Un Mio Amico d’infanzia, anche lui un Federico, è
tornato dalla Via Francigena trasformato. Ex manager internazionale, subiva una
difficile transizione verso il prepensionamento. Settimane di cammino dei
pellegrini lo hanno rilanciato verso una nuova vita, che vuole dedicare al
volontariato. Un altro amico e collega, Arturo, sta facendo proprio adesso il
cammino dai Pirenei francesi a Santiago di Campostela. Ho capito a distanza che
anche per lui è un’esperienza trasformatrice. Non vedo l’ora che torni a New
York per raccontarmi. Sono bombardato da testimonianze e messaggi simili. Un
esercito silenzioso cresce di anno in anno, lunghi sentieri sconfinati. In
Europa, in America, riscopriamo in tanti un esercizio antico. Alcune amiche e
amici sono partiti da soli, e tutti mi hanno detto la stessa cosa: in
quell’esperienza la solitudine non è un problema, se la cerchi la trovi e
nessuno ti disturba, altrimenti sarai subito abbracciato da una comunità di
camminatrici e camminatori. Con regole semplici e chiare, di rispetto per
l‘altro. Accade anche qui. L’Empire State Trail è il percorso più vicino a dove
abito: 1.200 km di pista-sentiero dal cuore di Manhattan fino al Grande Nord
canadese. Segue la vallata boscosa del fiume Hudson fino ai monti Adirondacks,
poi un segmento alternativo unisce le città di Albany e Buffalo . La
realizzazione di questa nuova opera è anche la conseguenza della crescente
popolarità dei due sentieri storici più famosi. La East Coast aveva già il suo
percorso selvaggio: l’Appalachian Trail, tutto interno agli Stati Uniti.
All’estremo Sud parte dal monte Springer, in Georgia: il capolinea
settentrionale è il monte Katahdin, nel Maine. In tutto, 3.524 km attraverso
foreste e paesaggi naturali quasi vergini; solo occasionalmente c’è qualche
passaggio per cittadine, strade asfaltate o terreni agricoli. A Walk in the
Woods. A spasso nel bosco, è il film che qualche anno fa venne dedicato
all’Appalachian Trail, con Robert Redford e Nick Nolte. Ancora più famoso e
celebrato sia dalla letteratura sia dal cinema è il Pacific Crest Trail,
all’estremo opposto degli Stati Uniti. E’ forse il più lungo tracciato di
montagna, un sentiero per escursioni dalle dimensioni smisurate, superiori a
quelle della Via Francigena. A differenza del pellegrinaggio verso Santiago di
Campostela, la cresta sul Pacifico è “solo” un’esperienza di contatto con la
natura. Selvaggia, incontaminata, grandiosa e spettacolare. Da un capo
all’altro sono 4,265 chilometri dal Messico al Canada attraversando gli Stati
di California, Oregon e Washington. Percorre deserti, costeggia i ghiacciai
della Sierra Nevada, le foreste di sequoie giganti, i vulcani del Cascade
Range. Il Pacific Crest Trail, pur immenso e solitario, attira più
frequentatori. In parte è merito di un libro e di un film. Il primo, Wild (edito in Italia da Piemme), è
l’autobiografia di Cheryl Strayed, scrittrice di Minneapolis. A 26 anni, per risollevarsi
da vari shock psicologici (la morte della madre, la tossicodipendenza, il
divorzio), partì dal deserto del Mojave e seguì il Pacific Crest Trail per
1.800 km, un’odissea di quasi cento giorni. Il suo bestseller è finito sullo
schermo nel 2014, protagonista Reese Witherspoon: altro successo di pubblico.
Migliaia di donne americane si sono messe sulle tracce di Cheryl Strayed.
L’incontro più frequente lungo quei sentieri meravigliosi è con donne sole, in
cerca di esperienze forti, che compiono n viaggio iniziatico per superare
traumi, riflettere sulla propria esistenza, proiettare nuove direzioni di vita.
Avremmo tutti bisogno di staccare per un pò, e sottoporci al grande cammino
nella natura, Per capire cosa stiamo perdendo, per raccogliere le idee, per
darci la forza di reagire finché siamo in tempo.
Federico Rampini- Opinioni – Donna di La Repubblica – 14
ottobre 2017 -
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