Il
1 marzo 1922 nasceva uno tra i più grandi scrittori della Resistenza di MARCO BELPOLITI
"È anche
come persona, un tipo insolito nelle nostre lettere, anzi, proprio il contrario
del solito ragazzo di provincia letterato. È un commerciante di vermouth, non
in proprio, ma per una ditta in cui svolger mansioni importanti; e deve saperci
fare. È un tipo alto, magro, con una faccia da film del West, un po' brutale e
accigliata, caratteristiche accentuate da una triste affezione: una vegetazione
di verruche e escrescenze sulle guance e sul viso. Parla a scatti, con brevi
frasi dal giro inaspettato. Non è certo timido (è chiaramente un uomo pratico e
risoluto. È stato comandante partigiano dei badogliani), né è tipo da darsi
delle arie; ma è uomo che rimugina dentro e parla poco. Lo si direbbe un
istintivo di poche letture - e in effetti lo è; ciò non toglie che a un certo
momento lo si scopra traduttore di poeti inglesi raffinati: John Donne,
Hopkins, Eliot. Ora sta facendo un nuovo racconto, ma i suoi affari e viaggi lo
disturbano".
Così scrive nel
gennaio del 1953 Italo Calvino a Giuseppe De Robertis, che gli chiedeva notizie
su Beppe Fenoglio.
Una descrizione che corrisponde perfettamente all'aspetto fisico e anche
caratteriale del trentenne neoscrittore.
Nel mese di
giugno del 1952 era uscito I
ventitré giorni della città di Alba nei "Gettoni" di
Vittorini che lo battezza presso i lettori: nato nel 1922 ad Alba è uno
scrittore fuori d'ogni descrizione regionalistica; è un "barbaro",
dice il curatore della collana, che così voleva intitolare questo esordio.Nella
città piemontese Fenoglio è venuto al mondo il 1 marzo di quell'anno.
Primogenito, altri due fratelli, è figlio di Amilcare, che di professione fa il
macellaio e la famiglia vive di questo.
Beppe soffre di
una lieve balbuzie, ama la musica, canta bene, pensieroso, taciturno, è uno
scolaro modello. Lo iscrivono al Liceo-ginnasio di Alba nonostante le
ristrettezze economiche della famiglia. Grazie alla scuola incontra la
letteratura inglese e s'immerge in quel mondo di cui diventerà un grande
conoscitore. Lo appassiona Cromwell e il rigore calvinista. L'inglese diventa
il suo stile.
Gioca a
calcio con gli amici. In terza liceo incontra due professori eccezionali:
Leonardo Cocito, insegnante di italiano, marxista, che sarà impiccato dal
tedeschi durante la Resistenza, e Pietro Chiodi, docente di storia e filosofia,
poco più vecchio di lui di sette anni, futuro traduttore di Essere e tempo di Heidegger e studioso di
Kierkegaard, anche lui antifascista deportato in Germania; sarà uno dei suoi
amici più cari. Chiodi lo descrive in varie sue pagine autobiografiche, ricorda
il suo naso alla Cirano e il viso bitorzoluto, la sua difficoltà con le
ragazze, ma anche l'intelligenza e il carattere taciturno: fedele alle
amicizie.
Nel giugno
del 1940, quando Mussolini annuncia l'entrata in guerra vengono pubblicati i
voti dell'ultimo anno del Liceo frequentato da Fenoglio. La guerra fascista
accende notevoli discussioni in famiglia e nel gruppo degli amici. Nel 1943 è
richiamato alle armi. Nel settembre, dopo l'arresto di Mussolini, si trova a
Roma all'addestramento come allievo ufficiale. Con gli amici della caserma
riesce a salire su un treno che va verso il Nord e torna ad Alba.
La delusione per il crollo dell'esercito è
forte in lui. Nel dicembre dello stesso anno è tra coloro che assalgono la
caserma dei carabinieri dove sono in prigionia i famigliari dei giovani
renitenti alla leva della Repubblica di Salò. A metà gennaio del 1944 si unisce
alle prime formazioni partigiane. Una spia denuncia padre, madre e sorella ai
repubblichini. Resta famoso l'episodio della madre, che mentre viene condotta
via torna un momento indietro e afferra la gatta di casa: se devono arrestare
la famiglia, prendo anche la gatta che ne è parte, dice.
Beppe entra nelle bande badogliane, monarchiche, e funge da ufficiale di collegamento con gli inglesi; i compagni di lotta lo ricordano vestito con una bella divisa di quell'esercito in mezzo agli scalcagnati partigiani delle bande. Grazie al suo inglese funge da interprete. La guerra e la partecipazione alla Resistenza saranno l'episodio centrale della sua vita, il perno dei suoi racconti scritti subito dopo la fine del conflitto. Ha ottenuto l'attestato di partigiano: "Ottimo ufficiale di collegamento con Missioni alleate. Serio, disciplinato, ha dato prova di coraggio in difficili situazioni portando sempre a compimento missioni delicatissime a lui affidate".
