Ormai giunto alla mezza età, Robert Alexander
Watson-Watt – discendente del più celebre James Watt, inventore della macchina
a vapore – dispera di poter emulare l’antenato per fama e posizione economica.
La svolta della sua vita arriva quando un addetto del Ministero dell’aviazione
inglese gli chiede se è possibile distruggere un aereo inviandogli contro
radioonde come fossero missili. Allo scoppio della seconda guerra mondiale
mancano ancora tre o quattro anni, ma il governo britannico già teme che
l’espansione tedesca sfoci in un conflitto. Watson-Watt, che è un fisico
radiofonico, comprende immediatamente che approfondire questo discorso lo
può agevolare nella carriera grazie alle sue conoscenze. Certo, al contrario
dell’addetto al ministero è ben conscio che le radioonde non possono
distruggere un aereo, ma si chiede che cosa può fare per soddisfare quella
richiesta e inizia a immaginare come possano essere sfruttati meglio gli
effetti delle onde radio sulla carlinga metallica di un aereo in volo.
Nato il 13 aprile 1893 a Brechin, in Scozia, Robert
Watson-Watt studia allo University College di Dundee (allora parte dell’università
di St Andrews) e subito dopo trova lavoro come meteorologo, utilizzando le onde
radio per localizzare i temporali dalla base della Royal Aircraft a
Farnborough, nell’Hampshire: è il 1915 e il 22enne Watson-Watt utilizza già la
tecnologia radio per avvertire gli aviatori. Dopo aver sposato il 20 luglio
1916 Margaret Robertson – figlia di un disegnatore e dalla quale divorzierà non
molto tempo dopo – Watson-Watt è aiutato dal collega ricercatore Arnold
Frederic Wilkins con il quale inizia ad approfondire l’argomento.
Le radioonde sono ondulazioni di un campo magnetico
che non hanno praticamente alcun effetto su molti materiali, ma la cosa cambia
quando si parla di metalli, i cui atomi hanno legami molto forti vicino al
nucleo ma più labili con gli elettroni periferici. Questi materiali riflettono
l’onda che così torna indietro e il segnale di ritorno permette di identificare
oggetti per i quali altri tipi di emissioni (come il suono o la luce visibile)
non risulterebbero efficaci. Misurando il tempo tra la trasmissione
dell’impulso e il ritorno dell’eco è possibile stabilire la distanza a cui si
trova il bersaglio, dato che la rapidità a cui si propaga l’impulso
elettromagnetico è nota: la velocità della luce.
Watson-Watt sa che indirizzando le radioonde verso un
aereo metallico in volo, non si ottengono effetti particolari sugli elettroni
vicino al nucleo del metallo, ma i miliardi di elettroni periferici vengono
messi in violenta oscillazione e così diventano miliardi di ricetrasmettenti.
In parole semplici, le onde inviate contro un aereo in volo hanno l’effetto di
trasformarlo in un’antenna ricetrasmittente che nulla e nessuno può occultare.
E così nel febbraio 1935, quando ha 43 anni,
Watson-Watt scrive un rapporto sul rintracciamento degli aerei con i sistemi
radio, documento che attira l’attenzione di un comitato che si occupa di difesa
aerea, diretto da Sir Henry Tizard. Watson-Watt dimostra la fattibilità della
sua teoria in un test con una radio a onde corte, usata per rilevare un
bombardiere, e viene nominato sovrintendente della stazione di ricerca di
Bawdsey vicino a Felixstowe, nel Suffolk, sotto il Ministero dell’aviazione.
Watson-Watt si rende conto che riferire rapidamente i
risultati del rilevamento radar al comando dell’aviazione militare è una
componente essenziale per raggiungere il successo contro gli attacchi degli
aerei nazisti. Per farlo, dà vita a un team che a Bawdsey sviluppa quella che
diventerà la cosiddetta “filter room” con il compito di interpretare i dati
grezzi in arrivo dagli strumenti e trasmetterli al Fighter Command.
Il sistema integrato delle stazioni radar – noto come
“Chain Home” e “Chain Home Low” – e il fattivo contributo interpretativo degli
esperti nella filter room diventano subito il fattore determinante che porta
alla vittoriosa difesa della Gran Bretagna durante la battaglia d’Inghilterra.
Le informazioni tempestivamente trasmesse al Fighter Command permettono di
rilevare rapidamente l’attacco della Luftwaffe, consentendo una immediata
reazione della Royal Air Force.
Nasce in questo modo il radar, anche se in realtà il
termine viene coniato solo nel 1941 come acronimo di “radio detecting and
ranging” cioè rilevazione e localizzazione con radioonde. Del resto, nel 1935 a
Watson-Watt e alla nazione, più che dare un nome alla scoperta, interessa
intercettare il nemico e realizzare il maggior numero possibile di stazioni
ricetrasmittenti funzionanti. Ben presto l’aviazione tedesca – qualunque sia la
direzione e la destinazione dell’attacco – viene inspiegabilmente intercettata
dai velivoli della RAF ancor prima che i velivoli nazisti arrivino in vista
delle coste britanniche.
Watson-Watt dopo la vittoriosa resistenza nei cieli
inglesi, sembra abbia affermato “la Gran Bretagna è ridiventata un’isola”. Il
contributo del radar alla difesa del Paese durante la seconda guerra mondiale è
stato un fattore importante per la vittoria finale e visto che Watson-Watt è
stato responsabile sia degli esperimenti iniziali per dimostrare la praticità
tecnica dello strumento, sia del lavoro di sviluppo che trasforma l’idea in un
progetto completo, gli viene assegnato il titolo di baronetto e in seguito, nel
1952, è premiato con 52 mila sterline esentasse dalla “Royal Commission on
Awards to Inventors” del governo britannico. Anche gli Stati Uniti riconoscono
il suo contributo assegnandogli la medaglia al merito.
Sempre nel 1952, Watson-Watt si risposa in Canada con
Jean Wilkinson, ma la donna lo lascia presto vedovo, morendo nel 1964. Tornato
a vivere in Scozia, a 74 anni Watson-Watt chiede la mano di Katherine Trefusis
Forbes, sua collega negli anni della battaglia d’Inghilterra e fondatrice della
“Women’s Auxiliary Air Force” che forniva le operatrici per la sala radar. I
due si sposano 1966 e vivono insieme tra Londra e la Scozia fino al 1971,
quando la donna muore. Watson-Watt le sopravvive di due anni, fino al 1973,
quando a sua volta muore, a 81 anni a Inverness, dove entrambi sono sepolti.
Il
radar è ora utilizzato soprattutto per scopi civili per mantenere i passeggeri
al sicuro, rilevando la traiettoria di volo di ogni aereo commerciale del
mondo. (Marco Belletti)
https://www.italiastarmagazine.it/scienza/non-fate-londa-radar-13448
Nessun commento:
Posta un commento