Nella Francia che pareva la bella
addormentata d’Europa all’improvviso si è accesa la protesta della Nuit Debout. E’ cominciato tutto una
notte di fine marzo a Parigi. In piazza della Repubblica trecento manifestanti
riuniti per vedere un film, Merci patron!,
decidono di non andare a casa e fermarsi a discutere di lavoro. Nessun leader,
simbolo o bandiera, nessuna scaletta: ognuno può iscriversi e parlare al
massimo per tre minuti. Avanti tutta la notte e all’alba è nato un movimento
che potrebbe cambiare il destino della Francia. Nelle settimane successive le
manifestazioni diventano centinaia in tutto il Paese, alimentate dalla
presentazione del Jobs Act francese, la legge Kohmri. Si organizzano via
internet, appuntamento in una piazza della città, discutono fino all’alba di
lavoro. Il merito principale e il motivo del successo del movimento sono
semplici. Ha rimesso al centro dell’attenzione il lavoro, uno dei temi più
importanti delle nostre società e allo stesso tempo il più ignorato dall’agenda
politica ufficiale. Media e partiti parlano d’altro, i vertici internazionali
discutono di rifugiati, terrorismo, debito pubblico, banche. Chi ricorda che
fine ha fatto il piano Juncker? Eppure è la disoccupazione o il precariato il
problema vero di milioni di europei. Le riforme del lavoro approvate in Europa
negli ultimi anni si somigliano in tutte. In pratica tendono a liquidare i
contratti nazionali, abbassare le tutele, quindi de facto i salari, in cambio
di maggiori occasioni. Di solito sono accompagnate per i primi tempi da robusti
sconti fiscali alle aziende, in modo da dimostrare che funzionano creando nuovi
posti. Quando gli incentivi cessano, l’occupazione crolla. E’ stato così in Grecia,
Spagna, Italia e i francesi non vogliono ripetere l’esperienza. I giovani sono in prima fila, reduci da stage
infiniti, cui seguono contratti a termine, con la terribile, violenta
assicurazione che un vero posto di lavoro stabile non l’avranno mai, figurarsi
una pensione. Ma la svalutazione del lavoro riguardando anche i cinquantenni
che erano entrati in un mondo di lavoro ricco di tutele e di promesse e ora si
ritrovano ad aver fatto molti passi indietro, con la loro fatica considerata
privilegio e sotto minaccia di licenziamento. Le notti bianche francesi
chiedono soltanto un buon lavoro, quello che vogliamo tutti nella vita, anche i
poliziotti in tenuta antisommossa.
Curzio Maltese – Contromano – Il Venerdì di Repubblica – 27
maggio 2016 -
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