Un paradosso della nostra epoca è
l’illusione di essere informati. Sempre più persone nel mondo, grazie alla
rete, hanno libero e gratuito accesso a una quantità colossale d’informazioni.
Il problema è che si tratta d’informazioni perlopiù irrilevanti. Le vere
decisioni sono prese molto sopra le nostre teste chine sul computer. Un esempio
è il Ttip and Investiment Partership, accordo di libero scambio fra Stati Uniti
ed Europa, come dire la metà del prodotto interno lordo mondiale: il più grande
accordo commerciale di tutti i tempi. Le trattative fra governo Usa e
Commissione nel 2013, in un tripudio di buone intenzioni, con la promessa di
creare più ricchezza, reddito, consumi, posti di lavoro, soprattutto per i
giovani. Le stesse promesse che da un quarto di secolo accompagnano i grandi
accordi di globalizzazione e che finora si sono realizzate esattamente al
contrario: ma perché gufare sempre? Dunque i grandi della terra si sono rinchiusi
per tre anni e tredici round lontano dall’occhio dei media, evitando tutte le
domande. A cominciare dalla più semplice: a che diavolo può servire un accordo
commerciale per abbattere i dazi fra Usa ed Europa, quando questi sono già
ridotti a una media del 3,5 per cento e si avviano a raggiungere lo zero in
molti settori? La risposta non è arrivata dai governi ma da Greenpeace, che ha
trafugato centinaia di pagine sui reali contenuti del Ttip. Di dazi quasi non
si parla, ma in compenso si stabilisce come abbattere le regole vigenti,
soprattutto nell’Unione, e aggirare i temutissimi tribunali europei. Il Ttip ci prepara un futuro in cui potremo
trovare al supermercato le carni agli ormoni e gli Ogm americani oggi proibiti,
senza neppure conoscere la loro provenienza e in cui saranno decimati i
prodotti di origine controllata. L’Italia, che ne ha più di chiunque altro
(41), dovrebbe scendere a soli quattro, con grande vantaggio per il colossale
falso del made in Italy americano, a base di parmesan e finto olio vergine d’oliva. Il Ttip si occupa pure di
libertà sindacali e soprattutto di tribunali, con la pretesa di istituirne
nuovi e segreti – ancora una volta – per dirimere le cause fra gli stati e le
multinazionali. Di fronte a questa prospettiva orwelliana, molte opinioni
pubbliche europee si sono ribellate, in Germania, Spagna e Francia, dove il
presidente Hollande è stato costretto a una spettacolare retromarcia. Gli
accordi del Ttip sono come le mummie egiziane: se le porti alla luce,
svaniscono.
Curzio Maltese – Contromano – Il Venerdì di Repubblica – 13
maggio 2016 -
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