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sabato 14 maggio 2016

Lo Sapevate Che: Giovani sull'orlo di un mondo uguale e diviso...



Una mia compagna di liceo sta studiando a Bruxelles. Sono cinque mesi che sento un piccolo colpo al cuore ogni volta che controllo i trend di Twitter. Quando Martedì 22 marzo li ho guardati di sfuggita e i miei occhi sono caduti su PrayforBruxelles, sono corsa ad accendere la tv e mi è sembrato di vedere un reportage sulla Siria. Il mondo sta diventando tutto uguale. Per noi millennials che cresciamo insieme, e all’interconnessione del mondo, il mondo è uno solo. Viaggiamo nella quasi totale assenza di barriere e dove non possono arrivare i nostri piedi arrivano i nostri click. Siamo abituati a trovare in ogni parte del mondo gli stessi segni di identità, dai cibi agli smartphone ai format televisivi. Finché il mondo non esplode, ricordandoci tutte le sue contraddizioni. Riconoscere negli attentatori giovani della nostra generazione è forse uno dei dettagli più spaventosi. Giovani cresciuti nello stesso flusso in cui tutti noi siamo immersi – o forse no, forse loro se ne sentono esclusi. Sono nati nella cara vecchia Europa, ma se ne sentono lontani, la vedono come nemica. Non se ne sentono parte? Ma poi, cosa vuol dire sentirsi parte dell’Europa? L’assenza di dogane? Una bandiera comune? Viaggiare senza barriere? Viaggiamo tanto, noi giovani. Siamo nati in un mondo già spalancato, ma sappiamo poco delle miriadi di culture che hanno camminato lungo le stesse vie che percorriamo noi. Viaggiano anche gli attentatori, per andare ad addestrarsi, per assorbire un modo di vivere così diverso da quello nel quale siamo nati sia noi che loro. Sono tante le paure che gli ultimi mesi hanno risvegliato, ma a volte temo questo viaggio senza mappe più di molte altre cose, (..). Come possiamo sperare nell’integrazione in Europa quando non ci siamo dati il tempo di capire cosa significa essere europei?    Gaia zaccagnogaia@gmail.com
L’occidente finirà inghiottito dall’occidentalizzazione del mondo, perché quando tutto il mondo sarà occidentalizzato l’Occidente sarà irriconoscibile. Paradossalmente, contro questa occidentalizzazione globale si muove il terrorismo, praticato da giovani cresciuti in mezzo a noi e che, al pari dei nostri giovani, si muovono senza confini: i giovani terroristi per distruggere la cultura dell’Occidente, i nostri giovani per cercare un luogo dove ancora sia possibile trovarla. Disperati i primi e carichi di odio, dopo essere nati e cresciuti in un mondo, quello europeo, dal cui tenore di vita si sentono esclusi e privi di speranza(..).I nostri giovani, invece, che il nichilismo lo assaporano quotidianamente a piccole dosi, non trovano nella cultura occidentale, così come va sviluppandosi ed espandendosi, un orizzonte in cui si possa proiettare un sogno di vita soddisfacente.(..). Grazie ai mezzi informatici con cui sia i giovani terroristi sia i nostri giovani sono sempre connessi, lo stesso mondo appare agli uni come un mondo dove, nonostante non abbia barriere, altro non s’incontra, come dice la nostra lettrice, che “il medesimo, generale, comune, global issato modo di vivere”. Odio e noia si dividono il campo, e se dell’odio qualcosa abbiamo capito e in qualche modo, anche se un po’ goffamente, tentiamo di difenderci, dalla noia dei nostri giovani, sostenuta dal nichilismo freddo di chi ha vissuto drasticamente ridotta la possibilità di sperare in un’Europa, spalancata ai loro viaggi, ma sempre più chiusa al loro futuro, da questa noia non ancora del tutto rassegnata nasce una richiesta di integrazione, per quel tanto che i giovani dell’odio hanno in comune con i giovani della noia.  E insieme alla richiesta nasce drammatica anche la domanda della nostra lettrice: “ Come possiamo sperare nell’integrazione in Europa, quando non ci siamo dati il tempo di capire cosa significa essere europei?”. E ormai di tempo forse non ce n’è più.
umbertogalimberti@repubblica.it – Donna di Repubblica – 7 maggio 2016 -

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