Si celebra il centenario
di Giulio Ruffini con la mostra "L’epica popolare e l’inganno della modernità"
Eventi a Ravenna
A pochi giorni dalla
riapertura dei musei, il Museo Civico delle Cappuccine di Bagnacavallo annuncia
il primo importante progetto espositivo del 2021 che viene dedicato a una delle
figure che più hanno contribuito a dare un volto e un’identità alla Romagna
attraverso l’arte: Giulio Ruffini. La mostra "Giulio Ruffini. L’epica
popolare e l’inganno della modernità" (1950-1967) apre al pubblico giovedì
18 febbraio e resta aperta fino al 2 maggio. E' il primo di una serie di
appuntamenti espositivi che si svolgeranno nel corso dell’anno in diverse città
della regione per celebrare il centenario della nascita dell’artista, scomparso
nel 2011.
La mostra bagnacavallese,
curata dal direttore del museo Diego Galizzi, ripercorre i primi anni della
lunga carriera del pittore di origine bagnacavallese, quelli che vanno dalla
sua formazione presso la scuola di arti e mestieri di Luigi Varoli fino al
1967, un anno “cruciale” per Ruffini, un passaggio che cambierà il successivo
corso del suo percorso artistico portandolo verso una poetica introspettiva,
tutta giocata sulla memoria e sulla nostalgia.
Il percorso espositivo
costruito al museo di Bagnacavallo riunisce per la prima volta, offrendoli alla
diretta esperienza dei visitatori, i dipinti che più hanno caratterizzato
questo periodo. Sono più di settanta le opere presenti in mostra, provenienti
da decine di collezioni pubbliche e private, tra le quali spiccano la Pietà per
il bracciante assassinato (1952), opera vincitrice del Premio Suzzara che ha
dato a Ruffini notorietà a livello nazionale, la superba Crocifissione del 1954
di marcato stampo guttusiano, e i tre dipinti con i quali l’artista ha
partecipato alla XXVII Biennale di Venezia.
La mostra vuole presentare al
pubblico l’arte di Ruffini prima del cambiamento avvenuto nel 1967, un’arte
attenta al quotidiano e al sociale che si forma come diretta espressione della
sua terra e delle sue radici. "In queste opere – commenta il curatore
Diego Galizzi – prende vita la Romagna delle campagne e dei braccianti,
restituita con uno sguardo da documentazione diretta e partecipe, uno sguardo
potremmo dire “militante”, appassionato, dal sapore diverso rispetto a quello
un po’ da rivisitazione nostalgica che caratterizzerà le sue immagini dei
decenni successivi. Mai come in questi anni – prosegue Galizzi - il suo
personale racconto popolare riesce a ritagliarsi un ruolo di primo piano nelle
dinamiche dell’arte nazionale, in particolar modo nell’ambito dei fermenti
neorealisti dei primi anni Cinquanta".
Uno degli aspetti più
interessanti della mostra bagnacavallese è la messa in luce di uno dei volti
forse meno noti dell’artista, quello di ricercatore instancabile, a cui a un
certo punto della sua carriera non basta più la descrizione del “suo” mondo attraverso
i codici figurativi della fedeltà al vero, ma sperimenta altre vie, che lo
portano a misurarsi con linguaggi più aggiornati come quello dell’informale,
tenendo però al centro della sua attenzione l’uomo e la sua dignità,
rivendicandone i diritti e allo stesso tempo facendosi carico dei suoi
patimenti, delle angosce e dei soprusi imposti dalla nascente civiltà
industriale.
Ingresso gratuito. La mostra
resta aperta al pubblico fino al 2 maggio con i seguenti orari: da lunedì a
mercoledì ore 15-18; giovedì ore 10-12 e 15-21; venerdì ore 10-12 e 15-19.
Chiusa sabato, domenica e festivi. Gli orari potrebbero estendersi anche
al fine settimana nel momento in cui le disposizioni anti-Covid lo
consentiranno.
https://www.ravennatoday.it/eventi/bagnacavallo-centenario-giulio-ruffini-mostra-epica-popolare-inganno-modernita.html
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