Tutta Colpa Di
Garibaldi. Se non vi
avesse soggiornato nell’autunno del 1860, di quel palazzo non si sarebbe impicciato mai nessuno.
In quei saloni di una bella – un tempo – residenza borghese, l’Eroe
dell’impresa dei Mille infatti accettò la resa di Capua, dopo aver regalato a
Vittorio Emanuele II, in cambio di una stretta di mano nella vicina Teano, il
collassato Regno delle Due Sicilie. Palazzo
Teti Maffuccini, sito sconosciuto del profondo Sud (..). Il suo restauro,
o meglio i finanziamenti pubblici necessari per eseguire i lavori, hanno
innescato la scintilla di un nuovo corto circuito politica-giustizia. Raffica
di arresti a Santa Maria Capua Vetere; ombre di camorra; indagato anche il
presidente del Pd della Campania, già deputato e ora consigliere
regionale, Stefano Graziano. Un
intreccio di relazioni pericolose in cambio di voti. E i soldi della
collettività per un simbolo di potere, la dimora di Garibaldi, appunto.
L’inchiesta giudiziaria deflagra nel partito al governo della Campania, regione
cui Matteo Renzi sta dedicando negli ultimi mesi maniacale attenzione. Saranno
le imminenti elezioni comunali di Napoli, saranno le critiche subite per la
mancanza finora di un progetto per il Mezzogiorno d’Italia, ma appena 48 ore
prima che un pezzo del suo partito finisse nei guai, il premier-segretario
aveva firmato con il governatore Vincenzo De Luca un “patto per la Campania”
del valore di 19 miliardi. (..). Le due cose – il piano per la Campania,
l’inchiesta giudiziaria – apparentemente sono scollegate. Non c’è alcun
elemento che rimandi l’una all’altra. C’è però una considerazione dalla quale
non si può sfuggire:l’inadeguatezza delle classi dirigenti locali nel gestire
denaro pubblico. (..). Renzi nell’intervista a “Repubblica” ha replicato a
Piercamillo Davigo, da poche settimane a capo dell’associazione magistrati, con
un “fuori i nomi dei corrotti” Dalla regione che in queste settimane gli sta tanto a cuore, sembra arrivare un
beffardo post.it:eccoli: non li conosci? Roba di casa….(..) Più Alta E’ La Tensione con la magistratura, più si manifesta la debolezza del Pd di
Renzi: un partito da Nord a Sud incrostato di pratiche opache di affarucci
grandi e piccoli, di scandali veri. Il premier-segretario non è riuscito a
rottamare capicorrente e signori delle tessere. E si ritrova esposto su più
fonti, dalla Sicilia del familismo amorale fino alla rossa Emilia. In questi
due anni non ha avuto testa, voglia e tempo di mettere ordine nel rissoso mondo
dem. Mentre l’accentramento dei poteri in poche mani, in quello che viene
definito “giglio magico”, ha moltiplicato i casi di conflitto di interessi.
(..) Nel Ventennio Berlusconiano garantisti pelosi e manettari di complemento si
fronteggiavano a prescindere. Gli italiani hanno assistito sgomento alla
pervasività della corruzione. Ma anche alla farraginosità di certe azioni
giudiziarie poi sfociate nel nulla. Una politica credibile, trasparente,
autorevole può chiedere conto delle manchevolezze, dei protagonismi, dei ritardi,
degli errori della magistratura. Perché il sistema giustizia in Italia, per
cause sia esterne che interne funziona davvero male. (..). Ma in una democrazia
sfibrata, dove il ruolo del leader si rimodella in funzione sempre più
decisioniste, qual è la funzione della magistratura? Di controllo della legalità? O di contrappeso
istituzionale? Nella domanda c’è già l’innesco di un nuovo incendiario corto
circuito politica-giustizia.
Luigi Vicinanza – Editoriale www.lespresso.it
- @vicinanzal – L’Espresso- 5 maggio 2016
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