Il Vuoto In Politica non è ammesso. Il Movimento 5 Stelle
ha occupato il deserto di valori lasciato alle proprie spalle dalle forze che
hanno dominato la scena nazionale nell’ultimo ventennio. Se il minimalismo
delle idee praticato da Valeria Raggi e Chiara Appendino nel corso della loro
campagna elettorale è apparso come punto di debolezza agli occhi di due politici
di lungo corso quali erano Roberto Giachetti e Piero Fassino, è perché hanno
sottovalutato il richiamo alla partecipazione dei cittadini continuamente
sollecitato dalle due vincitrici dei ballottaggi di Roma e Torino. “Libertà è
partecipazione”, cantava Giorgio Gaber nei lontani anni Settanta. Nella Società Parcellizzata, dominata dai mercati globali e dalla Finanza internazionale
– i nuovi poteri esoterici distanti anni luce dai bisogni della gente comune –
persino poter partecipare alla campagna per la segnalazione delle buche
stradali da riparare con urgenza, appare come un atto di inattesa democrazia.
Così gli esclusi dai processi decisionali, la maggioranza di chi vive nelle
grandi città, si sono presi la rivincita. Con il voto, rivendicando un diritto
di rappresentanza estinto con la scomparsa dei partiti di massa così come li
abbiamo conosciuti nel recente passato.(..) Recuperare: La Memoria
Storica, tuttavia, è
esercizio sterile di fronte al nuovismo incalzante. Lo stesso Pd ha smarrito le
radici di una cultura segnata da errori passati, senza aver avuto la capacità
di elaborarne una adeguata alla società post-industriale. Il riformismo , nella
declinazione renziana, si è trasformato nell’inseguimento di una riforma quale
che sia, a prescindere dalla qualità dei contenuti e dagli effetti prodotti. La
riforma della Costituzione, tappa fondamentale del primo biennio di governo
Renzi, è il concentrato di questa contraddizione tra pensiero debole e azione
muscolare. Oggi più che mai appare come un azzardo arrogante l’aver voluto
trasformare il referendum consultivo di ottobre in un plebiscito sulla persona
del premier. Un prendere o lasciare giocato sulla sottintesa minaccia: dopo di
me, il diluvio. Ebbene, un diluvio di voti per i 5 Stelle è tracimato dalle
urne di Roma, Torino e dagli altri 17 Comuni conquistati dai grillini nello
scontro diretto con il Pd. (..). L’Altro Grave Errore è strutturale. In due anni e più di
permanenza a Palazzo Chigi Renzi non è riuscito a rimettere in moto l’economia
reale del Paese. Il populismo riformista,(..), si è impantanato nei vincoli di
bilancio, nelle compatibilità europee, nelle continue mediazioni dentro e fuori
del Parlamento. Così l’uomo del nuovo ha smarrito il blocco sociale di
riferimento: gli esclusi, il ceto medio proletarizzato, gli abitanti delle
periferie metropolitane, i giovani con l’ansia del presente. Si è trasformato
rapidamente in leader di sistema mentre la rabbia antisistema montava intorno a
lui. Con il voto di giugno ha sperimentato quanto sia facile creare un corto
circuito tra la velocità con cui si rivendica il cambiamento e i tempi lunghi
necessari per districare la complessità di una società contemporanea. Un
insegnamento per chiunque crede che entrando nella mitica “ stanza dei bottoni”
si possa illuminare l’avvenire con i
raggi del sole.
Luigi Vivinanza – Editoriale www.lespresso.it
vicinanzal – L’Espresso – 30 giugno 2016
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