“Nel
cuore delle donne non ci vede chiaro che l'esaminatore disinteressato.” Edmondo De Amicis
L'ultimo dei manzoniani
Poeta della fratellanza e della bontà,
Edmondo De Amicis nasce il 21 ottobre del 1846 ad Oneglia (Imperia), la città
di un altro importante patriota ed illuminista, Giovan
Pietro Vieusseux (1779 - 1863).
Compie i primi studi in Piemonte, prima
a Cuneo e poi a Torino. Entra nell'Accademia Militare di Modena e ne esce
sottotenente, nel 1865. L'anno successivo combatte a Custoza. Pur proseguendo
nella carriera militare, cerca di assecondare la sua vocazione alla scrittura:
a Firenze dirige il giornale "L'Italia Militare" e pubblica, intanto,
"La vita militare" (1868), il cui successo gli consente l'abbandono
della stessa - che, peraltro, egli ama - per dedicarsi esclusivamente alla
passione dello scrivere.
Nel 1870, nel ruolo di corrispondente de
"La Nazione", partecipa alla spedizione di Roma entrando per Porta Pia. Ormai libero dall'impegno militare comincia una
serie di viaggi - anche per conto de "La Nazione" - dei quali lascia
testimonianza con la pubblicazione di vivaci relazioni.
Nascono così "Spagna", nel
1873; "Olanda" e "Ricordi di Londra", nel 1874;
"Marocco", nel 1876; Costantinopoli, nel 1878; "Alle porte
d'Italia", nel 1884, dedicato alla città di Pinerolo e ai suoi dintorni,
fino al suo viaggio in America il cui diario, intitolato
"Sull'oceano", è dedicato agli emigranti italiani.
Chiusa la stagione itinerante, Edmondo
De Amicis rientra in Italia e comincia a dedicarsi alla letteratura
educativa che fa di lui, oltre che un valente scrittore, anche un pedagogo: è
proprio in questo campo che sfornerà, nel 1886, il suo capolavoro, "Cuore" che, nonostante l'ostracismo dei cattolici per
l'assenza di contenuti religiosi, riscuote un successo strabiliante e viene
tradotto in molte lingue.
Pubblica ancora, tra gli altri, "Il romanzo d'un
maestro", nel 1890; "Fra scuola e casa" nel 1892; "La
maestrina degli operai", nel 1895; "La carrozza di tutti", nel
1899; "Nel regno del Cervino", nel 1904; "L'idioma gentile"
nel 1905. Collabora a varie testate di ispirazione socialista.
L'ultimo decennio della sua vita è segnato dalla morte della
madre, dal fallimento del suo matrimonio con Teresa Boassi e dal suicidio del
figlio Furio legato proprio alle condizioni di invivibilità createsi in
famiglia per le furibonde e continue liti dei genitori.
Edmondo De Amicis muore a Bordighera (Imperia) il giorno 11
marzo 1908, all'età di 62 anni.
De Amicis trasfonde nelle sue opere pedagogiche tutto il rigore
morale che gli deriva dalla sua educazione militare, oltreché dall'essere un
fervente patriota ed illuminista, ma rimane un autore fortemente legato ai suoi
tempi: il libro "Cuore", che rappresenta un fondamentale punto di
riferimento formativo agli inizi del '900, è stato successivamente molto criticato
e ridimensionato proprio a causa dei mutamenti dei tempi che lo hanno reso
obsoleto. E ciò anche a discapito del suo spessore letterario che meriterebbe,
invece, di essere ormai rispolverato e rivalutato insieme all'intera opera di
De Amicis.
Con "L'idioma gentile" si connota come l'ultimo
sostenitore delle tesi di Alessandro
Manzoni che auspicava una lingua italiana moderna, efficace e
depurata da classicismi e retorica.
Le altre opere di Edmondo De Amicis: "Bozzetti di vita
militare" (1868); "Novelle" (1872); "Ricordi del
1870-71" (1872); Ricordi di Parigi (1879); "I due amici" (1883);
"Amore e ginnastica" (1892); "Questione sociale" (1894);
"Le tre capitali: Torino-Firenze-Roma" (1898); "La Tentazione
della bicicletta" (1906); "Cinematografo
cerebrale" (1907); "Compagnia" (1907); "Ricordi d'un
viaggio in Sicilia" (1908); "Nuovi ritratti letterari e
artistici" (1908).
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