Benvenuto Cellini nasce il 3 novembre del 1500 a Firenze,
secondogenito di Maria Lisabetta Granacci e di Giovanni, costruttore di
strumenti musicali. Sin da piccolo viene indirizzato dal padre verso la
carriera di musico, con risultati soddisfacenti: Benvenuto, infatti, si rivela
alquanto talentuoso sia nel canto che con il flauto.
All'età di quattordici anni, in ogni caso, viene inviato a
lavorare nella bottega di Michelangelo Brandini, padre dello scultore Baccio
Bandinelli; l'anno seguente si trasferisce nella bottega di un orafo. A soli
sedici anni, tuttavia, è costretto a lasciare Firenze dopo essere stato
coinvolto in una rissa insieme con il fratello Cecchino.
Dopo avere studiato a Bologna e Pisa, avendo come maestro - tra
gli altri - l'orefice Ulivieri Della Chiostra, Benvenuto Cellini è
protagonista di un'altra rissa, che lo obbliga a cercare rifugio a Siena e a
Roma: qui, a nemmeno venti anni, comincia a lavorare nella bottega di Giovanni
de' Georgis.
In seguito - è il 1524 - apre la propria bottega, grazie alla
quale entra in contatto con diversi orefici e artisti fabbricando varie opere.
Nel 1527 prende parte, durante il Sacco
di Roma, alla difesa di Papa Clemente VII e di Castel
Sant'Angelo, contribuendo all'uccisione - con un colpo di archibugio - del
comandante Carlo III di Borbone.
Successivamente, si trasferisce a Mantova, dove è impegnato
nella realizzazione di opere destinate ai componenti della famiglia Gonzaga. Al
1528 risale, per esempio, il "Sigillo del cardinale Ercole Gonzaga",
in argento. Nel 1529 viene richiamato a Roma da Clemente VII, che lo nomina
stampatore ufficiale della zecca pontificia; nello stesso periodo, deve
affrontare la morte del fratello Cecchino, ucciso dopo essere diventato soldato
di ventura.
Rimosso dal ruolo di stampatore dal 1533, Benvenuto Cellini viene
allontanato anche dall'incarico di mazziere (cioè di soldato di scorta del
Pontefice), probabilmente a causa delle voci messe in circolo da Pompeo de'
Capitaneis, un altro orefice di Roma. Cellini uccide Pompeo, timoroso della
possibilità che egli possa attaccarlo dopo la morte di Clemente VII; viene, in
ogni caso, assolto dal nuovo papa, Paolo III.
Deve fare i conti, tuttavia, con il figlio del Pontefice, Pier
Luigi Farnese: giunto al punto di temere per la propria incolumità, scappa a
Firenze, dove ha modo di lavorare presso la corte di Alessandro de' Medici. Nel
frattempo realizza la "Medaglia di Clemente VII", 4 centimetri di
diametro in argento dorato, e scolpisce il "Testone da quaranta soldi di
Alessandro de' Medici".
Tornato a Roma, deve nuovamente fuggire nel 1537: si rifugia,
quindi, a Padova, lavorando per breve tempo al servizio del cardinale Pietro
Bembo, prima di raggiungere la corte di Francesco I in Francia,
dove porta a termine alcune medaglie in bronzo dedicate al re; Oltralpe,
tuttavia, rimane perlopiù inattivo, e non ricevendo alcun tipo di incarico
sceglie di rientrare a Roma. Qui, però, viene accusato di essersi reso
protagonista, durante il Sacco, di alcuni furti, e per questo viene messo in
prigione a Castel Sant'Angelo.
Rimasto per lungo tempo in carcere a causa dei dissidi con il
Papa, riesce a fuggire in Francia, nuovamente alla corte di Francesco: è in
questa occasione che realizza una delle sue più famose opere di oreficeria, la saliera che
rappresenta il mare e la terra, in ebano, oro e smalto.
Al 1545 risalgono il "Levriero" in bronzo e l'inizio
della preparazione del "Busto di Cosimo I de' Medici" in bronzo. Nel
1549, Benvenuto Cellini comincia
a scolpire il "Busto di Cosimo I" in marmo, mentre pochi anni più
tardi conclude il "Perseo che
decapita Medusa" in bronzo
attualmente conservato alla Loggia dei Lanzi di Firenze.
Sempre di questi anni sono anche "Ganimede",
"Apollo e Giacinto" e "Narciso", tutti in marmo, oltre al
"Busto di Bindo Altoviti" in bronzo. Nel 1550 Cellini realizza la
"Fiaschetta" (ferro ageminato in oro e in argento) e comincia la
lavorazione di "Chiave da segreto di forziere", un ferro scolpito,
cesellato e traforato a partire da un monoblocco.
In questo periodo, denunciato da una modella, egli deve
affrontare anche un processo nel quale è accusato di sodomia: nel 1557 viene
condannato a quattro anni di carcere, che vengono poi commutati in quattro anni
agli arresti domiciliari. In questo periodo, scolpisce tra l'altro il
"Crocifisso" attualmente esposto all'Escorial di Madrid.
Complice la privazione della libertà, che lo limita nel fisico e
nella mente, Cellini torna a Firenze - anche a causa dell'antipatia mostrata
nei suoi confronti da Madame d'Etampes - e viene eletto Accademico
nell'Accademia e Compagnia delle Arti e del Disegno nata per iniziativa di
Cosimo I de' Medici nel 1563. Nel frattempo, scrive la sua autobiografia, intitolata "Vita di Benvenuto di Maestro Giovanni Cellini
fiorentino, scritta, per lui medesimo, in Firenze", che viene
completata nel 1566: un capolavoro di narrativa sia per la varietà degli
episodi che vi vengono raccontati, sia per le numerose invenzioni dal punto di
vista del linguaggio.
Negli stessi anni egli porta a compimento altre due opere
letterarie: un "Trattato
dell'Oreficeria" e un "Trattato della Scultura". Benvenuto
Cellini muore il 13 febbraio del 1571 a Firenze: verrà sempre
ricordato come uno degli esponenti più celebri del Manierismo. Tre secoli più tardi il
compositore francese Hector Berlioz gli dedicherà
un'opera semiseria intitolata proprio "Benvenuto
Cellini" (1838).
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