“Un po’ come il sorriso della Monna Lisa è simbolo dell’arte del
‘500, come il Taj Mahal è l’emblema della maestosità architettonica Indiana, ed
il Cristo Redentore è l’immagine padrona di Rio de Janeiro, così, se ci
capita di vedere un pannello di un colore rosso tendente al porpora, scintillante ed intenso, non
si può fare a meno di pensare a Pompei antica e alle sue stupende dimore. Tanto
che, tale colore particolare, ha preso proprio il nome di “rosso pompeiano”.
Secondo recenti studi, però, questo
bellissimo colore che ha reso celeberrime ed inconfondibili nel mondo le
pareti delle abitazioni di Pompei ed Ercolano, emblema di una terra e
di un pezzo di storia, sarebbe in realtà una trasformazione del colore
originale degli affreschi dovuta alle emissioni di gas sprigionate durante
l’eruzione del 79.
I ricercatori spiegano
che i gas e l’incredibile calore emanati dell’eruzione hanno agito sul pigmento
delle pareti rendendolo appunto rosso: in pratica il rosso pompeiano non è altro che un giallo ocra “arrostito”!
Questo mito oggi sfatato era in realtà
già noto nell’antichità: già Plinio, in una sua opera, spiega che dall’ocra
gialla si può ottenere quella rossa arroventando la prima nei
forni. In questo modo il colore cambia perennemente. Tale tipo di tecniche
erano molto note agli antichi romani, quindi non ci ha stupito scoprire che
mentre alcune case son , si, diventate rosse a causa al calore
dell’eruzione, molte altre lo erano già.
Un po’ di scienze: di cosa si compone il
pigmento del rosso pompeiano?
Il rosso Pompeiano non
è solo un colore ma una gamma di colori. Come facevano i pompeiani a produrre
le diverse sfumature di rosso? Il pigmento base è quello di cinabro, un minerale, per la precisione è il
maggiore minerale del mercurio. Questo veniva processato con
particolare cura e ne venivano ricavate diverse qualità di polveri.
La polvere di cinabro ottenuta dai grani più grandi, di misura compresa
tra i 10 ed i 25 micron, si è rivelata molto più trasparente e opaca, e atta a
produrre un colore simile al rosso ocra. A diversi “spessori” dei grani del
minerale, quindi, corrispondevano le diverse tonalità cromatiche del rosso.
Ma come è stato svelato l’arcano?
Gli studi son stati effettuati
indagando sulla dinamica di questa trasformazione: i diversi tipi di ocra, la
velocità di riscaldamento, le temperature, e così via. Osservando
bene le pareti di Pompei ed Ercolano, comunque, è
possibile riscontrare questo fenomeno anche ad occhio nudo: basta
notare come il cambiamento cromatico sulle crepe nella parete aperta
dall’eruzione, che appare di un diverso colore rispetto al resto del muro.
Quindi, per
par-condicio ed una sorte di “giustizia cromatica”, non sarebbe più giusto
ribattezzarlo Giallo pompeiano? Ai posteri
l’ardua sentenza.
Curiosità:
Dato il massiccio uso che i romani
facevano di questo pigmento per affrescare le case si potrebbe pensare che non
avessero idea della tossicità di tale minerale, invece…durante l’antica Roma si
conoscevano benissimo le proprietà insalubri del cinabro, tanto che gli schiavi
e i detenuti venivano mandati a lavorare nelle miniere di cinabro in Spagna:
era praticamente una condanna a morte per i detenuti che erano costretti a
vivere in contatto con questo minerale tossico.
Fonte immagini – Google images - 4
anni ago by Ilaria 19,604 Views - http://www.pompeiitaly.org/it/scavi-di-pompei/rosso-pompeiano-un-marchio-inconfondibile/
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