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giovedì 15 febbraio 2018

Lo Sapevate Che: I Ragazzi che scompaiono dalla scuola ricompaiono nei clan...

Dal Questore, dal procuratore generale, dagli operatori sociali viene rilasciato l’allarme per l’elevato numero dei minori arruolati dai clan, coinvolti, a vari livelli, in azioni criminose e vittime di ferimenti e ammazzamenti. Sono i ragazzi cacciati, o comunque non accolti dalla scuola. Da oltre 15 anni è praticamente caduto “l’obbligo scolastico”. È impressionante il numero dei ragazzi e delle ragazze che, dopo la scuola media, scompaiono dal sistema scolastico, diventando territorio di possibile reclutamento dei clan. Maledettamente malata di esasperato intellettualismo (praticabile a mio parere da non più del 10% della nostra gioventù, la scuola italiana non accoglie e non coltiva, quando non discrimina e non espelle le infinite altre forme di intelligenza di cui sono titolari le persone nel proprio percorso esistenziale, ed è sostanzialmente incapace di coltivare le emozioni, la creatività, le relazioni personali e social, fondamentali per la formazione di una salda identità. Per togliere i giovani dalle grinfie dei clan e del crimine bisogna organizzare e finanziare una scuola dell’”inclusione” della valorizzazione di tutte le intelligenze, di tutte le esistenze, una scuola che non “sprechi” nessun ragazzo, ma che dia a ciascuno la possibilità concreta di realizzarsi seguendo i propri percorsi.
Francesco Tanzi  tanzifrancesco39@gmail.com

Chi Mi Scrive è il Preside di un Istituto Professionale per i Servizi Alberghieri che nel gennaio 2005 ha inviato alla Gazzetta del Mezzogiorno un suo intervento che ora invia a me. Ho dovuto drasticamente tagliarlo per ragioni di spazio, limitandomi a enunciare succintamente gli argomenti, letti i quali, constato che a distanza di 13 anni la scuola non si è fatta minimamente carico dei problemi così bene evidenziati in questa lettera. 1.L’obbligo scolastico sembra esista solo sulla carta perché di fatto, ci informa il Preside a proposito della città di Bari, dopo la scuola media un numero significativo di ragazzi e ragazze non frequenta più le aule scolastiche. Arrivano i carabinieri a imporre ai genitori la frequenza e tutto finisce lì. Domanda: la scuola non ritiene che questo sia un suo problema al quale occorre porre rimedio, o ritiene che sia sufficiente aver segnalato la cosa ai carabinieri per non aver più alcuna responsabilità. 2. La scuola italiana, ci informa sempre il Preside, è malata di intellettualismo, accademismo, formalismo. Domande: la scuola si ritiene esonerata dal coltivare l’educazione emotiva degli studenti, la loro creatività, la socializzazione che sono fattori essenziali per la formazione della propria identità e per fornire un saldo ancoraggio alla concretezza della vita? 3. Malata di “intellettualismo formale”, la scuola italiana finisce con l’educare solo l’intelligenza logico-matematica, trascurando le altre forme di intelligenza come quella manuale, musicale, artistica, spaziale, corporea, psicologica, su cui ha tanto insistito il famoso cognitivista Howard Gardner nel suo libro Formae mentis. Saggio sulla pluralità dell’intelligenza (Feltrinelli). Domanda: i ragazzi con queste diverse intelligenze non sono condannati dalla nostra scuola all’insuccesso a seguito di bocciature, ripetenze, e alla fine abbandono scolastico? 4. Infine, a partire dalla “Riforma Moratti”, scrive il Preside, si è verificata un’eccessiva “liceizzazione” della nostra scuola, con conseguente marginalizzazione degli istituti tecnici e professionali degli istituti tecnici e professionali. Domanda: non crede la scuola che sia necessario strutturare e caratterizzare meglio gli istituti professionali, onde evitare di allontanare dalla scuola una gran massa di giovani che, per indole o per disinteresse, non riescono a stare al passo di una cultura di stampo liceale che si pretende anche negli altri indirizzi scolastici? A me paiono considerazioni molto significative, che un’autentica riforma della scuola dovrebbe tener presente. E in particolare. 1. Obbligo scolastico per tutti per almeno dieci anni. 2. Affiancare all’istruzione intellettuale l’educazione emotiva, senza la quale nessuna scuola è davvero formativa. 3. Curare le diverse intelligenze e orientarle in percorsi scolastici davvero differenziati, e non con delle semplici variante rispetto al modello liceale. E tutto questo per evitare l’abbandono scolastico, dal momento che in Italia siamo al 15% di dispersione scolastica rispetto al 10% della media europea, e al 35% di abbandono scolastico da parte di studenti che hanno iniziato le scuole medie superiori. Questi numeri devono preoccupare perché la dispersione e l’abbandono scolastico sono un pericolo anche per la democrazia, perché il sistema democratico funziona se la popolazione è istruita e, quando è chiamata a scegliere, sa valutare chi dice il vero e chi mente.

umbertogalimberti@repubblica.it – Donna di La Repubblica – 3 febbraio 2018 -

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