Se l'asteroide che causò la scomparsa dei
dinosauri fosse caduto pochi milioni di anni prima o dopo, i grandi rettili
oggi governerebbero il pianeta.
Si può essere sfortunati al
punto tale da essere colpiti da un asteroide quando la propria specie sta
vivendo il periodo peggiore della storia? Sarebbe sfortuna al 100% ed è quello
che è successo ai dinosauri, se quanto afferma Steve Brusatte, dell'Università
di Edimburgo, fosse confermato. Secondo il ricercatore i dinosauri avrebbero
potuto sopravvivere all'impatto dell'asteroide se l’oggetto caduto dal cielo
vosse arrivato anche solo pochi milioni di anni dopo o prima. «Una sfortuna
colossale», ha sottolineato Brusatte, per il quale i dinosauri sono stati
oggetto di una tempesta perfetta di eventi che si sono verificati proprio
quando erano nel loro momento evolutivo più vulnerabile. A questa conclusione
il ricercatore è giunto dopo aver fatto il punto sulla storia evolutiva dei
grandi rettili con gli 11 maggiori esperti di dinosauri del Regno Unito, degli
Stati Uniti e del Canada.
NON SI SAREBBERO ESTINTI. Secondo lo studio
esistono prove che alcune specie di dinosauri stavano subendo una forte moria
di individui poco prima che il gigantesco asteroide colpisse la Terra. Il
livello del mare, infatti, si stava alzando velocemente e imponenti eruzioni
vulcaniche stavano modificando il clima a livello globale. Ma se l'asteroide
non fosse caduto, si sarebbe estinti comunque? Gli esperti ritengono di no. E
dunque se l’asteroide fosse arrivato poco prima o poco dopo (in termini
geologici) la crisi evolutiva, per i grandi rettili non sarebbe stato così
micidiale.
PER UN SOFFIO. «Cinque milioni di anni
prima dell’arrivo dell’asteroide gli ecosistemi in cui vivevano i dinosauri
erano molto più forti, erano più diversificati, la base della catena alimentare
era più robusta e sarebbe stato molto più difficile distruggere tale specie»,
afferma Brusatte. «Oppure, se l’asteroide fosse precipitato solo qualche
milione di anni dopo, per i dinosauri vi sarebbe stato il tempo di recuperare e
avrebbero avuto una migliore possibilità di sopravvivenza. Durante la loro
lunga vita i dinosauri ebbero più di una volta alti e bassi, ma sempre
riuscirono a riprendersi.»
NOI NON SAREMMO QUI. E se i dinosauri non
fossero scomparsi? Molto probabilmente, secondo il ricercatore, noi oggi non ci
saremmo. Fu infatti la scomparsa dei grandi rettili che permise ai mammiferi di
uscire allo scoperto e di crescere. Difficile fare ipotesi, ma perché escludere
che sarebbero potuti diventare molto più intelligenti di quel che erano, fino a
dominare il pianeta? Adesso questa è solo fantasia, ma di certo c'è che poche
altre specie hanno avuto la "sfortuna galattica" dei dinosauri.
L'autopsia di un
baby dinosauro
l fossile di Ciro fotografato
alla luce ultravioletta (UV). In marrone sono visibili le ossa, mentre i
tessuti molli sono fluorescenti. I residui di fegato, cuore e milza formano una
macchia scura all'interno del torace. Il fatto che gli organi interni si siano
ben preservati ha reso possibile risalire all'ultimo pasto del piccolo teropode
(la stessa famiglia dei Velociraptor): una sardina, un piccolo rettile, un
altro pesce e una grossa zampa di lucertola, il tutto procurato probabilmente
dai suoi genitori.| ROBERTO APPIANI, © SOPRINTENDENZA PER I BENI
ARCHEOLOGICI DI SALERNO, AVELLINO, BENEVENTO E CASER
Gli occhioni inseriti in
grandi orbite circolari, il muso ancora corto e una fontanella ancora aperta
sulla testa. Il cranio di Ciro presenta tutte le caratteristiche dello
scheletro di un rettile morto in tenera età. Le fauci potrebbero essersi aperte
anche dopo la morte, avvenuta in circostanze poco chiare, forse per
annegamento, ma è solo una supposizione.| ROBERTO APPIANI, ©
SOPRINTENDENZA PER I BENI ARCHEOLOGICI DI SALERNO, AVELLINO, BENEVENTO E
CASERTA.
Una ricostruzione di
Ciro realizzata dal paleoartista veneziano Troco. Si pensa che il piccolo fosse
ricoperto da uno strato di "protopiume", anche se non sono state
ritrovate tracce di questi rivestimenti nel sito beneventino di Pietraroja.
Ciro era lungo circa 50 centimetri.| © TROCO
Parte dell'intestino di Ciro:
le frecce indicano le pieghe della mucosa intestinale. Il fossile presenta una
quantità stupefacente di organi interni conservati, tra cui cartilagini,
muscoli, parte della trachea, residui di esofago ma anche fasci muscolari delle
zampe posteriori e della coda.| LEONARDO VITOLA, © SOPRINTENDENZA
PER I BENI ARCHEOLOGICI DI SALERNO, AVELLINO, BENEVENTO E CASERTA.
Un capillare dell'intestino di
Ciro visto al microscopio. Sono visibili anche alcuni dei batteri che
colonizzavano l'apparato digerente del piccolo rettile.| MICHELE ZILIOLI, ©
SOPRINTENDENZA PER I BENI ARCHEOLOGICI DI SALERNO, AVELLINO, BENEVENTO E
CASERTA
Una ricostruzione di Ciro
operata dal paleoartista milanese Davide Bonadonna. Disegni e illustrazioni
pubblicate sulla monografia dedicata al rettile permetteranno la comparazione
degli organi e dei tessuti molli di Ciro con quelli di animali estinti e in
vita. Le ricerche sul misterioso baby dinosauro italiano continuano.| © DAVIDE BONADONNA.
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