Stangata Fiscale sui furbetti di Panama. L’Agenzia
delle Entrate ha chiuso le prime verifiche sugli italiani che risultano
titolari delle società offshore svelate dall’inchiesta giornalistica Panama
Papers. E ora decine di ricchi beneficiari cominciano a ricevere lettere
formali che, in pratica, li accusano di evasione fiscale. Il problema più grave
e meno prevedibile riguarda i soggetti sospettati di aver barato con la
cosiddetta voluntary disclosure. Si tratta della speciale sanatoria, varata
l’anno scorso, che permetteva di regolarizzare i capitali esteri versando le
tasse arretrate ed evitando così le multe. A differenza dello scudo fiscale
applicato nel 2002-2003 e ripetuto nel
2009-2010 dal governo Berlusconi con l’allora ministro Giulio Tremonti, cje
consentiva di mantenere l’anonimato versando solo il 5 per cento, la voluntary
disclosure è una vera e propria
auto-denuncia totale: l’interessato ha l’obbligo di farsi identificare e deve
dichiarare tutte le ricchezze occultate oltre confine. Altrimenti perde
qualsiasi beneficio e rischia una batosta fiscale e penale. Da settimane la
direzione dell’Agenzia sta incrociando queste diclosure con la mole dei dati
pubblicati dal consorzio giornalistico internazionale Icij, rappresentato in Italia
da “l’Espresso”, E tra i casi finora esaminati, “circa il 20 per cento”
risultano irregolari: gli aspiranti al condono hanno dichiarato solo una parte
dei loro patrimoni esteri. Senza dire nulla sui tesori nascosti nelle offshore
create a Panama (..). A questo punto l’Agenzia delle Entrate ha cominciato a
comunicare a decine di ricchi italiani che la loro coluntary disclosure è
sospesa. Per chiudere la pratica, il fisco dovrà ottenere i documenti originali
sulle offshore dalle autorità di Panama. Che per la prima volta si sono
impegnate a collaborare: lo Stato centroamericano ha ormai firmato il trattato
fiscale, che attende solo la ratifica finale italiana (già approvata dalla
Camera). (..). In altre “decine di casi”, l’Agenzia delle Entrate sta indagando
sui più tradizionali italiani con l’offshore: quelli che non hanno mai
dichiarato niente, né prima né dopo la disclosure. Anche loro rischiano multe
disastrose e processi per evasione o per il nuovo reato di auto-riciclaggio. Ma
almeno non si sono autodenunciati. Il consorzio Icij, in quella che è stata
definita come la più grande fuga di notizie nella storia della finanza, ha pubblicato
i nomi dei beneficiari di oltre 120 mila società-cassaforte create dallo studio
Mossack Fonseca, che ha la sede centrale a Panama e filiali in tutto il mondo.
Una fabbrica di offshore che per quasi mezzo secolo ha nascosto enormi
ricchezze di imprenditori, politici, dittatori, stelle dello sport e
spettacolo, oltre a narcotrafficanti e boss mafiosi. “L’Espresso” ha identificato
280 beneficiari italiani e altre 500 società con azionisti anonimi (con titoli
al portatore) che però sono domiciliati nel nostro Paese. Ora gli ispettori del fisco e i magistrati di
varie procure stanno indagando per smascherare anche gli italiani con le
offshore anonime. Le inchieste su Panama
sono solo all’inizio
Paolo Biondani – Panama Papers – L’Espresso – 23 giugno 2016
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