Etichette

giovedì 15 febbraio 2018

Lo Sapevate che: La bellezza di noi vecchi...

Essere vecchi può rendere invisibili, e infatti in strada giovinetti sognanti ti urtano e ti fanno cadere, spaventandosi più di quanto spaventino noi. Però basta un bastone, e anche il più corrucciato dei taxisti si precipita a fornire un gradino mobile e a spingere dentro, dal sedere, il corpo in difficoltà. Al portentoso recente Festival di Sanremo ha avuto un successo commosso tra i giovani una ballerina ultraottantenne in calze a rete e volto dipinto di marrone, però, si teme, come fenomeno tipo gallina con due teste; molti spettatori che seguono la più che rubizza gara semicanora, da quando era ancora radiofonica, non hanno apprezzato. Per settimane, di sera, Rai 3 ha trasmesso Non ho l’età, intendendo il contrario dell’antica canzone che diede la celebrità all’adolescente Gigliola Cinquetti, oggi settantenne: giusto l’età minima per il primo incontro delle felici coppie protagoniste delle storie (il meno giovane 94)
Ma la riscoperta dell’esistenza degli anziani che se la spassano non si ferma qui. Abbonda in documentari, film e fiction (Lievito madre, Le nostre anime di notte, Grace and Frankie), libri (A spasso con i centenari, Il buon vecchio sesso fa paura), convegni (Invecchiamento di successo ad Alba), mostre (Aging Pride a Vienna, nudi di vecchi e vecchie, compresi autoritratti), teatro (La scortecata di Emma Dante per Spoleto). L’idea televisiva di Francesco Siciliano, regista e attore, figlio dello scrittore Enzo, pareva del tutto balzana e per questo fu subito accettata: bisognava sfatare la antipatica certezza che il maschio italiano anche di età estrema pensi di meritarsi solo ventenni, e che la nostra televisione non immagini l’esistenza di donne (tranne qualche terremotata) ultraquarantenni, obbligando le sue star d’epoca a continui deliranti restyling. Bisognava trovare signore normalmente settantenni, non inutilmente travestite da ragazze, anche grasse e con rughe, bramate dai coetanei sino alle nozze o almeno convivenze. Sorpresa, ma non per i lettori di Questioni di cuore: l’Istat segnala una gran vivacità tra gli over e ancor di più tra gli over-over, che quotidianamente incontrano altre persone e in qualche modo se la spassano. Più gli ultrasettantacinquenni che chi si è appena affacciato al dirupo della mezza età: questo comprensibile soprattutto per le signore, che dopo probabili esperienze noiose o crudeli cercano la pace e scoprono il piacere della solitudine. Per poi trovarla noiosa e crudele, e rimettersi in pista.

In un Paese dove ci si sposa sempre meno per mettersi insieme e poi darsela a gambe, pare ci sia un clamoroso boom di matrimoni tra settuagenari, pari negli ultimi cinque anni al 55%. Del resto noi vecchi siamo una bella folla: più di 4 milioni gli ottantenni, e i ragazzi del ramo, gli ultrasessantacinquenni, 13,5 milioni. Ma a parte le storie d’amore raccontate ogni sera da Non ho l’età, scovate in ogni fascia sociale, nelle grandi città e nei paesini, questo tipo di trasmissione è rassicurante, amabile, ci ricorda che l’Italia vera non è quella orribile dell’informazione anche politica e soprattutto televisiva, carica di ferocia e negatività: la bellezza dei luoghi, la tenerezza di coppia, le vite che hanno conosciuto lutti, vedovanze, abbandoni, figli, solitudini, ma anche speranza, i ricordi della innocenza anni ’50, di certe povertà impensabili, dei nostri migranti in Belgio, della segregazione femminile, della voglia di ricominciare sempre, nella realtà, tra più o meno coetanei, uniti dalle stesse canzoni, dagli stessi ricordi generazionali, dallo stesso bisogno di compagnia, rassicurazione, una parvenza d’amore. Impressionante nelle storie, la quantità di mogli e mariti, precedenti, morti di cancro.

Commovente la scoperta di quanto i vecchi, in un tempo in cui si smania per prolungare una sfinita giovinezza, possano essere rasserenanti, fisicamente belli di una loro serena bellezza data proprio dagli anni: i capelli bianchi e la pancetta degli uomini, l’irrinunciabile vanità delle donne ben vestite e ben pettinate, con le loro vite di prima in altri luoghi, con altre persone, con altri dolori e speranze. E che ci riprovano, mai avviliti, mai vinti. Le case ordinate, la torta nel forno, le chiacchiere sul divanetto, il caffè in vestaglia, la mano nella mano, la passeggiata in piazza, un bacio veloce sulla bocca, la vita; Angelo e Giovanna, Maria Vittoria e Renzo, Eugenio e Daniela. Vecchi insieme, e l’amore è una scusa.


Natalia Aspesi – La Repubblica – 15 febbraio 2018 -

Nessun commento:

Posta un commento