Nel 1946 vota per la monarchia al referendum istituzionale. Il dopoguerra è un momento di gioia e di liberazione. Si balla nei locali di Alba e dintorni. Il centro delle feste è il "Mulino Rosso" dove nell'estate del 1945 Beppe conosce Luciana Bombardi. Lei, sua futura moglie, si ricorda che glielo presentò un amico e che lo vide in piedi, discosto dalla pista da ballo e la colpì quel viso brutto, pieno di rughe e il naso balordo, ma gli occhi le sembrarono belli e franchi. Cominciano a frequentarsi. Beppe è stato innamorato senza fortuna di altre donne, che poi diventeranno il modello di Fulvia in Una questione privata
Della guerra gli resta un
vizio che poi peserà nella sua vita: il fumo. Walter ricorda che scriveva
sempre con la sigaretta in bocca. In una celebre fotografia, mandata a Calvino
per la pubblicità dei Ventitré giorni della città di Alba, lo si vede in camicia,
con il cappellino da baseball in testa, la sigaretta in bocca, seduto al tavolo
e davanti a lui la bottiglia semivuota di Coca-Cola. Scrive di notte, per lo
più, fin verso l'alba. Nel 1947 ha preso a lavorare presso l'azienda vinicola
ad Alba di Antonio Merengo. Vi resterà tutta la vita diventando procuratore.
Nel 1949 cerca di mostrare i suoi primi lavori agli editori: alla De Silva, la
casa editrice che ha pubblicato Primo Levi, all'Einaudi, e alla Bompiani. Manda
a Einaudi La paga del sabato.
A Calvino piace subito, e gli scrive una lunga lettera con osservazioni precise. Lo scrittore lo presenta a Vittorini per "I Gettoni", ma Vittorini è dubbioso. Il romanzo non viene pubblicato; su consiglio di Vittorini estrae da quel romanzo due racconti "borghesi". Il romanzo uscirà postumo solo nel 1969. Intanto si è proposto a Einaudi come traduttore dall'inglese.
Nel 1952 Einaudi pubblica i racconti con il titolo I ventitré giorni della città di Alba. Il libro è stroncato da Carlo Salinari e Davide Lajolo. Si apre una discussione sulla Resistenza presentata da Fenoglio, che appare una sorta di visione denigratoria. Viene recensito con favore da un altro del gruppo degli amici albesi, il sacerdote Carlo Richelmy, che ne coglie l'intento antiretorico, la psicologia cruda e oggettiva di quelle storie partigiane; un libro, a suo parere, ben più riuscito di Uomini e no di Vittorini.
A favore di Fenoglio si schierano Moravia, Gian Battista Vicari, direttore de "il Caffè", e soprattutto Anna Banti che ne sarà anche negli anni seguenti la principale sostenitrice. All'inizio degli anni Cinquanta Fenoglio comincia a cambiare progressivamente il suo orientamento politico, arriverà a votare per il Partito Socialista. Nel 1954 sempre ne "I Gettoni" esce La malora. Calvino ha sostenuto il libro, ma non ne è completamente entusiasta.
A questo punto si rompe il legame con Einaudi. Nonostante le molte recensioni positive, e qualche stroncatura, Fenoglio si disamora dell'editore torinese. Così nel 1957 approccia a Garzanti. Intanto la macelleria di famiglia chiude; il fratello Walter vive a Ginevra, dove si occupa di Fiat Suisse, e la sorella Marisa in Germania, dove il marito ha aperto la fabbrica tedesca della Ferrero. Sta lavorando a un romanzo, racconta a Giovanni Giudici e Nello Ajello, che scrive in inglese poi traduce in italiano, è Il partigiano Johnny, che uscirà postumo e darà vita a una discussione sulle intenzioni dell'autore, essendo rimasto incompiuto
A Calvino piace subito, e gli scrive una lunga lettera con osservazioni precise. Lo scrittore lo presenta a Vittorini per "I Gettoni", ma Vittorini è dubbioso. Il romanzo non viene pubblicato; su consiglio di Vittorini estrae da quel romanzo due racconti "borghesi". Il romanzo uscirà postumo solo nel 1969. Intanto si è proposto a Einaudi come traduttore dall'inglese.
