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mercoledì 18 maggio 2016

Lo Sapevate Che: Proposta scherzosa ma non troppo: un pakistano sindaco di Roma...



“Torpignattara non è un ghetto, è un quartiere multiculturale. Gli italiani da qui non sono andati via, gli immigrati sono il 24 per cento, compresi parecchi italiani che a Roma sono venuti anni fa dal Sud”. Ejaz del poso in cui vive è orgoglioso . Ejaz è orgoglioso si Torpignattara, quindi di Roma, più di molti romani. Insieme parliamo di questo quartiere costretto a balzare saltuariamente agli onori della cronaca per il tentativo reiterato e spasmodico di molti media nostrani di localizzare e circoscrivere qui la “Molenbeek d’Italia” più Molenbeek di tutte, zona gravida di germi di terrorismo islamico coltivati in seno e pronti a esplodere tra noi. Ejaz, giornalista pakistano, moglie romana e figli romanisti (è lui a presentarli come tali), è in Italia da 27 anni. Qui dove si cerca l’odio verso gli italiani, il fatto di cronaca più rilevante degli ultimi anni è stato l’omicidio di un giovane pakistano per mano per mano di un minorenne italiano aizzato dal padre. Stavolta incontro Ejaz pochi giorni dopo l’ennesimo atto terroristico avvenuto nel suo Paese, a Lahore, a pochi metri da casa di sua sorella, il giorno di Pasqua. I talebani hanno ucciso uomini, donne e bambini, la maggior parte dei quali musulmani, ma per i media italiani è stato un attacco contro i cristiani. La lotta contro la strumentalizzazione delle notizie, per Ejaz è pratica quotidiana. Me lo ricordo dopo Charlie Hebdo, davanti all’ambasciata francese, costretto a difendersi da una donna che lo apostrofava in quanto musulmano, intento a spiegare alla signora quanto il terrorismo nel mondo avesse ucciso soprattutto musulmani come lui. Per lui. padre di figli adolescenti che per una legge voluta da Mussolini non possono ancora dirsi italiani,  parlare delle elezioni romane è dovuto. Ed è qui che Ejaz cala l’asso dialetticamente parlando più dirompente: “Sembra che in questa città non voglia comandare nessuno, tutti hanno paura. Come a Londra il candidato della sinistra è un musulmano di origine pakistana, così anche a Roma spero che un giorno sia data a noi la possibilità di governare. I cervelli che vengono da fuori dobbiamo usarli, a Roma è tradizione fin dall’antichità. Quando non c’è qualcuno che comanda nella propria tribù, viene sempre qualcuno da fuori, questa è una regola.” La frase con cui Ejaz chiude la chiacchierata non lascia possibilità di replica. Lo guardo, lo candido, lui accetta, e ci mettiamo a ridere. A oggi mi pare il candidato più votabile, ma è tardi, dovevamo pensarci prima. La prossima volta magari. Altrove, intorno a noi, è già così.
Diego Bianchi – Il Sogno di Zoro – Il Venerdì di Repubblica – 13 maggio 2016 -

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