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mercoledì 18 maggio 2016

Lo Sapevate Che: Non è l'anatomia a rendere capaci di fare i genitori...



A costo di apparire omofobo, avrei qualche perplessità, non certo sulla stepchild adoption, che sarebbe sicuramente umano consentire, ma sul problema generale dei genitori gay. La letteratura scientifica non è poi così concorde sul problema: è variegata e gronda di reciproche accuse di parzialità, bias ideologico, insufficienze metodologiche. Sul piano teorico, che dire? Mentre sul piano somatico le differenze fra maschio e femmina sono evidenti, lo stesso non si può dire su quello personologico. Molto rozzamente, per semplificare: nella femminilità prevale la dimensione accoglienza e nella mascolinità quella normativa e “castrante”? Vedi il concetto lacaniano di “nome del padre” come principio del “no” e della separazione; oppure il discorso di Fornari su codici paterno e materno. Andrei comunque cauto nell’asserire che la capacità di garantire queste indispensabili funzioni è indipendente dal sesso e genere somatico. Più in generale; sostenere l’ininfluenza del soma non significa sostenere una metta scissione fra esso e la mente, quasi un ritorno a un concetto di anima indipendente dal corpo in un’ottica vagamente neoplatonica? Tutto ciò, proprio mentre le neuroscienze promettono di ridurre lo iato fra queste due realtà?   pasqualepisseri@alice.it
Ora che le decisioni sono state prese e il clima su questo tema non è più infuocato, approfitto della sua lettera garbata e argomentata per tornare sul tema delle adozioni, discutendo in termini “quasi scientifici”, dal momento che la psicanalisi a cui lei fa riferimento non è una scienza, e le neuroscienze sanno ancora troppo poco dell’anima e anche, se mi permette, del corpo. La separazione dell’anima dal corpo è stata inaugurata da Platone per giungere a conoscenze universali e valide per tutti, a cui non era possibile pervenire se ci si fosse regolati unicamente sulle informazioni provenienti dai sensi corporei, essendo queste informazioni diverse da individuo a individuo, e nel corso della vita dello stesso individuo. Poi il Cristianesimo, con Agostino, accolse il dualismo di anima e corpo che Platone aveva inaugurato per risolvere un problema di conoscenza, e lo rigiocò in un altro scenario: quello della salvezza. Il passo successivo ancora fu compiuto da Cartesio che, inaugurando la scienza moderna, ridusse il corpo a organismo e poi cercò di porlo in relazione all’anima ricorrendo alla ghiandola pineale. Quando sento dire che la psicologia è ormai persuasa che esiste una relazione tra anima e corpo, dico che questa relazione è un puro gioco di parole, finché qualcuno non sarà in grado di dimostrarmi perché, se uno mi insulta (evento culturale) mi produce una vasodilatazione (evento fisiologico). Per quanto concerne le neuroscienze, esse sono ancora meno attrezzate della psicologia per trovare l’unità di anima e corpo, perché il corpo che indagano è ancora il corpo di Cartesio, ossia l’organismo, non il corpo del mondo della vita, del tutto estraneo alle neuroscienze, e, se mi permette, in parte anche alla psicologia, eccezion fatta per la psicologia fenomenologica che da un secolo a questa parte,(..) sta chiedendo alla psicologia di cambiare paradigma. (..) Per quanto poi riguarda la psicanalisi, Lacan, che lei opportunamente cita, riformula in altro modo quello che Freud aveva ogdpot. enunciato illustrando  il complesso di Edipo, il cui superamento decide la buona organizzazione psichica del soggetto. (..). Quando nelle dispute sulle adozioni gay sento dire che “ogni bambino ha diritto a un padre e a una madre”, penso: quanto siamo ancora etnocentrici, nell’assumere l’organizzazione familiare che noi occidentali ci siamo dati come l’unica in grado di garantire la salute psichica di chi viene al mondo! Salvo poi curare la depressione di tantissimi giovani, che giungono persino a progettare il suicidio, pur avendo avuto una mamma e un papà.
umbertogalimberti@repubblica.it – Donna di Repubblica – 30 aprile 2016

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