Sono ormai passati mesi da quando
Donald Trump ha smesso di essere uno show miliardario destinato a ravvivare le
primarie “nell’attesa del vero candidato repubblicano – come scrivevano gli
esperti – per divenire una seria minaccia della nostra storia. Già prima di
allora, in un Contromano, avevo
provato a segnalare che Trump non sarebbe stato un finto candidato, ma uno con
serie possibilità di diventare presidente. Eppure i media continuano a
occuparsi di tinture per capelli, storie di sesso aziendale, gaffes geopolitiche e altri dettagli. E’
vero, sì, che Trump vanta la seconda più ridicola pettinatura della scena
mondiale, dopo quella dei dittatori nordcoreani, che è una bella combinazione
di omofobo e misogino e che mostra una conoscenza di storia e geografia
inferiori a quelle di un bravo studente delle medie. E con questo? Anche
l’ascesa di Hitler si realizzò fra comprensibili lazzi a proposito di baffetti
e gesti isterici, prima di manifestarsi come tragedia epocale. Non possiamo
sapere oggi se l’eventuale ingresso alla Casa Bianca di Trump sarà il primo
passo verso una Terza guerra mondiale. Quello che si potrebbe indagare è come
mai stiano accadendo in Occidente cose impensabili fino a pochi anni fa. Nella
piccola e placida Austria si sono contesi la presidenza due outsider
estremisti, un verde e un neofascista, mentre i due partiti che governano da
’70 anni hanno raccolto insieme un quinto dei voti. Nella grande America due
outsider estremisti, Trump e Sanders, mettono in crisi la secolare alternanza
fra repubblicani e democratici tradizionali. La potenza improvvisa di questi
fenomeni ricorda la violenza dei mutamenti climatici radicali, le piogge
tropicali in Europa o la progressione dei tifoni in America, che paiono
anomalie ma sono in realtà il segno del superamento di un punto di non ritorno.
A vent’anni dalla globalizzazione, a otto dall’inizio della crisi, imponenti
masse di consensi si sono ormai spostate dal sistema all’antisistema, in
qualunque modo sia incarnato, a destra o a sinistra. In tutto l’Occidente i
tradizionali conservatori o progressisti sopravvivono soltanto grazie ai voti
dei pensionati. Fra i giovani e i ceti medi impoveriti sono ormai marginali. Si
stanno insomma desertificando, proprio come alcune aree del Pianeta. Se i media
vivessero più nella realtà e meno nei palazzi se ne sarebbero accorti. Non sarà
questo l’ultimo anno più caldo della politica.
Curzio Maltese – Contromano – Il Venerdì di Repubblica -10 giugno
-2016 -
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