Dal Questore, dal procuratore generale, dagli operatori sociali viene rilasciato
l’allarme per l’elevato numero dei minori arruolati dai clan, coinvolti, a vari
livelli, in azioni criminose e vittime di ferimenti e ammazzamenti. Sono i
ragazzi cacciati, o comunque non accolti dalla scuola. Da oltre 15 anni è
praticamente caduto “l’obbligo scolastico”. È impressionante il numero dei
ragazzi e delle ragazze che, dopo la scuola media, scompaiono dal sistema
scolastico, diventando territorio di possibile reclutamento dei clan.
Maledettamente malata di esasperato intellettualismo (praticabile a mio parere
da non più del 10% della nostra gioventù, la scuola italiana non accoglie e non
coltiva, quando non discrimina e non espelle le infinite altre forme di
intelligenza di cui sono titolari le persone nel proprio percorso esistenziale,
ed è sostanzialmente incapace di coltivare le emozioni, la creatività, le
relazioni personali e social, fondamentali per la formazione di una salda
identità. Per togliere i giovani dalle grinfie dei clan e del crimine bisogna
organizzare e finanziare una scuola dell’”inclusione” della valorizzazione di
tutte le intelligenze, di tutte le esistenze, una scuola che non “sprechi”
nessun ragazzo, ma che dia a ciascuno la possibilità concreta di realizzarsi
seguendo i propri percorsi.
Francesco Tanzi
tanzifrancesco39@gmail.com
Chi Mi Scrive è il Preside di un Istituto
Professionale per i Servizi Alberghieri che nel gennaio 2005 ha inviato alla
Gazzetta del Mezzogiorno un suo intervento che ora invia a me. Ho dovuto
drasticamente tagliarlo per ragioni di spazio, limitandomi a enunciare
succintamente gli argomenti, letti i quali, constato che a distanza di 13 anni
la scuola non si è fatta minimamente carico dei problemi così bene evidenziati
in questa lettera. 1.L’obbligo scolastico sembra esista solo sulla carta perché
di fatto, ci informa il Preside a proposito della città di Bari, dopo la scuola
media un numero significativo di ragazzi e ragazze non frequenta più le aule
scolastiche. Arrivano i carabinieri a imporre ai genitori la frequenza e tutto
finisce lì. Domanda: la scuola non ritiene che questo sia un suo problema al
quale occorre porre rimedio, o ritiene che sia sufficiente aver segnalato la
cosa ai carabinieri per non aver più alcuna responsabilità. 2. La scuola
italiana, ci informa sempre il Preside, è malata di intellettualismo,
accademismo, formalismo. Domande: la scuola si ritiene esonerata dal coltivare
l’educazione emotiva degli studenti, la loro creatività, la socializzazione che
sono fattori essenziali per la formazione della propria identità e per fornire
un saldo ancoraggio alla concretezza della vita? 3. Malata di “intellettualismo
formale”, la scuola italiana finisce con l’educare solo l’intelligenza
logico-matematica, trascurando le altre forme di intelligenza come quella
manuale, musicale, artistica, spaziale, corporea, psicologica, su cui ha tanto
insistito il famoso cognitivista Howard Gardner nel suo libro Formae mentis. Saggio sulla pluralità dell’intelligenza
(Feltrinelli). Domanda: i ragazzi con queste diverse intelligenze non sono
condannati dalla nostra scuola all’insuccesso a seguito di bocciature,
ripetenze, e alla fine abbandono scolastico? 4. Infine, a partire dalla
“Riforma Moratti”, scrive il Preside, si è verificata un’eccessiva “liceizzazione”
della nostra scuola, con conseguente marginalizzazione degli istituti tecnici e
professionali degli istituti tecnici e professionali. Domanda: non crede la
scuola che sia necessario strutturare e caratterizzare meglio gli istituti
professionali, onde evitare di allontanare dalla scuola una gran massa di
giovani che, per indole o per disinteresse, non riescono a stare al passo di
una cultura di stampo liceale che si pretende anche negli altri indirizzi
scolastici? A me paiono considerazioni molto significative, che un’autentica
riforma della scuola dovrebbe tener presente. E in particolare. 1. Obbligo
scolastico per tutti per almeno dieci anni. 2. Affiancare all’istruzione
intellettuale l’educazione emotiva, senza la quale nessuna scuola è davvero
formativa. 3. Curare le diverse intelligenze e orientarle in percorsi
scolastici davvero differenziati, e non con delle semplici variante rispetto al
modello liceale. E tutto questo per evitare l’abbandono scolastico, dal momento
che in Italia siamo al 15% di dispersione scolastica rispetto al 10% della
media europea, e al 35% di abbandono scolastico da parte di studenti che hanno
iniziato le scuole medie superiori. Questi numeri devono preoccupare perché la
dispersione e l’abbandono scolastico sono un pericolo anche per la democrazia,
perché il sistema democratico funziona se la popolazione è istruita e, quando è
chiamata a scegliere, sa valutare chi dice il vero e chi mente.
umbertogalimberti@repubblica.it – Donna di La Repubblica – 3 febbraio
2018 -
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