Guido Carli (Brescia, 28
marzo 1914 – Spoleto, 23
aprile 1993) è stato un economista, banchiere e politico italiano, governatore della Banca d'Italia dal 1960 al 1975 e Ministro del tesoro dal 1989 al 1992.
Formazione[modifica | modifica
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Figlio di Filippo Carli[1] (1876-1938), che era professore universitario di Sociologia e di Economia politica, nonché sindacalista e membro del Partito
Nazionale Fascista sin dalle origini, e scrisse un allora famoso saggio sulle basi teoriche dello stato fascista (stato corporativo)[2]. Questo fatto portò Guido Carli a
scrivere su alcune riviste fasciste[3][4].
Laureato in Giurisprudenza all'Università
degli Studi di Padova, inizia la sua carriera nel 1937 come funzionario
dell'IRI[5][6].
Dopoguerra[modifica | modifica
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Dopo un'esperienza al Fondo
monetario internazionale[7], diventa Presidente del Mediocredito
dal 1953 al 1956.
Il 20 maggio 1957 giura nelle mani
del Presidente
della Repubblica Giovanni Gronchi come ministro del commercio con l'estero[8] nel governo Zoli, assumendo un ruolo di importante
rassicurazione[9] dei mercati internazionali[10]. Termina il mandato il 2 luglio 1958.[5]
Quindi è Presidente del Crediop[11] (gennaio 1959 - agosto 1960)[5].
In Bankitalia
Successivamente, Viene nominato direttore generale della Banca d'Italia nell'ottobre 1959.[5]
Diventa governatore della Banca d'Italia nell'agosto 1960[12], sostituendo Donato Menichella, assumendo al contempo la carica di
Presidente dell'Ufficio
italiano dei cambi. Sollecita sin da subito una maggiore concertazione tra le banche centrali[13] e - dopo l'altalenante andamento
della lira[14] durante il decennio del boom economico[15] - si trova a gestire gli effetti
delle tensioni valutarie[16] provenienti dagli USA[17], culminate con l'abbandono della parità
oro-dollaro e con lo Smithsonian Agreement[18].
Resta in carica per 15 anni, fino al 18
agosto 1975[5], quando rassegna le dimissioni. A
sostituirlo è chiamato Paolo Baffi, suo principale collaboratore - benché
non sempre le vedute fossero coincidenti - in quanto direttore generale
dell'istituto di emissione dal 1960. I motivi per cui Carli si dimette da
governatore non sono mai stati completamente chiariti.
È stato quindi eletto presidente
di Confindustria dal 1976 al 1980[5]. Dal 1º novembre 1978 fino alla morte
è stato anche presidente dell'Università LUISS di Roma.
Senatore della Repubblica
È eletto senatore come
indipendente della Democrazia Cristiana nel 1983[5] e riconfermato nel 1987[6]. È stato presidente dell'Assonime (Associazione
fra le Società Italiane per Azioni) dal 1989 al 1991.
È stato nominato Ministro
del tesoro nel sesto e nel settimo governo Andreotti, dal 22 luglio 1989 al 24
aprile 1992[5]. In tale veste è uno dei firmatari per
l'Italia del trattato di Maastricht. Candidato in Liguria
nella lista DC, non è rieletto a Palazzo Madama nelle Elezioni
politiche italiane del 1992.
Tra gli aneddoti
della politica italiana, si ricorda il grido di Giulio Andreotti nel
corso della seduta della direzione DC del febbraio 1992 con cui si dovevano assegnare
i collegi senatoriali. Una volta chiusi i lavori, Andreotti lanciò un urlo:
"Abbiamo dimenticato Carli!". Fu così che i maggiorenti democristiani
dovettero riaprire il tavolo di discussione e attribuire a Carli un collegio
senatoriale, che tuttavia alla prova elettorale si rivelò perdente.[senza fonte]
Nel 1994, ad un anno dalla sua
morte, l'Università LUISS cambiò il nome
in LUISS Guido Carli.
Autore di numerose pubblicazioni di
carattere economico, nella metà degli anni settanta collaborò con il settimanale L'espresso sotto lo pseudonimo di Bancor. È
autore dell'autobiografia Cinquant'anni di vita italiana (Laterza, 1993), redatta con
la collaborazione di Paolo Peluffo.
Il giornalista Ferruccio Pinotti ha attribuito più volte allo
storico della massoneria Aldo Alessandro Mola l'informazione
secondo cui Guido Carli sarebbe stato affiliato alla loggia
"coperta" Giustizia e Libertà[19][20][21]. Mola, in realtà, nel suo libro "Storia
della Massoneria italiana dalle origini ai giorni nostri", fa
riferimento a quanto raccontatogli da un non meglio precisato "altissimo
e ottimamente informato dignitario giustinianeo", definendo, però,
tale informazione, "labile" e comunque non
probatoria[22].
In suo onore è stato istituito nel 2009 il Premio Guido
Carli, promosso dalla Fondazione omonima di cui è presidente la nipote Romana
Liuzzo.[23]
https://it.wikipedia.org/wiki/Guido_Carli#
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