Il
4 febbraio 1991 la band pubblicava il disco numero 14, l’ultimo del frontman,
che l’Aids si sarebbe portato via il 24 novembre dello stesso anno. All’epoca
le sue condizioni di salute non erano note, ma i brani parlavano per lui
Il 4 febbraio 1991 usciva Innuendo,
ambizioso quanto straordinario album dei Queen,
reduci allora dal successo di A Kind Of Magic e The
Miracle. Nessuno di noi, all’epoca, poteva saperlo, ma sarebbe stato
l’ultimo lavoro della band con Freddie
Mercury. Il frontman, infatti, veniva a mancare il 24 novembre
dello stesso anno. Leggendo tra le righe dei testi, viaggiando nell’atmosfera
di quelle tracce e osservando attentamente le immagini dei video si potevano,
però, già cogliere gli indizi della malattia. Il senso di paura per la morte è
presente in tutto il disco.
Chi
ha visto Bohemian Rhapsody, il film di Bryan
Singer dedicato ai Queen, potrebbe pensare che Freddie Mercury abbia confessato
ai compagni di essere sieropositivo prima del Live Aid, nel
1985.In realtà, è accaduto più tardi. Quando la sieropositività, scoperta nel
1987, è diventata AIDS conclamato, nel 1989, l’artista è stato costretto a
condividere il suo stato di salute. Era novembre, le registrazioni di Innuendo – iniziate
a marzo – entravano nel vivo per continuare durante tutto il 1990. Il disco
sarebbe dovuto uscire alla fine di quell’anno, ma le condizioni di Mercury
hanno costretto a posticipare l’uscita a febbraio del 1991.La salute del
cantante è stata tenuta nascosta ai media, anche se, durante un’apparizione ai
Brit Awards del 1990, qualcuno ha cominciato a porsi il problema. Tutto questo
influirà sui testi e sulle atmosfere dell’album, intriso di malinconia, ma
anche pieno di momenti energici.
Così
è stato subito definito Innuendo.
Di sicuro per le sue caratteristiche: una lunga suite (sei minuti e mezzo)
composta da vari movimenti che mescola hard rock, flamenco, operetta e
progressive rock, in un andirivieni tra generi che spiazza continuamente. Il
tema principale, dall’andamento di un bolero, è nato da una jam session tra Brian May, John
Deacon e Roger Taylor.
Freddie Mercury ha aggiunto la parte della melodia e il testo, completato poi
da Taylor. Ma la scintilla che ha reso Innuendo un
brano unico è arrivata per caso: Steve
Howe, il chitarrista degli Yes, si trovava nello studio di
registrazione e Freddie lo ha invitato a suonare una parte. Howe ricorda che
gli è stato suggerito di fare qualcosa alla Paco De Lucia, e così il flamenco irrompeva
nella canzone, per poi lasciare spazio a un bridge dal sapore di musica
classica: quando la voce di Freddie intonava le parole “You can be all you want to be” partiva
un coro da operetta. E poi ritornava la chitarra di Brian May con un potente
assolo hard rock. Canzone eclettica e multiforme, alla sua uscita è stata
accompagnata da un
video altrettanto sorprendente. Realizzato in stop-motion con
figure di plastilina, è stato ambientato in un cinema dove scorrevano
sullo schermo spezzoni di vecchi video della band. I quattro musicisti sono
stati rielaborati secondo vari stili: Mercury secondo quello di Leonardo da
Vinci, May degli incisori Vittoriani, Taylor di Jackson Pollock e Deacon di
Pablo Picasso. Si dice che il titolo della canzone, “insinuazione”, fosse dedicato
alla stampa, che aveva iniziato a diffondere illazioni sulla salute di Mercury.
