Vender l'anima per una poesia
Johann Wolfgang Goethe, poeta e
scrittore tedesco, nasce a Francoforte Sul Meno il 28 agosto 1749 da un'agiata
famiglia borghese di un consigliere imperiale. Aiutato dalla madre, giovane e
intelligente, mostrò genialità precoce, imparando facilmente più lingue, e
scrivendo prestissimo per il teatro delle marionette (dove poté conoscere, tra
l'altro, la popolare leggenda del dottor Faust).
A sedici anni lasciò Francoforte per studiare legge a Lipsia. Furono anni di
intensa vita sociale e culturale; si interessò alla medicina, alle arti
figurative e al disegno, e cominciò a scrivere versi di tonalità anacreontica,
libertina e scherzosa.
Alla rottura del breve idillio con
Kathchen Schonkopf segui una fase di turbamento e agitazione; poi, col ritorno
a Francoforte (1768), una pericolosa malattia. In quel difficile periodo Goethe
venne in contatto con l'ambiente religioso dei pietisti, in particolare con
Susanne von Klettenberg (alla quale si ispirerà nel "Meister" per il
personaggio dell'"anima bella"), e si diede a letture alchimistiche ed
esoteriche. Nel 1770 Goethe si recò a Strasburgo per finire gli studi. Vi ebbe
la rivelazione dell'arte gotica che, di Shakespeare e di Ossian, soprattutto grazie all'amicizia con
Herder, e si innamorò di Friederike Brion, figlia del pastore protestante di
Sesenheim.
La gioia e le tensioni di quell'amore,
insieme alla partecipazione alla bellezza della natura, intesa come immediata
vitalità, gli ispirarono alcune delle più belle liriche di questo periodo,
mentre il sentimento di colpa seguito all'abbandono di Friederike diventerà,
trasposto, quello di Faust verso
Margherita.
Nel 1771, a Francoforte, Goethe scrisse
una prima versione (una seconda la pubblicherà nel 1773) del dramma "Gotz
von Berlichingen" cavaliere dell'età della Riforma il cui ribellismo
libertario esaltava i giovani scrittori dello Sturm und Drang. Di quegli anni
(1771-75) sono anche i frammenti lirici di due drammi mai scritti,
"Prometeo e Maometto", nei quali troviamo la coscienza orgogliosa
della lotta e del dolore degli uomini e I'immagine della vita dell'umanità come
acqua che scorre dalla sorgente al mare. Questo momento "titanico" di
Goethe si espresse in inni scritti in ritmo libero; fra questi è il cosiddetto
"Ciclo del viandante", composto fra il 1772 e il 1774, e concluso nel
1777, quando il poeta era già a Weimar, col "Viaggio d'inverno nello
Harz".
Tra il maggio e il settembre 1771 Goethe
era stato a Wetzlar, praticante presso il tribunale. Là si era innamorato di
Charlotte Buff. Di ritorno a Francoforte, traspose quell'amore irrealizzabile
nel romanzo epistolare "I dolori del giovane
Werther". Il travolgente successo
internazionale di quest'opera, e lo scandalo da essa suscitato, fecero di
Goethe il dominatore incontrastato della scena letteraria tedesca. Entrò in
rapporto con Klopstock, Lavater e i fratelli Jacobi, e si accostò al misticismo
di Swedenborg e a Spinoza.
Un nuovo amore (Lili Schònemann) ispirò
a Goethe altre liriche, il dramma "Clavigo" (da un episodio della
autobiografia di Beaumarchais),
che ha come protagonista la figura del fidanzato infedele, e il "dramma
per innamorati" "Stella", che tratta il tema scabroso del
"doppio matrimonio". Nel 1775 viaggiò in Svizzera insieme ai fratelli
Stolberg e si spinse fino al Gottardo, attirato dall'Italia. Tornato a
Francoforte, ruppe il fidanzamento con la Schònemann.
