è vero che i più vicini a un possibile successo sono
Trump negli Usa e Marine Le Pen in Francia: il primo un miliardario senza
scrupoli, la seconda erede di una dinastia politica radicata nel potere. (..).
Ma lo stesso Renzi non è esente da ventate populiste. Per esempio quando presenta
la riforma costituzionale del Senato come un vantaggioso taglio dei costi della
politica: due senatori su tre andranno a casa, ripete in vista del referendum
di ottobre. (..). Benzina nel motore delle forze ani-sistema. Una ferita aperta
nel corpo del nostro sistema democratico.
Luigi Vicinanza – www.lespresso.it - @vicinanzal – L’Espresso
– 23 giugno 2016 -
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