Nel 1952 Einaudi pubblica i racconti con il titolo I ventitré giorni della città di Alba. Il libro è stroncato da Carlo Salinari e Davide Lajolo. Si apre una discussione sulla Resistenza presentata da Fenoglio, che appare una sorta di visione denigratoria. Viene recensito con favore da un altro del gruppo degli amici albesi, il sacerdote Carlo Richelmy, che ne coglie l'intento antiretorico, la psicologia cruda e oggettiva di quelle storie partigiane; un libro, a suo parere, ben più riuscito di Uomini e no di Vittorini.
A favore di Fenoglio si schierano Moravia, Gian Battista Vicari, direttore de "il Caffè", e soprattutto Anna Banti che ne sarà anche negli anni seguenti la principale sostenitrice. All'inizio degli anni Cinquanta Fenoglio comincia a cambiare progressivamente il suo orientamento politico, arriverà a votare per il Partito Socialista. Nel 1954 sempre ne "I Gettoni" esce La malora. Calvino ha sostenuto il libro, ma non ne è completamente entusiasta.
A questo punto si rompe il legame con Einaudi. Nonostante le molte recensioni positive, e qualche stroncatura, Fenoglio si disamora dell'editore torinese. Così nel 1957 approccia a Garzanti. Intanto la macelleria di famiglia chiude; il fratello Walter vive a Ginevra, dove si occupa di Fiat Suisse, e la sorella Marisa in Germania, dove il marito ha aperto la fabbrica tedesca della Ferrero. Sta lavorando a un romanzo, racconta a Giovanni Giudici e Nello Ajello, che scrive in inglese poi traduce in italiano, è Il partigiano Johnny, che uscirà postumo e darà vita a una discussione sulle intenzioni dell'autore, essendo rimasto incompiuto
Nel 1959 esce Primavera di bellezza da
Garzanti. Si è sposato con Luciana Bombardi e nel gennaio del 1959 nasce la
figlia Margherita. Per lei compone due racconti per bambini. Si ammala e
inizialmente pensa alla tubercolosi. Si cura a Bossolasco dove frequenta i
pittori che si ritrovano in quel luogo. Le sue condizioni si aggravano e nel
novembre del 1962 è ricoverato a Bra. Nell'agosto del 1962 riceve il Premio
"Alpi Apuane", voluto da Anna Banti e Roberto Longhi. Viene
ricoverato all'ospedale delle "Molinette", e quando viene portato al
reparto dove si pratica la cobaltoterapia capisce di avere il cancro.
Chiede di non fare la cura. Muore il 17 febbraio 1963 circondato dagli amici. Lascia scritto alla figlia Margherita: "Ciao per sempre, Ita mia cara. Ogni mattina della tua vita io ti saluterò, figlia mia adorata. Cresci buona e bella, vivi con la mamma e per la mamma, e talvolta rileggi le righe del tuo papà, che ti ama tanto e sa di continuare a essere in te e per te. Io ti seguirò, ti proteggerò sempre, bambina mia adorata, e non devi mai pensare che ti abbia lasciato. Tuo papà".
Nello stesso anno esce Un giorno di fuoco da Garzanti che l'aveva disputato a Einaudi, con Una questione privata ritrovata tra le sue carte. Nel 1964 Calvino scrive che Una questione privata è il libro che aspettavano sulla Resistenza. Nel 1968 esce da Einaudi Il partigiano Johnny curato da Lorenzo Mondo; nel 1969 La paga del sabato da Einaudi che lo aveva rifiutato per la cura di Maria Corti. Seguiranno altri inediti e la sua fama di scrittore continuerà a crescere negli anni.
https://www.repubblica.it/le-storie/2019/02/28/news/beppe_fenoglio-220388376/
Chiede di non fare la cura. Muore il 17 febbraio 1963 circondato dagli amici. Lascia scritto alla figlia Margherita: "Ciao per sempre, Ita mia cara. Ogni mattina della tua vita io ti saluterò, figlia mia adorata. Cresci buona e bella, vivi con la mamma e per la mamma, e talvolta rileggi le righe del tuo papà, che ti ama tanto e sa di continuare a essere in te e per te. Io ti seguirò, ti proteggerò sempre, bambina mia adorata, e non devi mai pensare che ti abbia lasciato. Tuo papà".
Nello stesso anno esce Un giorno di fuoco da Garzanti che l'aveva disputato a Einaudi, con Una questione privata ritrovata tra le sue carte. Nel 1964 Calvino scrive che Una questione privata è il libro che aspettavano sulla Resistenza. Nel 1968 esce da Einaudi Il partigiano Johnny curato da Lorenzo Mondo; nel 1969 La paga del sabato da Einaudi che lo aveva rifiutato per la cura di Maria Corti. Seguiranno altri inediti e la sua fama di scrittore continuerà a crescere negli anni.
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