Dopo una notte di
bevute
I’m Going Slightly Mad, il brano più teatrale e folle del disco
(influenzato dal commediografo inglese Noël Coward), è uno dei segnali più
forti di ciò che stava capitando a Freddie Mercury con la confessione e la
voglia di esorcizzare la malattia . “Sto impazzendo lentamente, alla
fine è successo”. Si diceva che la demenza potesse
essere uno degli effetti collaterali dell’AIDS e l’arista provava a
esorcizzarla: sopra una cupa e ossessiva base di tastiere elettroniche,
lui rideva della sua stanchezza e della sua malinconia. Non solo nel pezzo,
nato dopo una notte di bevute: anche nel video (struggente) la condizione di
Mercury si rendeva evidente. Girato in bianco e nero, il volto del cantante,
nonostante il trucco pesante, risultava emaciato. “Quando registrammo il video di Slightly
Mad*, Freddie era completamente andato. Di norma, sotto la luce, tutti hanno
molto caldo. Freddie aveva degli scaldini all’interno dei vestiti che
portava”, *si legge nella biografia di Mercury. I quattro musicisti erano
agghindati come in un’esibizione da teatro
dell’assurdo: Brian May aveva un becco da pinguino, Roger
Taylor un bollitore da tè in testa e guidava un triciclo, John Deacon indossava
un cappello da jolly, come un buffone di corte, e Freddie Mercury – in guanti
bianchi e scarpe a punta – sfoggiava prima una parrucca e poi un casco di
banane in testa, mentre in scena si aggirava un gorilla.
I still love
you
È These
Are The Days Of Our Lives la confessione a cuore aperto di
Freddie Mercury, anche se è stata scritta da Roger Taylor pensando ai figli che
crescevano. Ma, dopo la scomparsa del frontman, la canzone ha acquistato un
significato diverso. È stata l’ultima registrata normalmente dai quattro Queen.
Semplice, dolce e dolente, partiva con il ritmo di conga e percussioni.
Le parole “Someday I’ll be there to remind you that I still love you, I
still love you” e “un giorno ci sarò per ricordarti che ti amo
ancora, ti amo ancora” suonavano come un ideale testamento. Il video?
Ancora più struggente. Era il maggio del 1991 e Mercury attraversava la
fase terminale della malattia: non riusciva quasi più a camminare, e
rimaneva immobile per quasi tutta la clip, che, girata a colori, è stata virata
in bianco e nero proprio per rendere meno evidenti i segni della malattia (nella versione originale si notano molto di
più). Eppure Freddie voleva che venisse documentata, che ne
restasse testimonianza. Nell’ultima sequenza, dopo aver guardato in macchina,
alzava gli occhi al cielo e sorrideva sereno, per scomparire dopo aver detto ai
suoi fan “I Still Love You” (“Vi amo ancora”).
The Show
Must Go
Ma
lo spettacolo deve andare avanti. Freddie Mercury voleva così. E allora, The Show Must Go On,
forse il brano più famoso di Innuendo,
con cui si chiudeva il disco. Un altro ideale testamento dell’artista. In
realtà non è stato scritto da lui, bensì da Brian May, che è riuscito davvero a
raccontare il mondo attraverso gli occhi di Mercury. Enfatico, epico, intenso,
il pezzo The Show
Must Go On si reggeva su quattro accordi solenni e incalzanti
di tastiere. È entrato subito nella storia ed è stato oggetto di numerose riletture (famosissima
quella nel musical di Baz Luhrmann Moulin
Rouge!, interpretata da Nicole Kidman e Jim Broadbent). È stato
May a realizzarne una demo, raggiungendo vette altissime nel punto di “On with the show”: le
aveva cantate in
falsetto e non credeva fosse possibile farle a voce piena.
Ma Mercury, buttati giù due bicchieri di vodka, ne è stato capace. Non è riuscito invece a girare il
video, che è stato confezionato come un’antologia di immagini
della band.
Ricordati di
me
Tutte
queste canzoni non sono state mai suonate dal vivo dai Queen con Freddie
Mercury. Il gruppo, infatti, si era ritirato dalle scene dopo il tour di A Kinf Of Magic. La
prima occasione per sentirle live sarebbe
stato il Freddie Mercury Tribute,
ovvero il concerto andato in scena a Wembley il 20 aprile del 1992.A
cantare Innuendo,
con i tre Queen rimasti, è stato Robert
Plant con l’aggiunta di alcune citazioni di Thank You e Kashmir dei Led
Zeppelin. Non è stato un caso: Mercury aveva confidato a Plant di aver scritto
il testo di Innuendo proprio
pensando ai Led
Zeppelin. These Are The
Days Of Our Lives è stata interpretata da
George Michael e Lisa Stansfield, The
Show Must Go On da Elton John. Ma lo show di Freddie
Mercury e dei Queen non si sarebbe fermato lì: lo spettacolo doveva andare
avanti e così è stato.
https://www.wired.it/play/musica/2021/02/04/queen-30-anni-innuendo-ultimo-album-freddie-mercury/
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