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domenica 21 ottobre 2012

Lo Sapevate Che: Salvati dal '68....



Salvati Dal ’68 E Dal Boom,
Ora I Lupi Tornano a Fare Paura

“ I lupi dovrebbero essere estremamente ridotti di numero” scriveva nel 1963 lo zoologo Alessandro Ghigi, mostrando così l’ostilità che imperava, persino fra gli scienziati, verso questa specie. A metà degli anni 70 il desiderio di Ghigi era quasi esaudito: in Italia resistevano solo cento lupi, confinati nelle aree più remote dell’Appennino centrale. Oggi sono tornati a essere un migliaio, dall’Abruzzo alle Alpi piemontesi. E la storia del loro salvataggio si intreccia curiosamente con quella sociale e politica del Paese, tanto che, come racconta Marco Albino Ferrari nel suo libro La via del lupo (Laterza, pp.208, euro 16), si potrebbe dire che il Canis Lupus italicus esiste ancora solo grazie al boom economico e al ’68.
Erano infatti figli della contestazione quei giovani biologi che – come Luigi Boitani, ora professore alla Sapienza di Roma – decisero quasi per ripicca verso gli accademici, di andare a studiare dal vivo la più misconosciuta delle specie, usando tecnologie appena inventate, come i radio collari e la registrazione degli ululati per censire gli esemplari. “Sono stati loto” dice Ferrari “ a spingere per leggi che evitassero l’estinzione della specie. Quanto scoprirono sul comportamento del lupo ribaltò per altro l’immagine di belva sanguinaria e dannosa: si tratta di un animale intelligente e sociale, che non attacca l’uomo e ha un impatto positivo sugli ecosistemi, perché tiene sotto controllo specie come quella dei cinghiali”.
A salvare davvero il lupo è stato però il boom economico e l’abbandono delle campagne: “Per scrivere questo libro ho percorso i crinali montani dall’Abruzzo al Gran Paradiso, parlando con chi vie vicino i lupi e con chi studia, e ho scoperto che buona parte di quell’Italia, posta fra colline e montagne, un tempo abitata e coltivata, è tornata alla natura: E la progressiva saldatura di queste aree abbandonate, ricche di foreste e di prede, ha ricostruito quella “via del lupo” che ha permesso alla specie di trovare spazio dai Sibillini alle Alpi occidentali. Il ritorno del lupo sta portando però gravi danni ai pastori. “Sulla Maiella si sta tentando di rimediare, creando greggi “pubbliche”, destinate a sostituire gli animali uccisi dai lupi. Ma la minaccia più grande alla specie viene oggi dall’incrocio con i cani randagi: si creano così ibridi pericolosi, che sono meno timorosi verso l’uomo e, alla lunga, potrebbero cancellare il lupo italico”.
La tormentata storia di uomini e lupi, insomma, è tutt’altro che arrivata all’happy end.
Alex Saragosa – Venerdì di Repubblica – 21-9-12

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