Le Parole Giuste Per Dirlo
Ho chiesto in giro. Nessuna delle mie fonti nel mondo della giovinezza ha mai scritto una lettera d’amore. Solo sms
C’è il barman che fa volare lo shaker come Tom Cruise. Ci sono i fotografi in cerca di vip. E c’è il vip. Ma non c’è Tom Cruise. A Milano li chiamano “eventi”.
Tutt’intorno una selva di colli taurini, nodi scappini, sederi fasciati e seni gonfiabili. Nell’aria si avverte quell’eccitazione diffusa in cui chi abita qui riconosce l’odore della cocaina. Poco lontano, probabilmente, si sta svolgendo la solita convention di narcos. E’ una folla tesa, lavata, sorridente, ma un po’ in disparte, una ragazza sorride al proprio telefonino. Ha un’espressione beata, di conferma e sorpresa. La riconosco. Ha appena ricevuto un messaggio d’amore.
Quell’espressione, negli ultimi mesi, l’ho vista mille volte per strada, in faccia a ragazze, donne adulte, mamme con bambini. Leggono il display e sorridono. Poi riprendono il cammino sognanti e attraversano senza guardare perché stanno già rispondendo.
E’ un corteggiamento che procede a scatti, è fatto di testi brevi e divertenti, e non argomenta o confessa più nulla. La millenaria sintassi delle lettere d’amore è saltata.
Ho chiesto in giro. Nessuna delle mie fonti nel mondo della giovinezza ha mai scritto una lettera. Solo milioni di brevi messaggi. Il tempo non carica più l’amore di attesa. Oggi ogni scambio tende a essere istantaneo. Non c’è da aspettare il postino. Invece una volta chi aveva fretta doveva ingegnarsi. A Milano, per esempio, c’è il tram 25, l ”interstazionale”, che aveva una cassetta delle lettere montata sul muso. C’è chi ricorda di quando nel 1965, a 10 anni, veniva costretto ogni giorno, mattino e sera, dalla zia ad andare alla fermata del tram a imbucare e ritirare le sue lettere d’amore all’amato.
Da lontano sembra tutto così romantico. Poi ti avvicini e ti accordi che ogni passato è stato presente. Le lettere d’amore furono anche un ricettacolo di banalità e luoghi comuni. Un rituale obbligato e conformista. Un supplizio invalicabile per tutti coloro – erano molti – che sapevano a malapena leggere e scrivere, figurarsi orchestrare un pensiero. Dal dopoguerra fino alla fine degli anni Sessanta, l’editore Campi di Foligno (che inventò Tv Sorrisi e Canzoni e oggi pubblica l’Almanacco Barbanera) stampava libretti di lettere già scritte per innamorati in difficoltà.
C’erano anche quelle “in grigio-verde”, per i militari.
“Una fidanzata scrive al suo innamorato aviere. Caro il mio angelo, adesso devo chiamare te, a buon diritto, angelo; perché sei tu che voli nei cieli…”. Lui risponde: “Mio spaurito uccellino, mio dolce passerotto”. L’autrice nascosta dietro lo pseudonimo di Mariely era la famosa giornalista Luciana Peverelli. A leggerle oggi fanno piangere (e ridere) di tenerezza.
Ogni possibile situazione è catalogata.
Pronta a essere copiata. Ci sono dichiarazioni d’amore, appuntamenti segreti, scene di gelosia, litigi con mamme e fratelli, proposte di matrimonio, convegni d’amore, addii, tradimenti. Ogni fatto umano, perfino d’amore, pareva allora riconducibile a un repertorio immutabile e imitabile di storie e situazioni.
“Le lettere d’amore sono un dialogo lento”, è il titolo di un film progettato e mai realizzato dall’inconcludente regista francese Jules Les Jour. Gli sms sono molto più pratici e veloci. Assomigliano a slogan. Sembrano perfetti per un’epoca poco incline al romanticismo e alla scrittura. In realtà non si è mai scritto tanto come nell’era dei telefonini e il tempo dedicato all’amore, forse, è addirittura aumentato.
E’ semplicemente andato in frantumi e si deposita, come un
pulviscolo, su ogni istante della nostra vita.
Osservo la ragazza in disparte alla festa.
Dal sorriso iniziale la sua bocca si è fatta più tesa, il pollice si agita sul telefonino, compone, cancella, si ferma, riprova.
Deve scrivere solo una frase. Poche parole. Ma deve inventarle da sola. E devono essere giuste.
Giacomo Papi – Donna di Repubblica -29-9-12
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