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venerdì 1 febbraio 2013

Lo Sapevate Che: L'Italia Metà Fascista....


L’Antifascismo In Un’Italia Fascista
Almeno Per Metà (Come Diceva Bocca)

Caro Michele Serra, Berlusconi si presenta nelle piazze mediatiche sventolando la bandiera di sempre: l’anticomunismo, perché evoca stragi e misfatti, e ogni male possibile appartiene agli altri, a quelli che non la pensano come lui. Tecnica persuasiva molto elementare. Non capisco perché gli altri, quelli che non la pensano come lui, non facciano uso della stessa tecnica, e non parlino mai del fascismo, che per primo evocò lo spauracchio dei comunisti. Il fascismo evoca anch’esso dittature, guerre, misfatti di ogni genere, e i suoi principi appaiono, in tutta evidenza, i fondamenti ispiratori del culto della personalità del capo e della insofferenza per le istituzioni democratiche.
I suoi adepti, specie i seguaci in prima linea, La Russa, Gasparri, Storace, Santanché, e certi giornalisti non fanno mistero delle loro origini culturali, non se ne vergognano affatto. Non è possibile che gli eredi di quelli che venivano pestati e imprigionati abbiano dimenticato la bandiera dell’antifascismo e concorrano a farci dimenticare che questi personaggi, che vogliono cambiare la Costituzione come segno di modernità ed efficienza, vogliono in realtà riportarci indietro e ristabilire l’ordine di una volta.
Brizio Costantini – Calimera (Lecce)

Caro Costantini, non so in quale percentuale l’anticomunismo sia ancora un’arma funzionale ed efficace. Ma non c’è dubbio che, nell’area più vicina a Berlusconi, molto sensibile agli argomenti di pancia e poco munita culturalmente, valga ancora l’idea, del tutto pregiudiziale, che tutto ciò che sta a sinistra, o addirittura tutto ciò che non è a destra, sia “comunista”, e dunque malvagio e pericoloso.
Le racconto un episodio metà esilarante metà desolante. Un paio d’anni fa, transitando dal passo del Brallo (tra Emilia e Liguria), chiesi Repubblica all’edicola del posto.
Un signore anziano e non cordiale mi rispose che il giornale era esaurito, ma se volevo poteva darmi il Corriere della Sera: “ Tanto è comunista anche quello”. Non tentai neppure di spiegargli che era, oltre che un pessimo edicolante, un considerevole minchione:sarebbe stato fiato sprecato. L’elettorato di sinistra, che pure non manca di faziosi e di intolleranti, è in genere meno belluino e soprattutto meno rudimentale nei giudizi: Legge di più e partecipa più attivamente alla vita pubblica. In questo senso il fatto che Berlusconi non venga ripagato, da sinistra, con eguale moneta, e non gli si dia ogni cinque minuti del fascista (pur avendone qualche connotato, e pur frequentandone parecchi), va inteso come un segnale di maturità.
Se la sinistra, in questi lunghi e penosi anni, avesse risposto a Berlusconi con le sue stesse armi, e scendendo al suo stesso livello dialettico, il Paese sarebbe incanaglito perfino più di quanto è accaduto.
Detto questo, è però vero che l’antifascismo andrebbe rimesso in campo quando occorre: e cioè quando è congruo. Le occasioni non mancano. E la storia della nostra Repubblica, senza l’antifascismo, non è neppure intuibile, nel senso che non se ne colgono le origini, le intenzioni, lo spirito costituzionale Anche per questo, soprattutto per questo, a Beppe Grillo è sfuggito di bocca che l’antifascismo è una cosa che non lo riguarda: perché non conosce la storia concreta della democrazia italiana, il suo nascere e il suo farsi. Il vecchio Bocca – sempre rimpianto – diceva nei suoi ultimi anni, con brusca amarezza, che “almeno la metà degli italiani è fascista”. E bruciava d’ira vedendo le vecchie scorie della dittatura (e della guerra, della persecuzione razziale, dell’ignoranza aggressiva) riciclarsi e rifiorire all’ombra del nuovo potere. Ogni volta che vedo in televisione certe facce, e sento certi toni, penso a lui e mi viene il dubbio che avesse ragione.
Michele Serra- Venerdì di Repubblica -25-01-13

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