In Fondo, Tutta Questa storia comincia nel luglio 2011, nel
pieno della Grande Crisi, quando le banche tedesche, seguite a ruota da quelle
di altri Paesi europei, si liberano da un giorno all’altro di bot e btp made in
Italy. Per decine di miliardi di euro. Lo spread schizza all’insù e il mercato
è invaso da un’alluvione di titoli del debito italiano pressoché impossibili da
piazzare. Per evitare guai peggiori, li comprano le banche di casa nostra,
appesantendo sì i loro bilanci – sui quali oggi gravano in tutto circa 480
miliardi di titoli pubblici – ma di fatto tenendo a galla l’economia del Paese.
Ora Jens Weidmann, 48 anni, presidente della Bundesbank, chiamato da Angela
Merkel all’incarico di banchiere centrale proprio poche settimane prima di
quella decisione che Romano Prodi definì “un suicidio”, corre in Italia (..)
viene a dirci che basta, le banche devono
limitare gli investimenti in titoli di Stato, magari disfarsene
rapidamente, smetterla con le continue richieste di flessibilità e sapere che
chi viola i patti può anche uscire dall’euro. Ci risiamo. E vabbè, ma sono
tesi, anche nel board della Bce dove si trova spesso in minoranza. Ma cos’è
successo di nuovo? Si sa. per esempio che non condivide quasi nulla della
politica di Mario Draghi, né il quantitative casing – e l’acquisto da parte
della Bce di Titoli pubblici in carico alle banche – né il dover dividere i
guai finanziari di economia fortemente indebitate. (..). pensa insomma che
l’ottimismo di Padoan sia mal riposto. Traduzione: la Germania non vuole avere
a che fare con Paesi che considera deboli e scialacquatori. Amen.(..).
Retroscena e Illazioni a parte, colpisce che il Grand Tour del banchiere
tedesco segua da presso altri eventi: la discussione, presto sopita,
sull’opportunità di un ministro del Tesoro europeo; il viaggio a Londra di un
Obama allarmato da un’Unione a rischio Brexit; il fantasma, di nuovo, di un
deficit greco; la sfida austriaca al Brennero…Sembrano le prove generali di un’Europa
a due velocità, nord e sud, dentro o fuori l’euro. (..). E però, dato a Berlino
ciò che è di Berlino, per la povera Italietta il problema esiste, eccome.
Pesante quanto duemila miliardi e rotti di euro. Certo, La Tesi Di Padoan è
corretta, ma tutto è più difficile se si cresce all’uno virgola, anche se come
oggi c’è liquidità, e a tasso zero: e quando la Bce sarà costretta a misure
restrittive? Dunque bisogna darsi da fare prima che qualcuno invochi la
ristrutturazione del debito italiano, che significherebbe più o meno lasciare a
secco i sottoscrittori di titoli pubblici. Insomma, gli aiuti di Draghi e
l’eterna partita Italia-Germania non devono diventare un alibi per non
affrontare un problema trentennale.
Riforme, certo (non solo proclami); ma anche combattere la guerra in cui sono
caduti sei commissari della spending review: ridurre il debito fatto pure di
sprechi, inefficienze, corruzione, privilegi. Sempre che non si voglia fare
come immagina Marcello Sorgi nel suo preveggente pamphlet di fantapolitica
“Colosseo vendesi”, cioè provando a cedere agli sceicchi il gioiello di Roma
per dare cassa. Fantapolitica?
Bruno Manfellotto – Questa settimana www.lespresso.it - @bmanfellotto – 12 maggio
2016 -
Nessun commento:
Posta un commento