È uno dei Santi più amati grazie anche alla fede
calorosa dei napoletani che lo hanno eletto a patrono della città dopo averla
salvata da pestilenze ed eruzioni del Vesuvio. Vescovo di Benevento, amato da
cristiani e pagani, fu martirizzato sotto Diocleziano. Il miracolo della
liquefazione del sangue avviene tre volte l’anno nella città partenopea
CHI ERA SAN GENNARO?
Gennaro
nacque a Napoli, nella seconda metà del III secolo, e fu eletto vescovo di
Benevento, dove svolse il suo apostolato, amato dalla comunità cristiana e
rispettato anche dai pagani. La vicenda del suo martirio si inserisce nel
contesto delle persecuzioni anti cristiane di Diocleziano. Egli conosceva il
diacono Sosso (o Sossio) che guidava la comunità cristiana di Miseno e che fu
incarcerato dal giudice Dragonio, proconsole della Campania. Gennaro saputo
dell'arresto di Sosso, volle recarsi insieme a due compagni, Festo e Desiderio
a portargli il suo conforto in carcere. Dragonio informato della sua presenza e
intromissione, fece arrestare anche loro tre, provocando le proteste di
Procolo, diacono di Pozzuoli e di due fedeli cristiani della stessa città,
Eutiche ed Acuzio. Anche questi tre furono arrestati e condannati insieme agli
altri a morire nell'anfiteatro, ancora oggi esistente, per essere sbranati
dagli orsi. Ma durante i preparativi il proconsole Dragonio, si accorse che il
popolo dimostrava simpatia verso i prigionieri e quindi prevedendo disordini
durante i cosiddetti giochi, cambiò decisione e il 19 settembre del 305 fece
decapitare i prigionieri.
COSA SIGNIFICA IL NOME GENNARO?
Assai
diffuso in Campania e anche nel Sud Italia, risale al latino “Ianuarius”
derivato da “Ianus”’ (Giano) il dio bifronte delle chiavi del cielo,
dell’inizio dell’anno e del passaggio delle porte e delle case. Il nome era in
genere attribuito ai bambini nati nel mese di gennaio “Ianuarius”, undicesimo
mese dell’anno secondo il calendario romano, ma il primo dopo la riforma del II
secolo d.C. Gennaro appartenne alla gens Ianuaria, perché Ianuarius che
significa “consacrato al dio Ianus” non era il suo nome, che non ci è
pervenuto, ma il gentilizio corrispondente al nostro cognome.
QUALI SONO LE FONTI DELLA SUA BIOGRAFIA?
Vi
sono ben sette antichi ‘Atti’, ‘Passio’, ‘Vitae’, che parlano di Gennaro, fra i
più celebri gli “Atti Bolognesi” e gli “Atti Vaticani”. Da questi documenti si
apprende che Gennaro nato a Napoli (?) nella seconda metà del III secolo, fu
eletto vescovo di Benevento, dove svolse il suo apostolato, amato dalla
comunità cristiana e rispettato anche dai pagani per la cura, che impiegava
nelle opere di carità a tutti indistintamente; si era nel primo periodo dell’impero
di Diocleziano (243-313), il quale permise ai cristiani di occupare anche posti
di prestigio e una certa libertà di culto.
COME NASCE LA TRADIZIONE DEL SANGUE DI SAN GENNARO?
Durante
il trasporto delle reliquie di San Gennaro a Napoli, la suddetta Eusebia o
altra donna, alla quale le aveva affidate prima di morire, consegnò al vescovo
le due ampolline contenenti il sangue del martire; a ricordo delle tappe della
solenne traslazione vennero erette due cappelle: S. Gennariello al Vomero e San
Gennaro ad Antignano. Il culto per il santo vescovo si diffuse fortemente con
il trascorrere del tempo, per cui fu necessario l’ampliamento della catacomba.
