Con un milione e mezzo di copie
vendute in pochi mesi nel 1889 solo nel Regno Unito, e in seguito altri milioni
nel resto del mondo. Tre uomini in barca
(per tacer del cane) fu il bestseller indiscusso dell’ultima parte del
periodo vittoriano. Alla fama e alla ricchezza Jerome Klapka Jerome era
arrivato dopo inutili tentativi di far carriera a teatro e nel giornalismo.
Quell’apprezzatissimo resoconto umoristico di un bizzarro viaggio fluviale sul
Tamigi è molto lontano da La storia di
Anthony John, che Jerome pubblicò nel 1923, quattro anni prima della sua
scomparsa, rimasto inedito in Italia e ora proposto a cura di Armando Rotondi
(Edizioni della Sera, pp 226, euro 16,50). Messi da parte i temi che avevano
fatto il suo successo, Jerome si dedica all’analisi delle dinamiche di classe,
proponendo una sintesi della vita del protagonista e dei forti contrasti
nell’Inghilterra della seconda rivoluzione industriale. Come nota Rotondi in un
ampio saggio introduttivo, Jerome ci accompagna lungo il percorso di Anthony e
si sofferma sui momenti salienti che caratterizzano la sua esistenza - il
matrimonio con la figlia di un baronetto locale e la carriera fino a diventare
un importante imprenditore - portando così la narrazione su due livelli,
romanzo intimo e romanzo sociale. Anthony è un personaggio positivo, una di
quelle persone che vivono con fiducia la religione, ma la sua è una fede basata
sull’amore, lontana dai dogmi delle Chiese. Queste sono anzi viste con sospetto
da Anthony che le considera quasi peccaminose. La Millsborough che fa da sfondo
al libro assomiglia alla Coketown narrata da Charles Dikens in Tempi difficili, o alla Manchester
lercia di cui si occupò Engels per dar conto della rapacità del capitalismo a
beneficio dell’amico Marx. Anthony però, non è un predatore senza scrupoli. Al
contrario, la fede che lo anima lo spinge a sostenere e promuovere possibili
riforme, ad attenuare i contrasti. Con risultati non troppo eclatanti, visto
che sono in pochi capitan d’industria disponibili a seguirlo. Anche se il suo
pionieristico tentativo di mutare lo stato delle cose cambia Millsborough per
sempre. Composto seguendo lo schema classico di romanzo di formazione che aveva
caratterizzato la grande stagione della letteratura inglese nel corso
dell’intero Ottocento, LA STORIA DI
Anthony John è segnato in maniera profonda dalla religiosità dell’ultimo
Jerome e si colloca tra i romanzi della rivoluzione industriale che, a partire
da Dickens, permeano la cultura del Regno Unito durante l’intero periodo
vittoriano. Gli elementi di socialismo senza dubbio presenti segnalano un
inconsapevole legame con Edmondo De Amis, mettendo in luce sotterranee
corrispondenze tra diverse sensibilità in un’Europa in una fase di profondi
mutamenti che videro Jerome battersi sino alla fine per un’utopia destinata a restare
un generoso sogno.
Roberto Bertinetti – Cultura – Venerdì di La Repubblica – 23
novembre 2018 -