Mappa di un sequestro. Tra le strade di
Roma che raccontano covi e misteri a 42 anni dall'agguato
Aldo Moro:
quarant'anni fa, il 16 marzo 1978, il sequestro del presidente
della Dc. Poco dopo le 9, un commando delle Brigate Rosse entra in
azione in via Fani, a Roma: blocca le auto del presidente Dc Aldo Moro, uccide
i 5 uomini di scorta e portano via Moro su una Fiat 132 blu. Poco dopo
rivendicano l'azione con una telefonata all' Ansa.
Il sequestro terminerà 55 giorni
dopo, il 9 maggio, con l'uccisione dello statista.
E saranno presto all'attenzione dei pm della Procura di Roma le carte raccolte dalla Commissione bicamerale sul
rapimento e l'omicidio del presidente della Democrazia Cristiana.
(..)
L’incartamento verrà vagliato dal
pm Eugenio Albamonte, titolare delle ultime inchieste ancora aperte a piazzale
Clodio sulla vicenda Moro e in particolare quella avviata dopo le dichiarazioni
dell'ex capo della Nuova Camorra Organizzata, Raffaele Cutolo, che ai
magistrati raccontò di un suo possibile intervento per salvare lo statista e
quella che gira intorno a Steve Pieczenik, psichiatra americano ed esperto di
terrorismo che durante i giorni del sequestro fece parte del comitato di crisi
presso il Viminale.
Tra gli spunti che il lavoro della commissione mette a
disposizione dei magistrati anche quello relativo alla presunta esistenza di un
altro presunto luogo di prigionia per Moro, oltre a quello di via Montalcini,
nella zona della Balduina. In particolare il lavoro della
"bicamerale" ha riguardato l'area di via Licinio
Calvo dove i brigatisti, dopo il blitz di via Fani, lasciarono le auto
utilizzate per sterminare gli agenti di scorta e prelevare l'allora presidente
della Dc.
QUEL DRAMMATICO 16 MARZO NEI
LANCI DELL'AGENZIA ANSA
notizia del rapimento del presidente della Dc, Aldo Moro, fu data dall'ANSA
in un lancio nella mattinata del 16 marzo 1978.
L'agenzia - come si vede in queste foto - decise di sospendere lo sciopero
proclamato per 24 ore e riprendere le trasmissioni.
Mistero Vaticano su 10 miliardi
di riscatto - Nel
maggio 1978, pochi giorni prima del ritrovamento del cadavere di Aldo Moro, il
Vaticano era pronto a pagare fino a dieci miliardi di lire per la liberazione
del presidente della Dc, ostaggio delle Brigate Rosse. Le banconote - mazzette
di dollari, con fascette di una banca ebraica - erano su una consolle nella
residenza pontificia di Castel Gandolfo e furono mostrata da papa Paolo VI a
monsignor Cesare Curioni, responsabile dei cappellani carcerari, il quale aveva
attivato contatti per la liberazione di Moro. Era presente anche mons. Fabio
Fabbri, segretario di don Curioni. Ma da dove provenivano tutti quei soldi? E
che fine fecero? Nessuno lo sa. Don Curioni è morto nel 1996 senza che quel
mistero fosse svelato, mons. Fabbri ha detto alla Commissione Moro di non
saperlo, e fonti vaticane, recentemente interpellate, hanno ribadito di
ignorare chi procurò quel denaro e dove finì. Non era tuttavia, denaro dello
Ior, ha precisato mons.Fabbri, alimentando ancor più il mistero, ormai quasi
irrisolvibile. Di Massimo Nesticò
https://www.ansa.it/sito/notizie/speciali/2018/03/12/moro-le-carte-della-commissione-presto-ai-pm_cfadce04-ac8f-4c28-b7f5-2cd2498
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