Quanto sia difficile cambiare lo sappiamo tutti. Quanto
sia difficile riuscire ad analizzare i motivi che ci portano a non voler mutare
nulla nei nostri percorsi non è, invece, cosa agevole. A volte cambiare
converrebbe, eppure, allo stesso tempo, se non vogliamo mutare nulla è per il
nostro stesso interesse. Sembra una contraddizione, ci conviene cambiare corso,
eppure ci conviene conservare tutto com’è perché temiamo di perdere ciò che
abbiamo, di alienarci simpatie, di mutare equilibri. Se questo è vero per le
decisioni che riguardano le nostre vite, decisioni che dobbiamo prendere noi, è
vero anche e a maggior ragione per le scelte politiche che però siamo abituati
e costretti a delegare. E deleghiamo più volentieri a due categorie di
politici: quelli che ci promettono una palingenesi e totale non potrà mai
avvenire o quelli che ci assolvono dicendoci che tutto fa schifo che viviamo
prescinde da noi, dalla nostra responsabilità. Ho imparato a diffidare anche di
una terza categoria, quella che non vuole si parli male, ma solo bene. (..)
Così, quando il presidente dell’Inps Tito Boeri ha comunicato le prospettive,
cronologiche ed economiche, delle pensioni, stampa, social, politici e
sindacalisti sono insorti. Tra ilarità, sarcasmo e indignazione abbiamo avuto
la prova tangibile di che Paese siamo e del perché non ci si muove di un
centimetro, nonostante i proclami governativi. La verità fa male, soprattutto a
chi è attento al consenso e a drogare con la propaganda le aspettative di
crescita dell’economia. (..). Per Farlo Ci Voleva e ci vuole coraggio: quello che ha
avuto Tito Boeri. L’iniziativa di inviare al contribuente una busta con le
prospettive di pensione è rivoluzionaria. Lo è nel senso di azione tanto
banale, quanto necessaria, da essere stata accuratamente evitata da tutti:
meglio allontanare il problema, ma non per esorcizzarlo, bensì - ed è molto
peggio – sapendo (o sperando) che la bomba scoppiasse più in là nel tempo, tra
le mani di altri e quando fosse impossibile rintracciare le
responsabilità.(..). I Privilegi Sono Protetti dall’ovatta del populismo, che vede
casta ovunque ma non è in grado di riformare alcunché. Se ad esempio Boeri
porpone misure di equità che passino per una limitazione dei privilegi, nel
tentativo di scongiurare il suo stesso allarme (il rischio di pensione, esigua,
a 75 anni per i nati negli anni ’80), da un lato gli oppositori professionali
parleranno di attacco alle pensioni, dall’altro le nomenclature sindacali
difenderanno la necessità di tenere all’oscuro i lavoratori, per meglio
difendere chi una pensione, anche immorale, ce l’ha già. Non so quanto tempo
Boeri potrà durare sulla sua poltrona, dato che agire con verità in un Pese
intriso di ipocrisia è sempre un azzardo imperdonabile. Nominato quando ancora
era in voga la retorica della rottamazione, si trova oggi alienate le simpatie
di chi propugna con insistenza l’ottimismo di Stato. Eppure di tanti Boeri ci
sarebbe bisogno per ricostruire le classi dirigenti italiane. Di tanta
competenza acquisita studiando i problemi e di tanto coraggio. E anche, poiché
spesso quello che si è imparato in famiglia è decisivo, di storie familiari
edificanti. Il padre di Boeri era partigiano e non risulta abbia mai
intrallazzato con banche o puntato su fidanzamenti illustri per far carriera.
Roberto Saviano – L’antitaliano www.lespresso.it L’Espresso 12 maggio 2016
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