Affreschi, iscrizioni, mosaici e dipinti, rinvenuti nel cimitero sotterraneo,
dimostrano che il culto del martire era vivo sin dal V secolo, tanto è vero che
molti cristiani volevano essere seppelliti accanto a lui e le loro tombe erano
ornate di sue immagini. Va notato che già nel V secolo il martire Gennaro era
considerato ‘santo’ secondo l’antica usanza ecclesiastica, canonizzazione poi
confermata da papa Sisto V nel 1586. La tomba divenne come già detto, meta di
continui pellegrinaggi per i grandi prodigi che gli venivano attribuiti; nel
472 ad esempio, in occasione di una violenta eruzione del Vesuvio, i napoletani
accorsero in massa nella catacomba per chiedere la sua intercessione, iniziando
così l’abitudine ad invocarlo nei terremoti e nelle eruzioni, e mentre
aumentava il culto per s. Gennaro, diminuiva man mano quello per s. Agrippino
vescovo, fino allora patrono della città di Napoli; dal 472 san Gennaro
cominciò ad assumere il rango di patrono principale della città.
QUALI SONO LE VICENDE PRINCIPALI DELLA STORIA DELLE RELIQUIE?
Durante
un’altra eruzione nel 512, fu lo stesso vescovo di Napoli, Stefano I, ad
iniziare le preghiere propiziatorie; dopo fece costruire in suo onore, accanto
alla basilica costantiniana di S. Restituta (prima cattedrale di Napoli), una
chiesa detta Stefania, sulla quale verso la fine del secolo XIII, venne eretto
il Duomo; riponendo nella cripta il cranio e la teca con le ampolle del sangue.
Questa provvidenziale decisione, preservò le suddette reliquie, dal furto
operato dal longobardo Sicone, che durante l’assedio di Napoli dell’831,
penetrò nelle catacombe, allora fuori della cinta muraria della città,
asportando le altre ossa del santo che furono portate a Benevento, sede del
ducato longobardo. Le ossa restarono in questa città fino al 1156, quando
vennero traslate nel santuario di Montevergine (AV), dove rimasero per tre secoli, addirittura se ne
perdettero le tracce, finché durante alcuni scavi effettuati nel 1480,
casualmente furono ritrovate sotto l’altare maggiore, insieme a quelle di altri
santi, ma ben individuate da una lamina di piombo con il nome. Il 13 gennaio
1492, dopo interminabili discussioni e trattative con i monaci dell’abbazia
verginiana, le ossa furono riportate a Napoli nel succorpo del Duomo ed unite
al capo ed alle ampolle. Intanto le ossa del cranio erano state sistemate in un
preziosissimo busto d’argento, opera di tre orafi provenzali, dono di Carlo II
d’Angiò nel 1305, al Duomo di Napoli. Successivamente nel 1646 il busto
d’argento con il cranio e le ormai famose ampolline col sangue, furono poste
nella nuova artistica Cappella del Tesoro, ricca di capolavori d’arte d’ogni
genere. Le ampolle erano state incastonate in una teca preziosa fatta
realizzare da Roberto d’Angiò, in un periodo imprecisato del suo lungo regno
(1309-1343). La teca assunse l’aspetto attuale nel XVII secolo, racchiuse fra due
vetri circolari di circa dodici centimetri di diametro, vi sono le due
ampolline, una più grande di forma ellittica schiacciata, ripiena per circa il
60% di sangue e quella più piccola cilindrica con solo alcune macchie
rosso-brunastre sulle pareti; la liquefazione del sangue avviene solo in quella
più grande. Le altre reliquie poste in un’antica anfora, sono rimaste nella
cripta del Duomo, su cui s’innalza l’abside e l’altare maggiore della grande
Cattedrale.
QUANDO IL SANGUE SI SCIOLSE LA PRIMA VOLTA?
Secondo
un antico documento, è avvenuto per la prima volta nel lontano 17 agosto 1389;
non è escluso, perché non documentato, che sia avvenuto anche in precedenza.
