Passione E Provocazioni:
Così Pablo Picasso
Divenne Una Leggenda
Duecentocinquanta lavori del grande pittore spagnolo inclusi titoli celeberrimi, sono esposti a Milano, accanto a una sezione fotografica, con immagini che fecero il giro del mondo
“Noi non siamo meri esecutori, noi viviamo la nostra opera”: Così Pablo Picasso, il più grande pittore del ventesimo secolo, spiegava la necessitò di una fusione perfetta tra arte e vita, che caratterizzò la sua intera esistenza (1881-1973).
Adorato dalle donne, corteggiato dai critici, discusso dal pubblico, ricercato dal mercato, Picasso incarna la figura dell’artista contemporaneo, capace di aderire al proprio tempo in maniera totale. La forza della sua vulcanica personalità è protagonista della mostra Picasso, al Palazzo Reale di Milano, che torna a ospitare i capolavori dell’artista spagnolo sessant’anni dopo la prima antologica milanese, voluta da Renato Gattuso e dominata dalla presenza di Guernica.
Il successo allora fu enorme, ma la critica non era convinta, e Leonardo Borgese, dalle pagine del Corriere della Sera, sosteneva che i quadri di Picasso ricordavano i fumetti di Walt Disney.
“Tra dieci anni” diceva “non se ne parlerà più”. Il tempo lo ha clamorosamente smentito. E la mostra con le 250 opere selezionate da Anne Baldessarri, presidente del Museo Picasso di Parigi, per documentare le fasi della carriera dell’artista, attraverso dipinti, sculture, grafiche e fotografie, è una delle più attese della stagione. Un’occasione non solo per ammirare capolavori come Celestina (1904), I due fratelli (1906) o Ritratto di Olga (1918), ma soprattutto per riflettere su quanto la dimensione quotidiana di Picasso abbia influenzato la sua pittura. A partire da uno dei quadri che aprono il percorso espositivo, La morte di Casagemas, dipinto nel 1901, durante il secondo viaggio dell’artista a Parigi, dopo aver ricevuto la notizia del suicidio per amore del suo intimo amico, il poeta Carlos Casagemas. Turbato dalla notizia, Picasso gli dedica un intenso ritratto ispirato ai maestri che amava, El Greco e Van Gogh, e da allora inizia un ciclo di opere caratterizzate dal colore blu. Per sottolineare la sua malinconia, ma non solo: secondo Anne Baldessari “il blu si identifica con la corrente rivoluzionaria nella pittura, e assume agli occhi di Picasso il carattere teorico di un colore-manifesto”.
Nella sua carriera Picasso realizzerà più di 50 mila opere, sempre legate a esperienze vissute. In primis le donne, ispiratrici di molti dei capolavori esposti in mostra, a cominciare dal disegno degli Amanti (1904), che celebra la sua prima notte con Fernande Olivier; e dal Ritratto di Olga in poltrona (1918), dedicato alla ballerina russa Olga Khokhlova, incontrata nel 1917 a Roma. Poi, ancora, ci sono Dora Maar; in un’intensa tela del 1937, lo stesso anno di Guernica,e gli amici più stretti, come Jean Cocteau, autore di una fotografia di Picasso insieme al coreografo Léonide Massine tra le rovine di Pompei, fonte di ispirazione per il Flauto di Pan (1923), uno dei capolavori del periodo “classico”, al quale appartiene anche Due donne che corrono sulla spiaggia (1922).
Molto interessante la sezione fotografica della mostra, che riunisce scatti dell’artista e di altri personaggi che gli Capa e Robert Dolsneau. Picasso si veste da torero, cowboy o pagliaccio, per svelare in una dimensione privata i vari aspetti della sua personalità. Furono anche queste immagini, pubblicate da giornali di tutto il mondo, a rendere Picasso il più famoso artista del suo tempo.
Ludovico Pratese – Venerdì di Repubblica – 5 -10- 12
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