Il barbiere di Siviglia di Gioachino Rossini andò in scena per la prima volta il 20 febbraio 1816, al teatro Argentina a Roma, e fu probabilmente il fiasco più colossale e clamoroso di tutta la storia dell’opera lirica.
Pare davvero incredibile, visto che
Il Barbiere di Siviglia è un’opera magnifica, uno dei
capolavori del melodramma italiano; di Rossini è la sua opera più celebre,
quasi sinonimo di Rossini stesso. Come mai dunque tanta avversità?
Quando iniziò a comporre il Barbiere
di Siviglia, Rossini aveva poco più di vent’anni, ma era già un
musicista affermato; benché attivo sulle scene operistiche da poche stagioni,
il suo genio lo aveva portato già alla fama con Tancredi e L’Italiana
in Algeri, due opere di grande successo.
Nel 1815 il famoso impresario Domenico Barbaja affidò a
Rossini la direzione dei Teatri Reali di Napoli: il San Carlo e il
Fondo. Ma grazie ad una clausola, Rossini aveva licenza di allestire opere anche
nei teatri di altre città d’Italia.
E infatti di lì a poco, nel dicembre del
1815, il duca Francesco Sforza-Cesarini, impresario del Teatro
Torre Argentina di Roma, gli commissionò un’opera inedita da inserire nel
cartellone per la stagione di Carnevale del 1816. Rossini pensò allora di
proporre un nuovo adattamento del Barbiere di Siviglia, celebre
commedia francese Beaumarchais.
L’omonima opera originale in prosa su
cui si basa Il barbiere di Siviglia appartiene a Pierre
Caron de Beaumarchais (1732 – 1799). Essa fa parte di una trilogia di
opere che comprende: Le barbier de Seville, Les noces de Figaro (reso
celebre dalla stupenda opera lirica di Mozart), La mère coupable.
Queste opere narrano le vicende dello stesso gruppo di personaggi (il conte
d’Almaviva, Rosina, Figaro, Don Bartolo, Susanna, ecc).
Tutte inutili precauzioni!
Ai tempi di Rossini il Barbiere
di Siviglia era già stato oggetto di varie versioni operistiche, tra
le quali spiccava senz’altro quella di Giovanni Paisiello, un
monumento vivente della scuola napoletana; il suo Barbiere di Siviglia,
benché fosse stato composto 34 anni prima (1782), era al tempo ancora
molto celebre e considerato un modello, un punto d’arrivo
insuperabile.
Per evitare di offendere il
maestro Paisiello, ancora vivente, Rossini, prima di accingersi a
comporre un remake della sua opera chiese il suo permesso, e
l’ottenne. Inoltre, per evitare di dare l’impressione di voler rivaleggiare con
lui, decise di mettere un titolo diverso all’opera; non la chiamò quindi ‘Il
barbiere di Siviglia’, ma ‘Almaviva , o sia l’inutile precauzione’,
proprio per differenziarla dall’illustre predecessore. Poi raccomandò a Cesare
Sterbini, il librettista, di riversificarla completamente
e di aggiungervi delle situazioni nuove; insomma, l’opera doveva essere diversa
da quella di Paisiello.
Sterbini, autore che aveva curato anche
il libretto della sua opera immediatamente precedente, Torvaldo e
Dorliska, terminò il libretto per la fine di gennaio 1816, e Rossini,
appena una ventina di giorni dopo, già aveva pronte le seicento pagine di
musica che formano l’opera: questa velocità portentosa dice
già molto del genio di Rossini! Anche se bisogna dire che per fare presto,
spesso si aiutava ‘riciclando’ delle musiche che aveva già composto in
precedenza (i suoi famosi ‘auto-imprestiti’).
“La
Commedia del Signor Beaumarchais intitolata, Il Barbiere di Siviglia, o sia l’inutile precauzione si
presenta in Roma ridotta a dramma Comico col titolo di Almaviva, o sia l’inutile precauzione all’
oggetto di pienamente convincere il pubblico del sentimenti di rispetto e
venerazione che animano l’Autore della Musica del presente Dramma verso il
tanto celebre Paisiello che ha già trattato questo soggetto sotto il primitivo
suo titolo.
Chiamato
ad assumere il medesimo difficile incarico il Signor Maestro Gioacchino
Rossini, onde non incorrere nella taccia d’ una temeraria rivalità
coll’immortale autore che lo ha preceduto, ha espressamente richiesto che
il Barbiere di Siviglia fosse
di nuovo interamente versificato,
e che vi fossero aggiunte parecchie nuove situazioni di pezzi musicali, che
eran d’altronde reclamate dal moderno gusto teatrale cotanto cangiato
dall’epoca in cui scrisse la sua musica il rinomato Paisiello.
