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martedì 27 febbraio 2018

Lo Sapevate Che: Sentirsi al sicuro a New York ma non a Bologna...


Consideratemi Un Turista. Nel bene e nel male. Quando rientro in Italia è per periodi brevi, del mio paese ho impressioni veloci, fugaci. Non ho titolo per pontificare sui vostri problemi quotidiani. Però, a volte, i visitatori occasionali scorgono sprazzi di verità. L’estraneo che passa a trovarti a casa tua magari nota quella macchia di umidità sul muro che tu non vedi più, perché ci sei abituato. L’ultima volta ho fatto un piccolo giro d’Italia in due settimane, fra tournée teatrale e dibattiti sul mio nuovo libro. Praticamente ogni sera ero in una città. L’unica dove sono passato più volte, per comodità di collegamenti, è Bologna. Come accade per chi fa teatro, spesso rientravo a tarda sera. L’hotel era davanti alla stazione. Ed è lì che il vostro turista di passaggio ha raccolto le impressioni. Per me Bologna non è una città qualsiasi. Quando ero ventenne era la nostra “capitale rossa”, la vetrina del Pci, un modello di buona amministrazione esportabile a livello nazionale e studiata all’esterno. Di volta in volta per me è stata anche la città di Umberto Eco e Lucio Dalla; vi ho stretto tante amicizie; vado spesso a presentare i miei libri alla Coop-Ambasciatori con Romano Montroni (il “libraio d’Italia”). La vedo capitale di una regione altamente tecnologica che esporta nel mondo. Con l’inaugurazione di Fico (la cittadella delle gastronomie regionali) si è data un nuovo polo d’attrazione, valorizzando le eccellenze nel cibo. Rimane giovane grazie alla popolazione studentesca ricca di storia e sede di una università più antica della Sorbona. Si capisce che il mio giornale l’abbia scelta per tenerci i festival Repubblica delle Idee. Che tristezza, però, il quartiere della stazione di sera. Squallore, disagio, paura. L’area è desolata, inquietudine, mal frequentata. Piccola delinquenza e spaccio. Immigrati clandestini. E poca presenza di polizia (è la situazione di tante stazioni d’Italia grandi e piccole, lo so, ma parlo di Bologna per le ragioni di cui sopra). Dov’è lo Stato? Lì, la sua assenza è evidente. Il contrasto con la città dove abito per me è sconcertante. A New York non riesco a passeggiare due minuti senza incrociare tante volanti della polizia, più pattuglie di agenti a piedi, o a cavallo nel caso di Central Park. Le divise che rappresentano lo Stato sono ovunque. Forse anche troppo? Mi sono abituato a vivere in una metropoli “militarizzata”? Sarà. Però almeno vedo a cosa servono le tasse che pago. E mi sento sicuro. Le statistiche confermano che la criminalità è crollata: New York che fu una città pericolosa quando la visitavo a vent’anni, oggi ha bonificato quasi tutti i quartieri, e ogni turista lo sente. Che lo Stato abbia il controllo del territorio, è evidente e palpabile. D’accordo, abbiamo avuto l’11 settembre, e ancora di recente qualche terrorista islamico è tornato a colpire. Da questo punto di vista la mia percezione è illusoria? Forse New York è meno sicura di Bologna se si guarda ai “grandi rischi”. Eppure per la vita quotidiana, l’atmosfera che si respira quando si va al lavoro tutti i giorni, si accompagnano i figli a scuola, si esce con gli amici la sera tardi, la sensazione è diversa. Senti che lo Stato si occupa di proteggere i cittadini, a Bologna in certe zone e in certe ore ti chiedi se lo Stato esista. Sono due città storicamente” di sinistra”: New York ha votato democratico per il 70%. Però un pezzo della sinistra americana ha imparato questa lezione: la cultura della legalità, la tutela dell'ordine pubblico, non sono valor di destra. Anzi, quando una città si sente insicura, i più angosciati sono i meno abbienti; non quelli che circolano a bordo di limosine con l’autista.
Federico Rampini – Opinioni – Donna di La Repubblica – 17 febbraio 2018 -

1 commento:

  1. Io preferisco ritenermi libero di andare a spasso senza polizia, né a cavallo, né al volante...
    Ma io sono per la democrazia e per la libertà e non per la difesa della proprietà che sconfina nel terrorismo psicologico...

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