Qualche
frase celebre di Bauman
ZYGMUNT BAUMAN
“Ognuno di noi è artista della propria
vita: che lo sappia o no, che lo voglia o no, che gli piaccia o no.”
ZYGMUNT BAUMAN
“Il fallimento di una relazione è quasi
sempre un fallimento di comunicazione.”
ZYGMUNT BAUMAN
“Ci
si sente liberi nella misura in cui l’immaginazione non supera i desideri reali
e nessuno dei due oltrepassa la capacità di agire”
ZYGMUNT BAUMAN
“Nel
dare forma alla nostra vita, siamo la stecca da biliardo, il giocatore o la
palla? Siamo noi a giocare, o è con noi che si “
ZYGMUNT BAUMAN
“Il sesso
è stato tradizionalmente un’attività molto privata, riservata. E a questo deve
forse la sua potente capacità di creare solidi legami tra le persone.
Privandolo della sua riservatezza potremmo spogliarlo anche del potere di
tenere uniti uomini e donne.”
ZYGMUNT BAUMAN
Bauman, un anno fa la sua scomparsa
Zigmunt Bauman, scomparso il 9 gennaio
dello scorso anno, è stato un grandissimo intellettuale, filosofo e sociologo
del XX e XXI secolo. Autore di decine di saggi, mai banale o ripetitivo, ha
investito la sua vita nella comprensione della vita, del pensiero umano e il
loro dipanarsi nella storia del Novecento.
Ci ha lasciato una ricca eredità di
pensiero, di idee e un sentiero tracciato per leggere e comprendere meglio i
mille rivoli della società di oggi senza negare le debolezze in cui l’umanità
corre il rischio di scivolare.
Bauman era un pensatore vivace, curioso,
sapeva leggere spiegare l’evoluzione della società, sapeva dare nuove letture
della realtà ed aveva una grande capacità di farsi comprendere da suoi
interlocutori.
La sua famiglia aveva origini ebraiche,
lui era un pensatore laico, non un credente nella accezione classica.
Nel 2016, ad Assisi, invitato in
occasione del 30° anniversario degli Incontri internazionali di preghiera per
la pace, Bauman intervenne portando il suo originale contributo di uomo sempre
in ricerca. Rimase molto colpito da Papa Francesco, dalle sue parole. Infatti,
di lui disse: «Ogni giorno Francesco se ne esce con risposte a domande che
io sto ancora cercando, e con successo a metà, di articolare».
Lo considerava un grande alleato nel
leggere e decifrare i segni dei tempi e nella comprensione della realtà di
oggi.
Il filosofo polacco aveva il sogno che
si realizzasse una “comunità” di individui impegnati in un’etica comune,
responsabilizzata per il futuro dell’umanità, per la costruzione di un mondo
migliore di quello che avevamo ereditato dal passato.
L’espressione del sociologo Zygmunt
Bauman, “modernità liquida” – forse la sua più originale enunciazione – sta ad
indicare un’epoca in cui la società è sottoposta a un processo di
“fluidificazione”. Nel mondo globalizzato di oggi, qualsiasi realtà (popolo,
stato, gruppo, categoria) passa dallo stato solido a quello liquido, perdendo i
contorni chiari e definiti. A seguito di questa trasformazione, ogni entità si
comporta come un fluido che, non avendo forma propria, assume quella del
contenitore. Così, pure i luoghi, i confini e le identità tendono a
trasformarsi e la loro forma viene continuamente ridisegnata dalle varie
situazioni.
Nel pensiero di Bauman, per definire
l’identità bisogna conoscere lo spazio e fare l’esperienza dei confini,
oltrepassarli permetterà di arrivare all’identità dell’altro e alla sua
conoscenza.
Siffatto percorso porterà alla scoperta
che i concetti non sono immutabili, bensì possiedono dei contorni fluidi,
flessibili, perché si adattano al variare della realtà in cui sono inseriti.
Il suo pensiero di “modernità liquida”
non è una «legge» astorica che vale per l’eternità, infatti negava ogni lettura
apocalittica del presente, mentre si impegnava nello spiegare pezzo a pezzo i
vari rivoli della società odierna, ben sapendo che l’impegno e il cammino
intrapreso, non lo avrebbe certamente concluso lui, ma avrebbe lasciato
un’eredità dopo di lui.
Una delle sue caratteristiche peculiari
era quella di avere un’quella attitudine alla chiarezza, non naturale, ma
acquistata nei tanti anni passati all’Università, prima come apprendistato e
poi come professore all’Università di Varsavia.
Era solito e gli era piacevole costruire
un discorso mettendo insieme pezzi della cultura accademica e parti della
cultura popolare, come per trovare un bilanciamento tra la dissoluzione della
«modernità solida» e l’avvento della «modernità liquida», a causa del quale
l’ordine sociale, economico, culturale, politico del Novecento si era
liquefatto.
Bauman vedeva due strade davanti a sé: o
lo schierarsi con la liquidità dell’individualità, persa nel consumo frenetico
come primo e unico obiettivo della propria vita, e condannato all’infelicità
del consumismo a tutti i costi; oppure, con la materialità, cioè, con persone
che costantemente tessono legami di lavoro, amicizia e di amore. Quindi,
scegliere per uomini e donne che credono nell’amore per sempre, nella famiglia,
nell’azienda la cui prima ricchezza è il lavoratore.
Ogni volta che creiamo qualcosa di
solido e, cioè, costruiamo una relazione di amicizia e d’amore, realizziamo una
piccola o grande impresa, oppure compiamo delle individuali che diventano
progetto condiviso con qualcuno: ebbene quelle scelte diventato politica, politica
alta e autentica, capace di incidere e costruire qualcosa di buono per tutta la
società. Inoltre, chiarisce che “possiamo comprare tutto, (ma) non
l’amore. Non troveremo l’amore in un negozio. L’amore è una fabbrica che lavora
senza sosta, ventiquattro ore al giorno e sette giorni alla settimana” (Cfr.
“Le emozioni passano i sentimenti vanno coltivati”, La Repubblica, 20/11/ 2012)
Il filosofo polacco conclude che la cura
dell’altro è un atto fondamentale di un rapporto umano che esige un senso di responsabilità
e un pizzico di abnegazione, in quanto è evidente che “l’amore non è un oggetto
preconfezionato e pronto per l’uso. È affidato alle nostre cure, ha bisogno di
un impegno costante, di essere ri-generato, ri-creato e resuscitato ogni
giorno” (ivi).
Bauman ha saputo leggere la
trasformazione della società nel corso della sua vita, cogliendone tratti
essenziali e lasciandoci in eredità una chiara lettura del mondo, e
l’indicazione di una strada da percorrere. All’incontro di Assisi del 2016, ha indicato
in Papa Francesco un dono per la Chiesa e per l’umanità, con le sue parole, e
con i suoi gesti.
L’umanità dovrà imparare a percorrere la
strada del “noi” nell’applicazione di tre elementi fondamentali per la
convivenza: il dialogo, un’equa distribuzione dei frutti della terra e del
lavoro, infine, l’educazione alla cultura del dialogo.
Questa è la grande eredità che Bauman ci
ha lasciato, esattamente un anno fa, eredità da fruttificare per raggiungere
una convivenza serena e pacifica, donata da un uomo che ha conosciuto e vissuto
sulla sua pelle la guerra e la persecuzione. Germano Baldazzi
http://www.notizieitalianews.com/2018/01/bauman-un-anno-fa-la-sua-scomparsa.html
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