Qualche
altra differenza fra la tessitura del presente Dramma , e quella della Commedia
Francese sopraccitata fu prodotta dalla necessità d’introdurre nel soggetto
medesimo i Cori, sia perché voluti dal moderno uso , sia perché indispensabili
all’effetto musicale in un Teatro di una ragguardevole ampiezza. Di ciò si fa
inteso il cortese pubblico anche a discarico dell’Autore del nuovo Dramma, il
quale senza il concorso di sì imponenti circostanze non avrebbe osato
introdurre il più piccolo cangiamento nella produzione Francese già consagrata
dagli applausi teatrali di tutta l’Europa”.
Nonostante
tutte le precauzioni suddette, creare un nuovo Barbiere di Siviglia dopo quello del Paisiello si
rivelò veramente un’impresa temeraria e rischiosa. Perché? Ora lo vedrete.
Rossini
era entusiasta del Barbiere:
gli si presentava un’ottima occasione per offrire al pubblico una commedia brillante musicata in modo magistrale.
Al teatro Argentina poteva infatti disporre di un’orchestra competente, e di
bravi interpreti.
INTERPRETI:
Nel ruolo del Conte d’Almaviva figura lo spagnolo Manuel García, uno dei maggiori
tenori dell’epoca, nonché capostipite di una prestigiosa dinastia canora (è
padre di Maria Malibran, Pauline Viardot e Manuel García figlio); Rosina è il
contralto bolognese Geltrude
Righetti-Giorgi, coetanea e amica di Rossini, che l’anno dopo
sarà la prima protagonista di Cenerentola. Nei panni di Figaro canta invece uno
fra i più quotati buffi cantanti in circolazione: Luigi Zamboni. Per Don Bartolo c’era
il bravissimo buffo parlante Bartolomeo
Botticelli; poi c’erano Zenobio Vitarelli (Basilio), Elisabetta Loyselet
(Berta) e Paolo Bigelli (Fiorello).
Un complotto
Nonostante gli ottimi interpreti e le
migliori premesse, purtroppo la prima del Barbiere di Siviglia di Rossini al
teatro Argentina, il 20 febbraio 1816, fu fischiata sonoramente dal
pubblico.
I primi segnali di ostilità si udirono non appena Rossini fece il suo ingresso
in teatro per dirigere l’opera seduto al cembalo, come era consuetudine. Il
pubblico trovava ridicolo il suo abbigliamento, un completo nuovo color
nocciola. Poi, per tutta la rappresentazione, più che la musica si
udirono urla, schiamazzi, un chiasso tremendo che alla fine
degenerò in una rissa.
A quanto pare fu tutto un complotto:
quella sera tra il pubblico c’erano infatti molte persone pagate per
fischiare l’opera di Rossini e fargli fare fiasco. I mandanti potrebbero
essere stati anche più di uno, perché diverse erano le persone che avevano
interesse ad affossare quest’opera, chi per un motivo e chi per un altro:
- Giovanni Paisiello: poco
prima aveva musicato un’altra riduzione dell’opera di Beaumarchais e
temeva la nuova opera a firma Rossini; non si sentiva tanto sicuro di
poter superare un confronto con il giovane compositore.
- L’impresario del Teatro Valle: temeva
la concorrenza del teatro Argentina, da cui era distante pochi metri.
Grande era la concorrenza artistica tra i due teatri. Torvaldo e
Dorliska, sempre di Rossini, era stata rappresentata al Valle meno due
mesi prima ( il 26 dicembre); perciò dava fastidio che un’opera dello
stesso autore trionfasse dopo così poco tempo nella ‘tana del nemico’.
- Domenico Barbaja, l’impresario
che aveva affidato a Rossini la direzione dei teatri di Napoli: per Napoli
Rossini aveva composto molti titoli ed era ben retribuito. Ma dopo l’Elisabetta
d’Inghilterra, Rossini va a Roma e la cosa preoccupa Barbaglia (che
rescinda il contratto?). Barbaglia, non potendo permettersi di rinunciare
a Rossini, avrebbe avuto anche lui motivo di fomentare contestazioni e
tumulti contro l’opera messa in scena, sperando che un fiasco facesse
tornare Rossini a Napoli.
Incidenti di scena
Oltre alla forte contestazione del
pubblico che fischiava e inveiva contro Rossini e l’orchestra, quella sera
all’Argentina si verificò una serie mirabolante di incidenti in scena,
con ogni probabilità anch’essi ‘creati ad arte’ da qualcuno che aveva interesse
a boicottare l’opera.
