Sono passati quasi quarant’anni da
quando il virus del vaiolo è stato eradicato, ma uno studio pubblicato sulla
rivista Plos One da un virologo
dell’Università di Alberta, David Evans, rischia di riportare pericolosamente
indietro l’orologio. La ricerca mostra come sintetizzare un virus molto simile,
quello del vaiolo equino, a partire da pezzi di Dna del virus ordinati su
internet. Abbiamo chiesto al virologo il motivo di una simile ricerca. “Indizi
storici, negli scritti di Jenner, e genetici – un’analisi del Dna del più
antico ceppo virale usato per il vaccino del vaiolo pubblicata nell’ottobte
2017 su Science – suggeriscono che Jenner
abbia sviluppato il suo vaccino dai cavalli e non dalle mucche” spiega Evans.
“Così abbiamo voluto sintetizzare il virus del vaiolo equino per vedere se
potesse offrire un’alternativa ai vaccini per il vaiolo umano. Uno scopo
secondario era trovare un modo migliore per costruire nuovi virus da usare per
altri vaccini e come antitumorali”. Una spiegazione che non convince molti: “È
vero che oggi probabilmente non useremmo più il Vaccinia virus – che ha eradicato il vaiolo – per sviluppare un
nuovo vaccino e ne cercheremmo uno con meno effetti collaterali. Ma c’è già
un’alternativa valida, il Vaccinia virus
modificato Ankara, ed esistono grandi riserve di Vaccinia virus originale da impiegare in caso di attacco
bioterroristico osserva Stephan Becker, virologo dell’Università di Marburgo.
“Il problema è che ora si potrebbe usare il procedimento descritto da Evans per
sintetizzare il virus del vaiolo umano. Ho l’impressione che gli autori dello
studio, che pure sono affermati virologi, non abbiano valutato bene i rischi”.
Oltretutto i benefici sono dubbi. “Non ci sono prove che un vaccino costruito
con il virus del vaiolo equino sarebbe più efficace di quelli già esistenti. E
poi nessun governo ha chiesto lo sviluppo di nuovi vaccini per il vaiolo” dice
Thomas Inglesby della Johns Hopkins University di Baltimora. “Oggi la maggior
parte delle persone non sono più vaccinate contro questa minaccia, quindi c’è
molta poca immunità: condurre questa ricerca è stato un errore”. Evans ha anche
dichiarato di aver voluto dimostrare che ricostruire il virus è possibile.
“Nessuno ha mai sostenuto il contrario” obietta Inglesby. “E imbarcarsi in una
ricerca che crea nuovi rischi, molto alti, solo per far vedere che questi
rischi sono reali, è un azzardo”. “Capisco le obiezioni”, replica Evans.
“Tuttavia sia gli Stati Uniti che la Russia insistono che le loro riserve del
virus del vaiolo non dovrebbero essere distrutte, perché, dicono, servono a
studiare vaccini. Ma se nuovi vaccini non servono più, perché li stanno studiando?”.
Giuliano Aluffi – Scienze – Il Venerdì di La Repubblica – 18
– febbraio 2018 -
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