Al cinema Il
padrino: Sembrava condannato ad
allungare la lista dei soliti gangster movie, oggi è invece considerato un film
culto del genere e una pietra miliare del cinema. Il padrino fece
entrare il fenomeno "mafioso" tra i colossal di Hollywood senza che
il termine "mafia" venisse pronunciato una sola volta nella
pellicola.
A cavallo tra la fine degli anni Sessanta e
l'inizio dei Settanta il genere gangster non se la passava tanto bene. L'ultimo
significativo tentativo di portare sul grande schermo il crimine organizzato si
era avuto nel 1968 con La Fratellanza, prodotto e interpretato come
protagonista da Kirk Douglas, sotto la regia di Martin Ritt. Un mezzo flop che
la Paramount Pictures cercò di mettersi alle spalle, andando alla ricerca di un
soggetto efficace.
L'attesa fu ripagata l'anno dopo, quando debuttò
nelle librerie statunitensi il romanzo "Il padrino" (titolo
originale The Godfather) dello scrittore italoamericano Mario
Puzo, fino a quel momento sconosciuto al grande pubblico, pur avendo tre
romanzi all'attivo. Il libro ottenne un successo straordinario, vendendo
migliaia di copie anche in Europa (in particolare in Inghilterra, Germania,
Francia e Italia).
I produttori hollywoodiani si resero conto che
era quello che cercavano: non il solito film sulla mafia, tutto pallottole e
sangue, bensì il tragico racconto di un'intera famiglia che mostrava le diverse
facce di Cosa Nostra e che non poteva esaurirsi in una sola pellicola. Il
progetto venne presentato ai grandi nomi della regia dell'epoca, da Sergio
Leone a Peter Bogdanovich, ma tutti declinarono l'invito e la scelta allora
ricadde sull'emergente Francis Ford Coppola.
A dir la verità nemmeno lui era tanto entusiasta
della cosa e alla fine accettò soltanto nella prospettiva di veder finanziata
la sua opera in cantiere, La conversazione, con cui puntava a
raggiungere la fama. E' curioso notare come nessuno dei protagonisti coinvolti
nella realizzazione del film, compreso lo scrittore Puzo (restio sulle prime a
curarne la sceneggiatura), avesse creduto da subito nel progetto. Per il casting
si ripeté lo stesso scenario e solo dopo il rifiuto del celebre Laurence
Olivier (timoroso di intaccare la sua carriera con il ruolo di un mafioso), la
parte del protagonista Don Vito Corleone fu affidata a Marlon
Brando (già premio Oscar per Fronte del porto).
Accanto a Brando, vennero ingaggiati attori
semisconosciuti che con "Il padrino" videro mutare di colpo la loro
carriera, entrando nell'olimpo delle star: da Al Pacino (Michael
Corleone) a James Caan (Santino), passando per Robert Duvall (Tom Hagen) e
Diane Keaton (Kay Adams). Ultimate le riprese in due mesi e mezzo, tra New York
e la Sicilia (tra Fiumefreddo e la provincia di Messina), l'opera uscì in
anteprima nelle sale della "Grande Mela", il 15 marzo del 1972.
La trama proposta al pubblico era, pur con
qualche modifica, la stessa del fortunato romanzo. La storia di Vito
Corleone, un immigrato siciliano che con il gioco d'azzardo e il racket
sindacale è diventato il capo di una delle cinque famiglie mafiose più potenti
di New York. Ispirato dal vecchio codice d'onore di Cosa Nostra, don Vito entra
in conflitto con le altre famiglie, per aver rifiutato il proprio sostegno al
nuovo mercato della droga. In questa faida vengono coinvolti anche i suoi
familiari, in particolare il figlio Michael, da sempre estraneo alle attività
criminali del padre e destinato a prenderne il posto.
Gli spettatori ne rimasero conquistati e
all'uscita dalle sale non riuscivano a dimenticare le straordinarie musiche
firmate da Nino Rota. La critica, sul momento, si divise tra chi
apprezzava la nuova lettura del genere gangster e chi invece ci vedeva
un'apologia diseducativa del fenomeno mafioso. Qualche anno dopo il giudizio
cambiò e fu unanime nel riconoscere nell'opera un capolavoro assoluto della
storia del cinema. Non a caso la pellicola portò a casa tre premi Oscar: miglior
film, miglior sceneggiatura e migliore attore protagonista,
quest'ultimo assegnato a Brando ma da lui non ritirato per protesta contro i
maltrattamenti degli Indiani nativi d'America da parte delle istituzioni e del
mondo del cinema.
Costato 8,5 milioni di dollari, "Il
padrino" ne incassò il primo anno 81 milioni solo negli USA, arrivando a
una cifra complessiva di tutti gli incassi internazionali e delle successive
ristampe di circa 2 miliardi di dollari. Non raggiunsero le stesse cifre ma
ebbero un'accoglienza positiva i due sequel del '74 (Parte
II) e del '90 (Parte III), entrambi girati da Coppola.
http://www.mondi.it/almanacco/voce/256001
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