QUANTE VOLTE AVVIENE IL MIRACOLO DI SAN GENNARO?
Tre
volte l’anno; nel primo sabato di maggio, in cui il busto ornato di
preziosissimi paramenti vescovili e il reliquiario con la teca e le ampolle,
vengono portati in processione, insieme ai busti d’argento dei numerosi santi
compatroni di Napoli, anch’essi esposti nella suddetta Cappella del Tesoro, dal
Duomo alla Basilica di S. Chiara, in ricordo della prima traslazione da
Pozzuoli a Napoli, e qui dopo le rituali preghiere, avviene la liquefazione del
sangue raggrumito; la seconda avviene il 19 settembre, ricorrenza della
decapitazione, una volta avveniva nella Cappella del Tesoro, ma per il gran
numero di fedeli, il busto e le reliquie sono oggi esposte sull’altare maggiore
del Duomo, dove anche qui dopo ripetute preghiere, con la presenza del
cardinale arcivescovo, autorità civili e fedeli, avviene il prodigio tra il
tripudio generale. Avvenuta la liquefazione la teca sorretta dall’arcivescovo,
viene mostrata quasi capovolgendola ai fedeli e al bacio dei più vicini; il
sangue rimane sciolto per tutta l’ottava successiva e i fedeli sono ammessi a
vedere da vicini la teca e baciarla con un prelato che la muove per far
constatare la liquidità, dopo gli otto giorni viene di nuovo riposta nella
nicchia e chiusa a chiave. Una terza liquefazione avviene il 16 dicembre “festa
del patrocinio di s. Gennaro”, in memoria della disastrosa eruzione del Vesuvio
nel 1631, bloccata dopo le invocazioni al santo. Il prodigio così puntuale, non
è sempre avvenuto, esiste un diario dei Canonici del Duomo che riporta nei
secoli, anche le volte che il sangue non si è sciolto, oppure con ore e giorni
di ritardo, oppure a volte è stato trovato già liquefatto quando sono state
aperte
QUAL È IL SIGNIFICATO RELIGIOSO DEL MIRACOLO?
«I
miracoli», ha affermato don
Nicola Bux, teologo della Diocesi di Bari e
consultore alle Congregazioni delle Cause dei santi, «sono uno strumento per
richiamare l'uomo a principi più alti. Lo scioglimento del sangue di Gennaro
non è l'unico fra i santi. Vanno citati due casi entrambi vicino Napoli. Si
tratta di San Pantaleone a Ravello e San Lorenzo ad Amaseno, in provincia di
Frosinone. Nell'antichità i cristiani recuperavano il sangue di chi era stato
ucciso nel nome di Cristo conservandolo in ampolle. È un'abitudine che viene
riferita negli “Atti dei Martiri”. E qui veniamo al significato della parola
“martire”, dal greco “testimone”. In questo caso “testimone di Cristo”. Colui
che ha lasciato lo uccidessero pur di non rinnegare Dio è un martire. Un
testimone. Tertulliano nel III secolo dopo Cristo scrive che “Il sangue dei
martiri ha una virtù particolare: è seme di nuovi cristiani”. Quindi, il
rinnovarsi del miracolo di San Gennaro fa germogliare la Fede. La
reversibilità, da stato solido a liquido, del sangue di Gennaro è qualcosa di
vivificante».
COS'È IL TESORO DI SAN GENNARO?
Oggi
custodito in un caveau di una banca, essendo ingente e preziosissimo, è
l’insieme dei doni fatti al santo patrono da sovrani, nobili e quanti altri
abbiano ricevuto grazie per sua intercessione, o alla loro persona e famiglia o
alla città stessa. Le chiavi della nicchia, sono conservate dalla Deputazione
del Tesoro di S. Gennaro, da secoli composta da nobili e illustri personaggi
napoletani con a capo il sindaco della città.
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