Nell'ottobre, il diciottenne duca di
Weimar, Karl August, gli offrì il posto di suo precettore, carica che Goethe
accettò.
Aveva già scritto (dopo il 1772), e nel
dicembre lesse alle dame di corte, un dramma su Faust:
è il cosiddetto "Urfaust", il capolavoro dello Sturm und Drang,
ritrovato nel 1887 fra le carte di una damigella che l'aveva copiato. Nelle
linee principali la vicenda corrisponde a quella che sarà la prima parte
del Faust definitivo:
ci sono il dramma del mago e la tragedia di Margherita, espressi in un
linguaggio duro e vibrante, soprattutto nelle scene in prosa, che la successiva
rielaborazione in versi attenuerà in vista d'una diversa armonia.
In seguito, si dedicò anche allo studio
delle scienze, soprattutto mineralogia, botanica e ottica (la sua celeberrima e
anti-newtortiana "Teoria dei colori" è l'opera a cui profuse la forze
maggiori, con l'intento di farne il suo più importante capolavoro). Il primo
decennio weimariano (1775-1786) è profondamente segnato dalla relazione amorosa
e intellettuale, di reciproca educazione sentimentale, con Charlotte von Stein;
con lei scambiò un memorabile carteggio, ne educò il figlio, le dedicò molte
delle sue poesie più belle. In quegli anni Goethe continuò a lavorare al Faust,
scrisse la prima versione del "Meister" ("La vocazione teatrale
di Wilhelm Meister", anch'essa pubblicata dopo più di un secolo).
Ben presto però anche Weimar gli sta
stretta, nasce così l'idea di un viaggio in Italia, nato non tanto dal bisogno
di un esteriore omaggio alla classicità (che per lui era la fusione tra natura
e cultura), quanto da quell'immagine che lui perseguiva e che avrebbe rintracciato
nella grecità e nella "naturalezza" italiana. Arrivato a Roma ne
1786, sente subito rinascere dentro di lui la volontà poetica, il desiderio di
stendere versi sublimi che riportassero sulla pagine le sensazioni offerte dal Bel Paese. Visita dunque anche
Palermo e Napoli, dove sale sul Vesuvio. Dirà ad Eckermann in un colloquio
datato 6 ottobre 1829: "Non mi dispiace affatto che il dottor Gottling
parli dell'Italia con tale entusiasmo. So bene anch'io quale era allora l'animo
mio! Sì, io posso dire che solamente a Roma ho sentito cosa voglia dire essere
un uomo".
Il suo viaggio termina nel 1788. Tornerà
ancora brevemente a Venezia nel 1790 e poi ancora definitivamente nella sua
Weimar dove, separatosi da Charlotte, inizierà la sua vita con Cristiane
Vulpius, anche se da questo momento in poi è forte la sua crisi nei confronti
della società e dell'ambiente mondano. Da un altro vero, però, ha inizio il
forte e straordinario sodalizio con Schiller, improntato ad un recupero,
soprattutto da parte di Goethe di un nuovo e rinvigorito
"Calssicismo". Con Schiller, inoltre, scriverà violenti epigrammi
polemici ("Xenien"), oltre ad articoli e saggi su varie riviste.
Nel 1809 pubblicò, per l'editore Cotta,
"Le affinità elettive" e cominciò la sua autobiografia, "Della
mia vita. Poesia e verità" (1831). Nel 1814, la lettura del "Divan
dello scrittore persiano Hafiz" gli ispirò le poesie del "Divano
occidentale-orientale" (1819). Negli ultimi anni la sua creatività
raggiunse livelli altissimi: oltre a scrivere numerose recensioni, elegie,
poesie, portò a termine il Meister e il Faust.
Morì a Weimar il 22 marzo 1832.
Scritti di Goethe
Trionfo del
sentimentalismo
Divano
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Viaggio
in Italia
Le
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La
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Faust -
Urfaust
Vita
di Benvenuto Cellini
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