All’ultimo duello televisivo tra
Angela Merkel e Martin Schulz, secondo un amico tedesco, l’unica differenza è
che il secondo aveva la barba. Il lungo abbraccio nella Grosse Koalition degli
antichi rivali, Cdu e Spd, sembra aver stancato entrambi gli elettorati e i
democristiani perfino più dei socialisti. Ma la perdita di senso, prima che di
consenso, dell’Spd, la secolare quercia del socialismo europeo, la madre ormai
pallida di quella straordinaria creatura che fu lo Stato sociale, lascia senza
parole. In Germania è accaduto in fondo quanto già visto in tutta Europa, ma
soltanto il voto nel cuore dell’impero poteva chiarire il passaggio storico in
atto. Non è finita la storia, è morta la sinistra. Non stanno vincendo le
destre, scompare la socialdemocrazia. Del resto, spostando lo sguardo
oltreoceano, era chiaro che non aveva vinto Donald Trump, ma perso Hillary
Clinton. Tutto il resto è secondario, accessorio. La sopravvivenza di governi
conservatori comunque in declino, l’avanzata dei populismi, il risorgere di
fantasmi nazionalisti e separatisti, la spettacolare meteora di movimenti “né
di destra né di sinistra” come i 5 Stelle o En Marche, che potrebbero svanire
con la stessa velocità con la quale si sono affermati. Sono soltanto turbolenze
della politica che spaventano ma non cambiano la rotta, provocate dal
gigantesco vuoto d’aria a sinistra. In dieci anni i socialisti si sono
dimezzati in Germania, Spagna e Austria, quasi estini in Francia, Grecia,
Ungheria e Polonia. Hanno perso elettori nei ceti popolari e fra i giovani, una
crisi irreversibile. Molti elettor rimasti votano più il ricordo di un passato
glorioso che un presente insignificante. Sotto i trent’anni moltissimi li
considerano uguali ai conservatori: saranno tutti qualunquisti? In Germania la
Spd ha governato 17 degli ultimi vent’anni, da sola o con la Cdu, contribuendo
a un boom economico fondato tuttavia su bassi salari e demolizione dei
contratti nazionali. In ultimo perfino la Bce ha criticato la politica dei
salari tedeschi più di quanto abbia fatto l’Spd e infatti Merkel, che vorrebbe
togliersi al più presto di torno Draghi, corteggia Schulz per un’altra grande
coalizione. La sinistra storica europea non sembra aver perso soltanto l’anima,
il sogno o l’utopia, ma finanche una minima funzione critica, ossessionata dal
governo per il governo, il potere per il potere, dal vincere a ogni costo che
poi si traduce in realtà nel perdere senza onore, dopo aver sposato le parole
d’ordine dell’avversario. Nessuno oggi capisce il rifiuto di Schulz a una nuova
alleanza con Merkel: perché rimanere all’opposizione se erano d’accordo su
tutto?
Curzio Maltese – Contromano – Il Venerdì di La Repubblica – 6
ottobre 2017 -
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