- Il tenore Garcia, nel ruolo di Almaviva, stava
intonando l’aria Se il mio nome saper voi bramate, per la
quale si era stabilito che si accompagnasse suonando lui stesso la
chitarra in scena; purtroppo proprio in quel momento si
strapparono le corde della sua chitarra. Rossini allora tentò di
soccorrerlo gridando al violoncellista dell’orchestra di fare un arpeggio
in pizzicato, ma invano, perché il violoncellista rimaneva a fissarlo
senza capire l’ordine.
- Don Basilio entrando in scena incespicò su un
asse mal fissato e cadde a terra rompendosi il naso, che
sanguinò copiosamente per tutta la sua performance.
- Nel secondo atto entrò improvvisamente un gatto
nero in scena che fece fuggire per lo spavento la soprano
Geltrude Righetti-Giorgi, provocando l’ilarità generale.
Il povero Rossini assistette a
tutto questo amareggiato e impotente. Alla fine della rappresentazione,
quando più alti si levarono i clamori del pubblico, egli si alzò in piedi in
mezzo ai colleghi dell’orchestra e applaudì ostentatamente gli interpreti, ringraziandoli
per la buona volontà che avevano dimostrato. Il pubblico allora inveì
ulteriormente gridando ‘Abito nocciola si fa beffe di noi!’ e la contestazione
diventò una vera e propria rissa.
Tanto fu il clamore che la soprano
Geltrude Righetti-Giorgi qualche tempo dopo scrisse anche un piccolo opuscolo
in difesa di Rossini.
Riscatto e trionfo
Per fortuna il
riscatto fu immediato e già dalla seconda sera, senza
‘disturbatori’, il pubblico applaudì entusiasta quella nuova opera. Purtroppo
Rossini non assistette a quel trionfo, perché temendo che si potesse verificare
una rissa anche durante la seconda rappresentazione, quella sera preferì
barricarsi nella sua stanza. L’impresario, quando lo raggiunse per comunicargli
che lo spettacolo era stato un grande successo, lo trovò addormentato; gli
chiese di vestirsi e di andare a ringraziare il pubblico, ma lui si
rigirò e rispose ‘Al diavolo il pubblico!’
Evidentemente ancora doveva smaltire la delusione della Prima. In effetti
Rossini, pur ostentando indifferenza, era un uomo molto sensibile e soffrì
molto di quella prima, come dimostra anche la lettera che scrisse alla
madre:
“Ieri sera andò in scena la mia opera e
fu solennemente fischiata o che pazzie che cose straordinarie si vedono in
questo paese […]. Vi dirò che in mezzo a questo la musica è bella assai e
nascono di già sfide per la seconda recita dove si sentirà la musica, cosa che
non accadde ieri sera mente dal principio alla fine non fu che un immenso
sussurro che accompagnò lo spettacolo….”
Il compositore continuò la lettera
giorni dopo, quando potè dare notizie migliori:
“Io vi scrissi che la mia opera fu
fischiata, ora vi scrivo che la suddetta ha avuto un esito più fortunato mentre
a la seconda sera e a tutte le altre recite date non hanno che applaudita
questa mia produzione con un fanatismo sudicibile facendomi sortire cinque o
sei volte a ricevere applausi di un genere tutto novo e che mi fece piangere di
soddisfazione.”
Oggi pensare a quella prima all’Argentina fa più che altro sorridere,
perché il Barbiere di Rossini conobbe un trionfo
imperituro che tutt’ora non si spegne. Il suo Barbiere di
Siviglia eclissò completamente quello di Paisiello, che tra l’altro
morì, settaseienne, meno di quattro mesi dopo della prima del Barbiere rossiniano.
Il titolo ‘Il barbiere di Siviglia‘ venne dato
all’opera di Rossini in una rappresentazione di Bologna che avvenne qualche
mese dopo, a settembre 1816, e vi rimase per sempre.
Tradotta in decine di lingue, Il
barbiere di Siviglia è una delle opere più rappresentate in
assoluto.Tra i suoi estimatori ci furono anche antirossiniani come Berlioz e
Schumann, nonché i nemici giurati dell’opera italiana come Beethoven e
Wagner.
Se questa storia può insegnarci
qualcosa, è che quando un lavoro artistico è di qualità sublime, arriverà
sicuramente a conquistare il suo pubblico, anche a dispetto di chi cerca di
impedirlo con mezzi sleali.
FONTI:
- Wikimusic – Il Barbiere di Siviglia: Guido
Zaccagnini racconta la prima del Barbiere di Siviglia.
- Altre fonti già citate nella Scheda dell’opera del Barbiere di Siviglia
https://semprelibera.altervista.org/gioachino-rossini/barbiere-di-siviglia/la-disastrosa-prima-del-barbiere-di-rossini-tra-fischi-schiamazzi-e-incidenti-di
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