Il Sogno Del successo è uno dei motori del nostro attuale sistema economico. State al
suo giogo significo stare sotto il suo giogo. Io ho avuto modo di studiare da
vicino e per parecchio tempo molte persone di successo: sono le più infelici
del mondo. Una persona che abbia avuto successo: sono le più infelici del
mondo. Una persona che abbia avuto successo una volta, deve poi mantenere
un’immagine di successo per tutta la vita, diventandone schiava, sino a subire
una vera scissione psicotica dell’Io: da una parte la sua immagine pubblica di
successo, che deve essere sempre recitare all’occorrenza: dall’altra quella
intima e sconosciuta, che deve restare nascosta nell’ombra. Ora, il soggetto
affetto dal successo non si rende conto che la prima. Perfetta e quasi divina,
è falsa, è un’illusione, mentre la seconda, frustrata e piena di difetti, è
vera. Perché il nostro Io, l’immagine di noi stessi, nasce e si crea
soprattutto dal riconoscimento degli altri. E quando gli altri riconoscono in
noi esclusivamente una persona di successo, quello siamo e crediamo di essere.
Il successo dunque, è difficile da raggiungere, ma una volta raggiunto sarebbe
comunque l’infelicità al massimo grado. La maggioranza che lo fallisce è più
fortunata02 anche se non lo sa.
Il Successo
È una droga.
Reggerlo è difficilissimo. Perderlo spalanca le porte alla depressione, la più
buia, la più nera. La ragione risiede nel fatto che la nostra identità dipende
dal riconoscimento che ci giunge dall’altro. E questo perché l’identità non è
un dato di natura, ma un dono dell’altro. Se gratifico un bambino a ogni
progresso e a ogni acquisizione che raggiunge, gli consegno un’identità
positiva, se invece io mortifico o semplicemente mi mostro indifferente ai suoi
progressi, gli consegno un’identità negativa. A differenza dei cristiani che
hanno anteposto l’individuo alla società, perché per loro la cosa più
importante è salvare l’anima, al punto di assegnare allo Stato il solo compito
di togliere gli impedimenti che si frappongono alla salvezza dell’anima, gli
antichi Greci avevano anteposto la società all’individuo, perché è dalla
società che all’individuo giunge il riconoscimento. Per questo Aristotele
scrive che un individuo che volesse fare a meno dei suoi simili o è bestia o è
Dio. Per la “legge dell’effetto” uno studente che vede coronato da successo i
suoi studi aumenta il suo impegno che invece si riduce in mancanza di un
scontro positivo. Si ritiene inoltre che il bisogno di successo sia stimolato
da quei metodi educativi che incoraggiano l’autonomia dei bambini. Quindi
attenti genitori quando offrite ai vostri figli troppe protezioni e,
anticipandoli, non consentite loro di sbagliare e quindi di riprendersi
dall'errore. Infatti solo chi incontrai propri errori, nella ricerca del
successo preferisce i rischi e gli obiettivi moderati, e non quelli troppo
facili o troppo difficili per avere un feedback immediato che poi non è in
grado di mantenere. Inoltre le persone con una forte motivazione al successo,
come conseguenza dell’autonomia guadagnata da bambini, preferiscono compiti che
dipendono più dalla loro responsabilità personale che dalla sorte. Fin qui i
tratti positivi del successo. Quelli negativi li ha magistralmente elencati lei
nella sua descrizione degli uomini di successo, scissi tra la loro
rappresentazione pubblica e la loro dimensione intima, segreta, privata, con la
quale hanno perso i contatti o non hanno relazione, pur trovandosela
inevitabilmente difronte appena sono finiti gli applausi. Jung direbbe che
questi personaggi di successo si sono tragicamente identificati con la Persona,
nell'accezione latina di “maschera sociale” e in questo modo hanno perso
l’Anima, il rapporto con la loro interiorità, che non risponde alle aspettative
del mondo esterno, ma ai bisogni autentici e profondi del loro Io, che gli
applausi del mondo non sono in grado di intercettare, di riconoscere e
tantomeno di soddisfare. La capacità di equilibrio richiesta agli uomini di
successo è enormemente superiore a quella richiesta agli uomini che il successo
non ha mai sfiorato. Questo non significa che devono rinunciare al successo, ma
semplicemente che devono dedicare più tempo alla conoscenza e alla
frequentazione di sé. Perché ciascuno di noi è per se stesso l’amico più
fedele. Più fedele dei fan, più fedele dei follower, più fedele anche di chi
nella vita ci accompagna e che domani potrebbe imboccare un’altra via. E allora
“conosci te stesso”, come diceva l’oracolo di Delfi, e realizza te stesso
“secondo misura” onde evitare di oltrepassare il limite e procurarti la tua
rovina. Ma soprattutto non lasciarti incantare e sedurre dal rumore del mondo,
che cessa non appena si chiude il sipario.
umbertogalimberti@repubblica.it – Donna di
La Repubblica – 3 novembre 2018 -
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