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venerdì 27 maggio 2016

Lo Sapevate Che: Giudice, non dirmi come voti



Qualche Giorno fa Armando Spataro, capo della Procura di Torino, ha scritto (sulla “Stampa”) un articolo dal titolo “I magistrati e il diritto di schierarsi”. Il titolo dice tutto rendendo quasi inutile (faccio per dire) la spiegazione. Ma Spataro polemizza con Vladimiro Zagrebesky perché quest’ultimo contesta la natura costituzionalista dei magistrati e ritiene impropri i loro interventi quando toccano materie che non sono assolutamente di loro pertinenza, a meno che non prendano le opportune precauzioni e si limitino  ad affermare le loro opinioni senza ricavarne effetti concreti. Per meglio chiarire il tema posto da Spataro va detto che egli si propone di sostenere il “No” nel corso del prossimo referendum costituzionale di ottobre, voluto da Renzi. Dico subito che non sono assolutamente d’accordo con Spataro né con le precisazioni di Zegrebesky che non affronta il merito della questione ma le sue modalità di esercizio. E veniamo al problema. Il punto di partenza risale alla nascita della democrazia moderna che storicamente risale alla prima metà del Settecento. Al pensiero illuminista e in particolare di Charles-Louis de Secondat, barone de La Brède e di Montesquien, autore dell’opera teoricamente fondamentale intitolata “De l’Esprit des Lois”. La democrazia moderna trae origine da quel libro che criticava il potere assoluto dei re (ancora in pieno vigore a quei tempi) e fondava la libertà democratica sulla divisione dei poteri. I poteri sono tre; giurisdizionale , legislativo, esecutivo. Hanno sfere completamente distinte tra loro e rigorosamente separate. Spetta al sovrano di garantire la convivenza nel rispetto che tutti e tre debbono avere sulla base della Costituzione che il sovrano ha promulgato e del quale è garante, assicurando al tempo stesso la convivenza dei tre poteri e la loro separazione. Ho Molta Stima sia per Spataro sia per Zagrebesky, ma a mio avviso la tesi del primo è completamente sbagliata e le obiezioni del secondo sono del tutto gratuite: le tesi sbagliate le si contesta, se si obietta sulle loro modalità vuol dire che se ne accetta la sostanza e quindi sbaglia anche l’obiettore. Perché è sbagliata? Perché, anche se quel magistrato fosse un pozzo di scienza in materia di Costituzione, come talvolta è, finché esercita la funzione di magistrato, sia come Procuratore, sia come magistrato giudicante, quello deve fare e non altro. Essendo un cittadino ha tutto il diritto di votare sia alle elezioni sia ai referendum, ma non può essere iscritto a un partito e il suo voto è rigorosamente segreto. Il partito per il quale ha votato e quelli ai quali ha negato il suo consenso sono questioni sue, importanti ma interne. Dalle quali deve naturalmente prescindere quando esercita le sue funzioni di pubblica accusa o di giudizio di un qualsiasi reato. Il quale tuttavia può aver delle connivenze con le idee politivhe che il magistrato legittimamente nutre dentro di sé. Trasformarsi come in questo caso è avvenuto per Spataro in un vero e proprio militante di quelli che un tempo si chiamavano “agit prop” e il fatto che tutto questo sia volutamente esplicito reca a un cittadino qualunque come me notevole disagio, che potrebbe trasformarsi e diventare ancor più grave se personalmente fossi sottoposto, per esempio, ad un reato di diffamazione che mi venga contestato e di cui sia giudice un “agit grop”. La Suprema Corte di Cassazione, che è l’organo vertice della magistratura, esamina le identità e il numero delle firme apposte al documento che riguarda la richiesta di referendum. Nient’altro deve fare la Cassazione se non appunto verificare l’esattezza dei requisiti disposti dalla legge. La Corte Costituzionale, è tutt’altra cosa, esamina invece la congruità dei quesiti di quel referendum rispetto appunto alle norme costituzionali. Dopodiché si vota il “Sì” o il “No” e poi si accertano i risultati e questo è tutto. La Consulta  e prima ancora di lei il Presidente della Repubblica, hanno potere di controllo sull’atteggiamento sopra descritto della magistratura e, ove necessario, ne contestano le manifestazioni. Se così non fosse, addio Montesquieu e addio democrazia. E’ già molto difficile difenderla, non ci complicate la vita ancor di più.
Eugenio Scalfari – Il vetro soffiato www.lespresso.it -  26 maggio 2016

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