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martedì 20 novembre 2018

Lo Sapevate Che: Dove nasce il Pensiero...


Un tempo spesso affrontato riguarda il rapporto tra chi scrive libri di saggi o romanzi e libri scritti o letti. È l’autore che li crea o sono libri che ha letto a creare lo scrittore? La risposta più frequente e apparentemente ovvia è che sia l’autore a creare i libri, ma c’è un’altra risposta: sono i libri a creare l’autore: mentre tu scrivi i personaggi ti prendono la mano e ti conducono dove essi vogliono e questo anche quando non sono romanzi ma personaggi, ma soltanto idee e pensieri- Un insieme, di idee si sviluppa automaticamente, ti trascina in avanti e tu ne sei affascinato e lo segui. Sembra impossibile questa sorta di incrocio tra creato e creatore che riguarda (così sembra) la letteratura narrativa o filosofica. Ma a guardar bene concerne perfino la scienza matematica e la fisica teorica. Fu Montaigne a porre il problema, Cartesio a cercare di definire con il pensiero che lo rese un creatore indimenticabile: “Cogito, ergo sum”. Dopo molto tempo fu Einstein che dopo numerosi studi formulò la teoria sulla relatività. Le sue equazioni erano matematicamente perfette ma del tutto prive dopo Arthur Eddington scattò una serie di fotografie durante un eclisse di sole.  Da quelle osservazioni l’equazione di Einstein risultava confermata: la perfetta formula matematica che certificava appunto la relatività. Ricorderò Infine l’intervento divertente ma molto significativo di Diderot quando racconta che un pomeriggio, seduto su una panchina del parco del Palais Royal a Parigi, cominciò a porsi il problema di che cosa fossero i suoi pensieri, da dove venissero e perché, dopo averli vissuti scomparissero sostituiti da altri. Mentre meditava su quel tema vedeva anche in fondo a quel parco delle giovani prostitute che seducevano uomini di passaggio e li portavano sotto gli archi soddisfacendo i loro desideri e poi tornando nel parco per accalappiarne altri. Cartesio fondò una frase diventata celebre ma Diderot ne disse un’altra che coglieva una verità da lui direttamente vissuta: “I miei pensieri sono le mie puttane”. In effetti il tema del pensiero è dominante: che ciascuno di noi ne sia consapevole oppure no, noi pensiamo continuamente salvo quando siamo nel culmine di una soddisfazione sessuale o quando il nostro sistema nervoso sia affetto da una malattia mentale che ci getti in uno stato ipnotico. Orgasmo sessuale e ipnosi annullano il pensiero. Ma la domanda che a questo punto diventa incalzante riguarda la natura del pensiero: che cos’è? Da dove viene e come si sviluppa? La risposta è molteplice: nasce dagli istinti, viaggia nel sistema nervoso, ad essere consapevole della sua natura in alcune mappe cerebrali, collegate con quasi tutti gli organi principali del nostro corpo che a loro volta sono collegati e in particolare i reni, il fegato, le arterie, il cuore. L’istinto è la base di partenza ed è presente in tutto il genere animale al quale apparteniamo, ma in nessuno degli altri animali l’istinto si trasforma in pensiero salvo, in forme molto attenuate ed elementari, nei cosiddetti animali “nobili”: il cavallo, il topo, il cane, il gatto, i volatili e i pesci del mare, l’orango e lo scimpanzé dal quale il genere umano discende. Ma rispetto agli altri noi, abbiamo una differenza fondamentale: è l’Io la cui funzione è quella della consapevolezza di esistere e di guidarci e giudicare il nostro operare. L’amore, il dolore, il pentimento, l’odio, l’ambizione, la soddisfazione, l’amicizia, l’intelligenza, la vergogna, sono tutti sentimenti derivanti dall’Io, la cui funzione più importante è quella dell’autocoscienza che è presente in tutto il genere umano ma variabile nella sua intensità. Questa è la natura dei pensieri, la loro origine e la loro funzione. Cartesio lo ha definito con tre parole che dicono tutto ma dovrebbero essere capovolte nella dicitura. Non è “Penso dunque sono” ma piuttosto “Sono, dunque penso”. Può sembrare un gioco di parole che cambiano il soggetto, ma non è un gioco: il soggetto è l’Io (sono) ed è dall’Io che si distingue la nostra specie da tutte le altre.
Eugenio Scalfari – Il Vetro Soffiato – L’Espresso – 18 novembre 2018 -

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