Mali Misteriosi. Così venivano considerati fino a non
molti anni fa. Quei dolori addominali che cominciavano in sordina, in modo
subdolo, etichettati quasi sempre come stress o come sindrome dell’intestino
irritabile. Finché i sintomi non peggiorano e si scopre che il tratto digerente
è ormai compromesso, e che l’unica strada possibile è la chirurgia. In realtà
questi “strani mali” un nome ce l’hanno – “Mici”, acronimo di malattie
infiammatorie croniche dell’intestino – e in Italia ne soffrono circa 200 mila
persone, tra cui molti giovani, con un picco tra i 20 e i 30 anni. Di cosa si
tratta esattamente? Di patologie molto diverse tra loro, che vanno dalla
malattie di Crohn alla colite ulcerosa, tutte accomunate dall’infiammazione.
Oggi, inoltre, sappiamo che sono malattie autoimmuni, in cui, cioè, il sistema
immunitario si rivolta contro uno o più tratti dell’intestino, causando fatica
cronica, febbre, diarrea, malnutrizione, sanguinamento, anoressia, anemia. Il
ruolo del sistema immunitario è però una delle poche certezze sulle Mici. (..).
Ma se la vita non è in pericolo, la sua qualità sì, molto, e dipende da quanto
velocemente si arriva alla diagnosi. Purtroppo i ritardi sono abbastanza
frequenti, soprattutto nella malattia di Crohn: circa il 19 per cento dei
pazienti arriva dopo più di due anni dall’esordio dei sintomi. Per il resto, per togliersi il dubbio bastano
pochi esami di laboratorio, che possono essere prescritti senza temere che non
siano motivati e mirati, come chiede il ministro della Salute: sono appropriati
già dalla seconda volta che un paziente riferisce i dolori addominali”.
Purtroppo, circa la metà delle persone con colite ulcerosa e con malattia di
Crohn non risponde ai farmaci tradizionali. Non solo: ogni anno, le terapie
smettono di funzionare per un altro 15 per cento. Nel giro di pochi anni,
quindi, quasi per tutti la malattia torna a essere fuori controllo. Ma se la cura definitiva per le Mici ancora
non c’è, i progressi della biomedicina sono comunque enormi. L’ultima terapia
introdotta, da poco in commercio anche in Italia, è un anticorpo monoclonale (vedolizumab)
che si è dimostrato in grado di arrestare l’attacco del sistema immunitario
solo dove serve. “ Possiamo immaginare che i globuli bianchi abbiano una specie
di “codice di avviamento postale” che indica loro dove dirigersi, e il nuovo
farmaco è in grado di bloccare solo quelli destinati all’intestino”, spiega
Silvio Danese, responsabile del Centro di ricerca e cura per le malattie
infiammatorie intestinali dell’Istituto Clinico Humanitas di Milano, tra i
ricercatori che hanno condotto gli studi sull’efficacia e sulla sicurezza del
nuovo farmaco. “L’anticorpo monoclonale”, continua Danese, “ è risultato
efficace nei pazienti che non rispondono alle altre terapie, riduce il riduce
il ricorso al cortisone e, in una buona percentuale di casi di colite ulcerosa
fanno regredire le lesioni. Per le
persone colpite dalle Mici, sapere di avere ancora una chance quando tutte le
altre cure hanno fallito cambia completamente la prospettiva di vita”.
Tiziana Moriconi – Medicia – L’Espresso – 23 giugno 2016 -
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