La politica rischia di soccombere
sotto i colpi di quella fiducia invocata proprio per salvare la politica
stessa. Roba che farebbe rivoltare nella tomba Giulio Andreotti, perché il Pd è
riuscito dove nessuno poté prima, rovesciare il celebre detto” Meglio tirare a campare
che tirare le cuoia”. Qui si tirano le cuoia convinti di tirare a campare.
Importa poco come sia andata a finire in Aula. E poco le polemiche e i presidi
dei giorni scorsi. Importa poco che il governo abbia tenuto o non tenuto. Ciò
che importa è il graffio che lo scontro a colpi di fiducia sulla legge
elettorale lascia sulla pelle della democrazia. Quello faremo fatica a coprirlo
con del maquillage elettorale. Il bello è che sarebbe bastato portare la
legislatura a una dignitosa conclusione. Consegnare al Paese la bozza di
riforma elettorale come il topolino partorisce da una montagnola, il Monte
Citorio, che altro non era in grado di partorire. Con la sobrietà di una classe
dirigente che si rimette al giudizio di un Paese che non si fida di lei. No,
perché nemmeno questo si può nell’Italia delle promesse a sei zeri e dei fatti
a zero. È tale il convincimento che l’abuso di regole riesca dove le regole da
sole non bastano, a fermare cioè l’avanzata della protesta, che la politica
scafata a parole e ingenua nei fatti ci casca pure sul Rosatellum, un ghirigoro
italico con nome scritto in latino. Nel solito tentativo di mascherare dietro
il neutro della lingua dei Cesari, il neutro politico dell’oggi, il nostro
vagare né avanti, né indietro. Ciò che colpisce non è dunque l’esito finale. Né
le polemiche. È che ci siamo stupiti. Stupidi di come siamo sempre stati. È
questo caos il finale giusto, capace di far deflagrare quel che resta del
centrosinistra e di aiutare proprio i Cinque stelle adesso che sembravano
normalizzarsi. E utile a mostrarci qui dalla terra la cometa Pisapia, che ha
lampeggiato in cielo meno del tempo che si sta a pronunciarne il nome. Tutto
talmente scontato da farci pensare che non sia vero. Nemmeno il Palazzo –
ripetiamo dentro di noi – può essere così lontano dalla gente da non rendersi
conto che è meglio perdere con le regole della democrazia, piuttosto che
vincere con la forza, anzi la forte debolezza di chi esercita lo strumento
della fiducia dove non andrebbe mai utilizzato: riscrivere le regole del gioco.
Una scelta che presenterà alla sinistra un conto salato. E creerà un precedente
inquietante, perché sfonda il guard rail della prassi parlamentare in un punto
critico, quello dove il pilota Paolo Gentiloni colui che passò per essere la
panacea contro il populismo e rabbia, nulla può contro il più antidemocratico
degli abusi: l’abuso di democrazia. Poco importa il fatto tecnico, la fiducia
usata come ariete per portare a casa qualche modifica al proporzionale uscito
dalla Consulta. Quel che pesa è il vulnus politico: il Pd prova a forzare sulla
legge elettorale, cioè sull’armatura esteriore che dovrebbe favorire le
alleanze alle politiche 2018, perché in cuor suo sa di non essere in grado di
far nascere quelle alleanze da dentro, aggregando cioè al nucleo dei
democratici chi condivide. pur con dei distinguo – la natura del progetto. Ecco
che come topolini, appunto, finiamo per rovistare nella Costituzione. Siamo
alla ricerca di soluzioni arrangiate, il Paese alle destre. Il Pd sembra non
capire che l’algoritmo elettorale, anche se scritto meglio, si trasforma in
flusso di voti e in maggioranza di governo, solo se nasce dentro le regole
comuni, senza sospetti, senza equivoci. Se i cittadini non provano questa
sensazione, la nuova legge si rivolterà contro l’inventore come un
Frankenstein. E anziché aggiustare il Consultellum e aumentare la
rappresentanza, scaverà un nuovo solco fra politica e antipolitica. È l’errore
più grossolano che avrà l’effetto di rafforzare Grillo e dividere ancora di più
la sinistra. Perché così si spegne il nucleo già intermittente del progetto
originario. Che se non è più un partito, deve restare almeno democratico. Come
scrissero dieci anni fa su quel simbolo.
Tommaso Cerno – L’Espresso – 15 ottobre 2017 -
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