Tutti in piedi!
Se il severo genitore di Händel, che ricopriva
contemporaneamente le cariche di medico e di stimato barbiere al servizio del
duca di Sassonia nella cittadina di Halle, in Germania, l'avesse avuta vinta,
il giovane George Friderich sarebbe divenuto probabilmente avvocato, invece che
uno dei massimi compositori del XVIII secolo.
Un giorno, infatti, il duca in persona udì casualmente
il piccolo bambino suonare l'organo di una chiesa, e ne rimase tanto
favorevolmente impressionato che indusse padre Haendel, assai restio a
considerare una carriera musicale per il figlio, a concedere al ragazzo di
seguire la sua vocazione musicale e a farlo guidare da un insegnante. Tale era
il suo talento, in effetti, che quando raggiunse il dodicesimo anno di età, il
suo maestro Zachow, organista alla Liebfranenkirche, dichiarò: "il
ragazzo non ha più nulla da apprendere da me".
Georg Friedrich Händel nasce ad Halle, in Sassonia, il
23 febbraio 1685, lo stesso anno dell'altro grande musicista tedesco, il
sommo Johann Sebastian Bach.
Nel 1697 ottiene l'incarico di aiuto organista nella orchestra della cattedrale
di Brandeburgo, ottenendo nel 1702 la nomina a primo organista.
Nello stesso anno si iscrive ai corsi Universitari
della sua città ma nel 1703 si sposta ad Amburgo entrando a far parte, come
violinista, dell'orchestra di Reinhard Keiser musicista che si proponeva di
fondare l'opera nazionale tedesca. L'8 gennnaio 1705 presenta la sua prima
opera "Almira" e il 25 febbraio dello stesso anno rappresenta l'opera
(perduta) "Nero". Nel 1706 parte per l'Italia, rimanendovi tre anni,
visitando Venezia, Firenze, Roma e Napoli. Agli inizi del 1707 risale il suo
arrivo a Roma dove soggiornerà presso le dimore di alti personaggi della corte
pontificia ed entrando in contatto con alcuni artisti appartenenti
all'accademia dell'Arcadia. Queste influenze lo porteranno a scrivere alcune
cantate quali "Apollo e Dafne",
"Aci e Galatea" e "Polifemo".
Nel 1707 a palazzo Ottoboni viene eseguito "Il
trionfo del tempo e del disinganno", commissionata dal cardinale Pamphili,
e diretta da Arcangelo Corelli che, nella pasqua del 1708 a palazzo Ruspoli
dirigerà anche "La resurrezione". Nel 1709 a Venezia scrive, su
libretto di Vincenzo Grimani, l'"Agrippina" che sancisce la consacrazione
di Händel come operista di eccelso valore. Nel 1710 divenne Kapelmeister alla
corte di Hannover. Nello stesso anno visita, per la prima volta Londra dove il
24 febbraio 1711 rappresenta il "Rinaldo" ottenendo un clamoroso
successo.
Era l'inizio di un'attività di operista che durerà
trent'anni, nel corso dei quali produrrà ben trentadue opere. Nel 1713 si
stabilisce definitivamente nella capitale inglese. L'anno seguente, viene
eletto re d'Inghilterra Giorgio I, l'ex elettore di Hannover presso cui aveva
prestato la sua opera negli anni precedenti. Tranne alcuni viaggi nella sua
terra natale, Händel rimane per tutto il resto della sua vita in Inghilterra
diventando uno dei principali personaggi della musica d'oltremanica. Viene
nominato capo della Royal Academy facendo rappresentare con successo opere e
balli al Covent Garden e al King's Theatre.
Nel 1733 rappresenta due oratori "Deborah" e
"Athalia". Dal 1741 si dedica completamente alle composizioni sacre,
principalmente agli oratori producendone, dal 1739 al 1752 ben quattordici tra
cui "Israel in Egypt" e il "Messiah" rappresentato a
Dublino nell'aprile 1742 e contenente il celeberrimo "Alleluia" che,
secondo la tradizione, si ascolta in piedi. Il motivo è da ricercarsi nel
seguente episodio: quando re Giorgio II d'Inghilterra udì per la prima volta il
coro dell'Alleluia del grandioso oratorio, giudicò che il valore della
composizione fosse tale da meritare ch'egli si levasse in piedi e rimasse in
quella posizione, in segno di rispetto, per il resto della durata dell'intero
brano. Ancora oggi, dunque, vige l'uso che il pubblico dei concerti si levi in
piedi quando il poderoso e meraviglioso coro viene eseguito.
Come dice giustamente Giordano Montecchi a pagina 254
del suo "Una storia della musica" (BUR), "[gli oratori di
Handel] Con la loro osmosi fra sacro e profano, di teatralità e musicalità
pura, costituiscono il vertice dello sviluppo settecentesco del genere, nonché
un termine di riferimento obbligato per la successiva storia dell'oratorio e della
futura musica sinfonico-corale. Ancora nell'Ottocento, da Haydn a Beethoven,
a Mendelssohn,
a Brahms,
nessuno potrà fare a meno di guardare agli oratori di Handel che per la loro
vigorosa drammaturgia e la straordinaria incisività della scrittura
strumentale, belcantistica e polifonico-vocale costituiscono un serbatoio di
prorompente inventiva".
Il coro spesso è lo straordinario protagonista di
molti momenti, dai gruppi statuari più maestosi alle dolcezze pastorali più
seducenti; Handel plasma il materiale corale con tale abilità da renderlo
capace di impersonare e incarnare tutto: il narratore, lo spettatore e l'attore
in prima persona, con una varietà di combinazioni, una scioltezza di modi che
da solo basterebbe a rendere immortale il genio di Haendel.
Da ricordare il fatto che quello che è probabilmente
il più grande compositore di tutti i tempi, Ludwig Van Beethoven,
teneva in grandissima considerazione Handel, tanto da metterlo in cima alla
lista dei "colleghi" preferiti.
Dal 1751, quasi completamente cieco, è costretto, per
comporre, a dettare le sue opere agli amici più fidati. Muore a Londra il 14
aprile 1759, all'età di 74 anni.
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