L’Infinito di Giacomo Leopardi
Sempre caro mi fu quest'ermo colle,
E questa siepe, che da tanta parte Dell'ultimo orizzonte il guardo esclude. Ma sedendo e mirando, interminati Spazi di là da quella, e sovrumani Silenzi, e profondissima quiete Io nel pensier mi fingo; ove per poco Il cor non si spaura. E come il vento Odo stormir tra queste piante, io quello Infinito silenzio a questa voce Vo comparando: e mi sovvien l'eterno, E le morte stagioni, e la presente E viva, e il suon di lei. Così tra questa Immensità s'annega il pensier mio: E il naufragar m'è dolce in questo mare. |
L'infinito è una delle liriche più
famose dei Canti di Giacomo Leopardi. Il poeta la scrisse negli anni della sua
prima giovinezza a Recanati, sua cittadina natale, nelle Marche. Le stesure
definitive risalgono agli anni 1818-1819. Wikipedia
Nel 1798 nasce Giacomo Leopardi
a Recanati, che il poeta definisce "il natio borgo
selvaggio", nelle Marche, una regione marginale e arretrata dello Stato
Pontificio. Nasce in una famiglia aristocratica, figlio di un
conte, Monaldo, e di una marchesa. Riceve fin da bambino un'educazione
approfondita in diversi campi del sapere dalle lettere classiche alla
scienza, avvalendosi anche della grande biblioteca paterna. Inizia a
comporre versi fin dall'infanzia; famosa l'allegoria di sè come un uccello
prigioniero. Si occupa di filologia, studiando, traducendo e commentando opere
classiche. Scopre la filosofia illuminista e ne rimane affascinato. Nel1815
avviene la cosiddetta "conversione letteraria" di Leopardi, dalla
filologia si dedica alla composizione di testi propri, molto più evoluti di
quelli giovanili. Nel 1818 Leopardi cerca di inserirsi nella polemica
classico-romantica, di questo periodo il testo che rimane inedito, Discorso
di un italiano intorno poesia romantica, in cui afferma la superiorità
dell'immaginario classico su quello romantico. Incomincia a
raccogliere i suoi pensieri, sue annotazioni di carattere
letterario-filologico, filosofico. Questa raccolta diventerà nota come Zibaldone di pensieri, carte che rimarranno inedite a lungo,
fino al 1898. Qui si trovano le considerazioni più profonde del poeta sulla
poesia, sulla letteratura e sulla filosofia.
Negli anni venti dell'Ottocento pubblica
le sue prime raccolte, gli Idilli (1819-1821) e
le Canzoni (1820-1823). In questo stesso periodo
Leopardi lascia Recanati, recandosi in viaggio a Roma. Nel 1824 la
prima produzione poetica di Leopardi entra in crisi, e il giovane poeta si
dedica a un'opera in prosa, le Operette
Morali. Nel
1828 è costretto a tornare a Recanati, a causa di un grave disturbo agli occhi,
e rimarrà nel paese natale fino al 1830. In questi due anni Leopardi compose i
cosiddetti Grandi idilli, alcune delle sue poesie più
conosciute: A Silvia, Il passero
solitario, Il sabato del
villaggio, Canto
notturno di un pastore errante dell'Asia. Dal 1830 al 1833 si trova a Firenze, dove
conosce Antonio Ranieri, giovane napoletano a cui rimarrà legato fino alla sua
morte. Si innamora di una giovane nobile, Fanny Targioni Tozzetti. Passione che
si conclude in una delusione, ma che gli ispira le poesie del cosiddetto Ciclo
di Aspasia. Nel 1833 Giacomo Leopardi è a Napoli con Ranieri, in questa
città compone i suoi ultimi Canti, La ginestra o
il fiore del deserto e Il
tramonto della luna. Nel 1837 le sue già precarie condizioni di salute si
aggravano ulteriormente e il 14 giugno 1837 muore a trentanove anni.
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