Le Promesse che l’Euro ha Tradito (e Perché)
Quali e quante sono le promesse non mantenute dall’euro: questo è un bilancio che non possiamo eludere. E’ più importante dello “smascheramento” dei nemici dell’euro.
C’era la promessa di un mondo bipolare, alla nascita della moneta unica nel 1999 (quando apparve sui mercati finanziari) e nel 2002 (quando arrivò nelle nostre tasche). Un equilibrio monetario, un sistema più equo e pluricentrico, meno vulnerabile agli choc unilaterali venuti dall’America: a questo doveva assomigliare il futuro con l’euro. Dieci anni sono pochi nella storia di una moneta, eppure non si sfugge ai bilanci: e fin qui la promessa è stata delusa. L’euro non ha protetto il Vecchio Continente dalla crisi finanziaria partita dagli Usa, anzi lo choc sistemico del 2008 è l’origine di una serie di convulsioni che, pur avendo il loro inizio a Wall Street, hanno finito per mettere in questione la stessa tenuta dell’Unione Europea. E il mondo di oggi non ci appare più stabile, almeno per l’assetto dei mercati finanziari, di quanto fosse dieci anni fa.
La visione globale è importante nella genesi dell’euro.
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La nascita dell’euro, moneta condivisa da un aggregato economico equivalente agli Stati Uniti, sulla carta doveva
esercitare una funzione di stabilizzazione all’interno del Vecchio Continente, e di bilanciamento nei rapporti di forze globali tra le valute. In una geografia ideale, gli equilibri mondiali dovevano fondare su un treppiedi: con una moneta asiatica come terzo punto di appoggio (all’inizio si pensò allo yen giapponese, più di recente al renminbi cinese).
In dieci anni, se c’è stato qualche progresso verso un ordine multipolare delle monete, è stato lento e parziale. L’euro si è fatto strada, è vero, come seconda moneta detenuta dalle banche centrali di tutto il mondo nelle rispettive riserve ufficiali. Ma è un secondo posto ancora troppo distante dal primo; la superiorità del dollaro resta schiacciante se misurata in percentuale delle riserve valutarie. Ancora più incrollabile appare il dominio del dollaro in alcuni mercati chiave come quello delle materie prime: la più importante di tutte, il petrolio, continua ad avere un prezzo misurato in dollari; e in dollari vengono regolate le transazioni, nonostante le ripetute minacce di questo o quel petro-leader (in Libia, Iran o Venezuela) di abbandonare la moneta americana in favore dell’euro.
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L’altra delusione riguarda lo status dell’euro come moneta-rifugio per i risparmi. Su questo fronte il tradimento delle promesse è recente. Quando esplose la crisi del 2008, con epicentro Wall Street, si poteva sperare che l’euro ne avrebbe beneficiato. Al contrario, ad ogni accesso di panico, è verso il dollaro che sono fuggiti i capitali del mondo intero.
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Per capire tutto ciò che è accaduto di positivo sul Vecchio Continente negli ultimi vent’anni, più che all’euro dovremmo guardare al programma Erasmus-Socrates. Quel programma di agevolazioni delle esperienze di studio all’estero, ha creato un fenomeno nuovo: intere generazioni di “cittadini europei”, formatisi a una coscienza di appartenenza nuova rispetto allo Stato-Nazione in cui sono nati. ‘ l’embrione di una nuova opinione pubblica continentale, ingrediente indispensabile per costruire l’unione politica e gli Stati Uniti d’Europa. Se l’euro ha tradito tante promesse, non di sola moneta è fatta la nostra Europa.
Federico Rampini – da “Non ci possiamo più permettere uno Stato sociale” FALSO
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