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venerdì 20 maggio 2016

Lo Sapevate Che: Ma quali magistrati Renzi pensa a ottobre...



Sta Assumendo Toni Surreali la discussione sulla libertà di pensiero politico dei magistrati italiani. O, per essere più precisi sulla libertà (leggi opportunità) di aderire ai comitati contrari alla riforma costituzionale fortissimamente voluta da Matteo Renzi. Pietra dello scandalo l’incauta conversazione  con “il Foglio” – poi trasformata in intervista (smentita) – del membro del Csm, il togato Piergiorgio Morosini. Il confine del surreale è stato superato dallo stesso Morosini. Infatti se il giudice, espressione di una corrente di sinistra della magistratura, si fosse limitato a critiche tecnico-giuridiche, la sua opinione sarebbe stata assorbita alla stregua di tante altre. Invece, mal fidandosi, ha straparlato dando fuoco alle polveri del mai sopito conflitto tra politica e giustizia. Cn tutta l’ipocrisia nostrana si è fatto finta di scoprire ciò che è evidente da almeno un quarto di secolo: il peso nella vita politica italiana dei magistrati, sia presi singolarmente sia con le loro strutture organizzative. Da Tangentopoli in poi Parlamento, Regioni e Comuni hanno reclutato magistrati in posizioni di comando nella speranza, spesso infausta, di sanare i partiti e le istituzioni democratiche dalla corruzione e dal discredito reputazionale. (..). Mentre  una toga in pensione ricopre la seconda carica dello Stato: Pietro Grasso, il presidente che ha traghettato l’attuale Senato verso la sua estinzione. E Renzi avrebbe voluto come ministro della Giustizia il procuratore Nicola Gratteri; nomina sconsigliata da Napolitano. Insomma Di Che Cosa stiamo parlando? E’ stato più volte  ricordato in questo giorni quando i magistrati italiani si schierarono nel referendum del 2006 contro la Costituzione “firmata” da Berlusconi. Leader e partiti del centrosinistra applaudirono. Nell’ultimo sgangherato ventennio, infatti, la questione giustizia – che esiste, eccome – è stata vissuta totalmente in chiave di contrapposizione: di qua i berluscones garantisti pelosi, di là i nemici del Cav. manettari di complemento. In mezzo un sistema giudiziario lento, farraginoso, inefficace. (..). In questo schema di gioco i partiti della sinistra, deboli nell’ideazione politica fino alla “non vittoria” nelle elezioni 2013, hanno sempre accordato credito alla magistratura oltre ogni ragionevole dubbio. L’ascesa di Renzi a Palazzo Chigi ha scompaginato tutto. I primi due anni di governo sono trascorsi indenni grazie al fine lavoro di tessitura svolto dal ministro Orlando e dal vicepresidente del Csm Legnini. Dall’inchiesta di Potenza però il clima si è arroventato. E poi l’arresto del presidente del Pd in Campania e a Lodi del sindaco hanno fatto il resto.(..). Se, Di Fronte All’Evidenza, Renzi è disposto ad ammettere l’esistenza di una “questione morale” all’interno del suo partito, non intende però rinunciare al ruolo di riformatore che si è attribuito. (..). Ammettendo dunque la questione morale Renzi è stato coraggioso e malizioso al tempo stesso; prova a depotenziare così l’argomento polemico preferito dai nemici. E si concentra sul referendum di ottobre. Fino a provare a silenziare quei magistrati critici della riforma. (..).  Saranno mesi di scontri duri, ancor più se le elezioni amministrative dovessero punire i candidati del Pd. Tuttavia con il referendum Renzi non farla rivoluzione d’ottobre. Ma neppure la marcia su Roma.
Luigi Vicinanza – Editoriale www.lespresso.it – L’Espresso – 19 maggio 2016 -

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