Il 20 marzo del 1800 è
una data molto importante per la scienza e per l’umanità perché in quel
giorno Alessandro
Volta (Como 18 febbraio 1745 - 5 marzo 1827) presentava alla
comunità scientifica e al mondo, l’invenzione
della “pila”,
progetto realizzato sul finire del 1799 nella sua residenza di Lazzate di Como.
La realizzazione della
pila sancì l’epilogo di un lungo e acceso confronto-dibattito che
nell’ultimo decennio del 1700 interessò l’intera comunità scientifica e che,
alla fine, vide Alessandro Volta protagonista in opposizione alle
teorie del fisico e anatomista Luigi
Galvani (Bologna 1737 - Stato Pontificio 1798) interessato
all’elettricità biologica e alle sue applicazioni. Nel 1791, infatti, Galvani
pubblica il saggio scientifico "De
viribus electricitatis in motu musculari commentarius" sulla scoperta dell'elettricità
animale attraverso il sistema nervi-muscoli che subito
suscitò un gran clamore e l'interesse di numerosi scienziati, tra i quali il
fisico dell'Università di Pavia Alessandro
Volta. Alla base della teoria di Galvani vi erano gli studi e
gli esperimenti condotti sui fluidi delle rane. Volta, pur plaudendo
inizialmente alle teorie, ben presto rifiutò l’ipotesi di un'elettricità
specifica del mondo animale alla quale opponeva quella del ruolo dei conduttori
(metalli e conduttori umidi) come motori dell'elettricità. Per Galvani, le rane
erano generatori di elettricità. Per Volta, le rane erano dei rivelatori
dell'elettricità prodotta nel contatto tra conduttori di specie diversa. Le
diversità d’opinione tra i due scienziati durarono per anni ma sul finire del
1799, Volta indirizzò
una lettera al presidente della Royal Society Sir Joseph Banks nella
quale annunciava alla comunità scientifica internazionale l'invenzione della pila,
il primo generatore artificiale di corrente continua nella storia dell’umanità:
“Questo è un gran passo da me
fatto sulla fine del 1799, passo che mi ha condotto ben tosto alla costruzione
del nuovo apparato scuotente, […]; il quale ha cagionato tanto stupore a tutti
i Fisici; a me grande soddisfazione, ma stupore non molto dopo l’anzi detta
scoperta, che mi promettea bene un tal successo”. La pila era
costituita essenzialmente da una colonna di vari elementi conduttori (dischi di
rame o preferibilmente argento) sovrapposti e alternati che si intervallano con
altrettante componenti di zinco o stagno con in mezzo un liquido con
caratteristiche di ottimo conduttore (es. feltro imbevuto di acqua salata).
Collegando un filo elettrico alle due estremità, si creava un circuito in cui passava corrente
continua generata dalla reazione chimica, senza che questa
fosse caricata prima per mezzo di elettricità estranea. Un disco di rame, il conduttore centrale
e il disco di stagno rappresentavano l'elemento voltaico
nel suo insieme. Il successivo articolo pubblicato sulle pagine della rivista
scientifica Philosophical
Transaction con il titolo On the Electricity excited by the mere Contact of
conducting Substances of different Kinds, in pratica consacrò il
genio dello scienziato comasco, certificandone al contempo la paternità della
pila. L’invenzione della pila e gli studi prodotti, valsero a Volta fama e
onori internazionali. Nel novembre 1801, in una seduta plenaria dell'Institut de France, Volta presentò la “pila” a Napoleone
Bonaparte che, ammirato per l'invenzione, propose
all'Accademia di onorare Volta della medaglia d'oro. Negli tanni tra il
1802-1810, sempre per volere di Napoleone, seguirono altri importanti
riconoscimenti e nomine: membro straniero dell'Institut de France; membro del
Congresso di Lione per la Repubblica Cisalpina; membro dell'Istituto lombardo
di scienze e lettere; membro della Legion d'onore; Senatore del Regno d'Italia
e Conte del Regno d'Italia. Negli anni precedenti l’invenzione della pila,
Volta, dopo avere ricevuto l’incarico di Soprintendente e Reggente alle Regie
Scuole di Como, mise a punto la sua prima notevole invenzione: l’elettroforo perpetuo costituito
da un disco con un manico perpendicolare idoneo a impugnarlo, in grado di
fornire elettricità senza bisogno di un continuo strofinio, il cui uso entrò
ben presto entrò in tutti i laboratori scientifici europei.
Con la nomina alla cattedra
di Fisica Sperimentale presso il Regio Ginnasio di Como, Volta s’interessò
anche ai gas e nel
1776 scoprì le
caratteristiche e le
potenzialità del metano (bollicine di aria infiammabile
nativa delle paludi), ancor’oggi tra i gas più impiegati nelle svariate
attività umane. Durante gli studi sulle aree infiammabili, costruì una piccola
bombarda, la pistola
elettroflogopneumatica in cui inserire aria infiammabile
mescolata in giusta dose con aria deflogisticata (ossigeno) che potesse
spingere fuori una palla di piombo, proprio come un comune archibugio. Negli
anni tra il 1778-1800 divenne professore di Fisica sperimentale e direttore del
"Gabinetto di fisica" all’Università di Pavia. In quel periodo,
inventò l’elettroscopio
condensatore, strumento di misura estremamente sensibile che
serviva per accumulare al suo interno energia elettrica. Tornato a Como per
vivere gli ultimi anni in compagnia della famiglia, Volta morì all’età
di 82 anni, legando
per sempre il suo nome a quello dell’elettricità che nel Volt ha
l’unità di misura della tensione elettrica, unica unità di misura dedicata a un
italiano. La
sua pila diede grande impulso alla fisica e alla chimica
dell’Ottocento e segnò
l’inizio della moderna era dell’elettricità che
rivoluzionò il mondo al punto che Albert
Einstein considerava l'invenzione come la "base fondamentale di tutte le invenzioni
moderne".
http://www.lombardiaquotidiano.com/notizia/alessandro-volta-il-genio-della-fisica-che-220-anni-fa-invent%C3%B2-la-pila
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