La Filosofia?
Uno Stile di Vita
Chi ha la mente aperta sa trovare
Soluzioni in modo più agile e veloce.
A il mercato del lavoro non lo sa.
Ho accolto con orgoglio la richiesta di mia figlia di iscriversi a filosofia: “Farò della filosofia il mio stile di vita”. Studi a Bologna, Parigi e Firenze, laureata con lode in 5 anni, facendo qualche lavoretto qua e là, ora, benché abbia continuato a studiare con master ed esami per entrare nel Tirocinio Formativo Attivo, mia figlia è in crisi, molto in crisi. Non vede prospettive, crede di non essere all’altezza del mondo di oggi, nel quale occorrono grinta, tenacia e determinazione. Dice che la filosofia le ha a aperto la testa e insegnato a usarla, ma con tutto questo ragionare è sopraggiunto un ronzio, una grande fatica e una gran voglia di rinunciare. Per ora resiste, ma a scapito del suo equilibrio, la paura si insinua fra il suo sorriso e il suo dolce cantare mentre fa la doccia.
Io come madre tremo e non ci posso credere. Le dispenso parole di incoraggiamento, le parlo di chi sta molto peggio di noi. La invito alla razionalità e a continuare a lottare perché a 26 anni tutto è possibile. Le suggerisco di fare qualcosa di concreto con le mani per equilibrare il suo corpo, ma mi accorgo che le manca il senso pratico delle cose, una percezione magari superficiale ma immediata delle situazioni che la circondano. Dal punto di vista tecnico manca di conoscenza e pratica, il suo mondo di studi è un mondo che, io dico, non si tocca, è tutto dentro e sopra la testa.
Le amiche di facoltà che frequenta a me sembrano tutte ragazze belle come lei, sensibili, garbate, attente, e non è poco, ma fragili. Non hanno pelo sullo stomaco e ho paura per loro. Sanno lingue straniere, viaggiano, prendono aerei, conoscono il web, amano la musica e l’arte, ma non hanno la possibilità di essere economicamente indipendenti. Sono solo sfruttate. Il loro 730 non esiste. Come possono farsi la loro vita con filosofia? Senza neppure la possibilità di molare lenti come faceva Spinoza, come faranno?
Roberta Giacometti
www.eobertagia.cometti.it
La filosofia, come diceva sua figlia quando ha iniziato gli studi, è “uno stile di vita”, che caratterizza persone che non si accontentano dell’esistente, dell’ovvio, del senso comune, che cercano risposte a domande che molti neppure si pongono, che sono affascinate più dalle idee che dalle cose, ma che purtroppo oggi, a differenza di quanto accadeva trent’anni fa, non garantisce più un’occupazione in linea con gli studi effettuati. Questo non vale solo per la filosofia, ma in generale per gli studi umanistici, psicologici, sociologici, pedagogici, volti alla formazione delle persone, che oggi non sembra un tema che riscuota un particolare interesse in un mondo, come quello attuale, che visualizza gli individui solo dal punto di vista del prodotto che possono rendere nell’immediato.
Probabilmente è sempre stato così e l’esempio di Spinoza che lei cita è abbastanza eloquente. La frequentazione delle idee, infatti, se è uno “stile di vita” o addirittura un’esigenza incondizionata o una passione irrinunciabile, non per questo garantisce un’occupazione. E allora con la testa formata da quegli studi, bisogna gettarsi in tutti i campi, anche quelli che sembrano più distanti dalla propria formazione, e scrivere nel curriculum che, nonostante la laurea in filosofia o in discipline affini che il mercato del lavoro non prende in gran considerazione, proprio grazie a quegli studi si ha una testa in grado di visualizzare i problemi e di trovare soluzioni in modo più agile e veloce di chi quegli studi non ha frequentato.
E’ una piccola chance in una stagione, la nostra, che ai giovani non prospetta alcun futuro, perché trascura la forza ideativa e quindi innovativa che è massima dai 15 ai 30 anni, ma su cui non si fa alcun investimento, perché il tempo di rendimento e di profitto di questa forza ideativa e innovativa è troppo lungo rispetto al tempo breve che vuole il profitto dall’oggi al domani.
E così, ragionando sull’immediato presente, non solo si emargina un’intera generazione di giovani, ma si prepara l’inevitabile decadenza dell’intera società di domani. Cosa che non importa granché ai vecchi che nella nostra società ancora detengono occupazione e potere, perché il domani in fondo non li riguarda.
Questo disinteresse è la peggior cosa che possa capitare a una società, peggiore persino della crisi economica che stiamo attraversando, e da cui difficilmente potremo uscire, dopo aver negato l’avvenire a un’intera generazione di giovani, che abbiamo illuso, assecondando le loro scelte e poi deluso dopo il loro impegno e le loro speranze.
Umberto Galimberti – Donna di Repubblica – 6-10-12
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