Se la paternità del
dolce rimane un mistero, la donna che la ispirò fu senza dubbio una delle
danzatrici più amate del secolo.
Aveva otto anni quando vide il suo primo balletto. La accompagnava
la mamma, la portò a vedere La
bella addormentata, un classico. E come tutte le bambine prima
di lei, e tutte quelle dopo di lei, rimase incantata dallo spettacolo e decise
che voleva ballare. Ma non tutte le bambine vengono ammesse a soli dieci anni
alla Scuola dei Balletti Imperiali di San Pietroburgo. Le ballerine dell’epoca
erano robuste, muscolose. Lei veniva presa in giro dai compagni, perché aveva
un fisico esangue, malaticcio, veniva da una famiglia di poveri contadini. La
chiamarono “la petite sauvage” e “la scopa”. Ma ad Anna non importava, lei
voleva solo danzare.
Affinò la tecnica, diventò la più brava. Una volta preso il
diploma, arrivarono i ruoli. Il famoso coreografo Marius Petipa si innamorò
della sua fisicità e le diede ruoli prestigiosi, che scrisse per lei. Anna
riuscì a debuttare nel Balletto Imperiale come Coryphée, un ruolo più elevato
rispetto a quello più “semplice” di ballerina di fila.
Lei si chiamava Anna, Anna Pavlova, e non ballò
mai, nemmeno per un giorno, nel corpo di ballo. Lei fu subito grande. Non
poteva confondersi nella massa, la ragazza destinata a cambiare il mondo della
danza, a inventare le scarpette da ballo, a diventare un cigno. Era una
ballerina esile e aggraziata: fu Flora, poi diventò Giselle, acquisendo sempre
più notorietà con il grande pubblico. Interpretò dee e principesse,
sacerdotesse, regine e baiadere. Ballò come la principessa Florine in La bella addormentata nel bosco,
come desiderava da bambina, tutto ritorna.
https://www.harpersbazaar.com/it/cultura/a36074446/anna-pavlova-storia/
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